Sono laureato in chimica ed ho profonde conoscenze di fisica.
Nella mia vita l’arte, avendo fatto scienza, è intuizione. Come nella scienza, c’è l’intuizione attraverso una cosa che si chiama immaginario… sia esso scientifico o artistico.

L’immaginario è qualcosa che non ha un rapporto preciso con la realtà, però ha molto rapporto con la creazione delle immagini, cioè di quello che si vede o si pensa di vedere.
L’immaginario è un qualcosa che non ha un corrispettivo materiale, ma è un sistema di costruzione dell’immagine; oggi come oggi questo è diventato anche una tecnologia che ci permette di vedere una realtà immaginaria attraverso un sistema che non è lo specchio della realtà, ma un occhiale o una visiera – ad esempio. Si parte da un’immagine che poi viene elaborata digitalmente… lo avrete visto varie volte: ci sono degli schermi che uno mette davanti agli occhi e si crea una realtà virtuale, ossia una realtà visiva che è tutta tecnologica perché è fatta di pixel, ma che non necessariamente è realtà.

Questa facilità di creare l’immaginario, diciamo virtuale, è stata anche una mia attenzione. Ho sempre guardato all’arte come qualcosa che è mia, naturale; l’artista, che sia un pittore, che sia un musicista, uno scultore, crea una situazione che non ha un corrispettivo materiale e questo mi ha sempre interessato, ossia l’analisi del rapporto tra arte e scienza. Ho cercato di mettere al confronto artisti e scienziati, tramite l’associazione che avevo fondato e che si chiama EgoCreaNet: è un gruppo di ricerca fatto da medici, ingegneri, artisti ed artiste che avevano ed hanno l’obiettivo di fare ricerca “di un immaginario” per farci cambiare anche la scienza ed in modo particolare le idee che abbiamo nel mondo.

Ultimamente, con gruppi di ricerca di arte e scienza avevamo puntato le nostre indagini ad una problematica che è immaginaria, che non è realtà… ma che noi l’avevamo dedotto osservando lo scenario evolutivo che si è presentato a Chernobyl dopo la catastrofe al reattore nucleare.
Dalla fuoriuscita di uranio dal reattore di energia nucleare di Chernobyl sono passati oltre venti anni e sappiamo anche che l’uomo ha sempre evitato di vivere in questo ambiente, diciamo che sostanzialmente non ci è mai andato perché si rischia di morire per la reazione nucleare. Tuttavia la natura si è completamente ripresa. Ora pascolano i cavalli, ci sono dei gatti e cani, degli animali in generale, ed è pieno di piante che anzi risultano essere molto fertili, però non c’è l’uomo, non c’è la presenza continuativa dell’uomo. Perché l’uomo (purtroppo) ha una concezione non immaginaria, bensì una concezione molto realistica che è quella meccanica.

Cos’è la meccanica? La meccanica è rappresentata dall’orologio. L’orologio, proprio quello antico che sta sui campanili, quello che ha tante ruote dentate che poi gira e che poi segna l’ora …che però non è un’ora reale, è un’ora anche quella di un meccanismo.
E quindi noi abbiamo cercato di tornare ad un concetto – e questo all’interno del gruppo di ricerca – che cercava di capire come il tempo nella scienza fosse lineare mentre nell’immaginario e nella realtà più vera, cioè quella della natura, il tempo sia circolare.

L’arte e la scienza dovrebbero percepire questa discrasia. L’arte moderna per lo meno dovrebbe avere questa sensibilità; si è guardato anche al passato tramite l’analisi del futurismo che è nato in Italia e ha cercato di dare un’immagine del tempo che fosse circolare invece che lineare, lo ha analizzato, messo in discussione.
Durante tutti questi anni di studio e ricerca ho sempre tenuto conto del rapporto tra arte e scienza e le mie indagini solo state rivolte alla creazione di una mentalità che riuscisse nel superamento di questi limiti meccanicistici per interpretare i fenomeni del mondo. Andare oltre la visione meccanica, quella dell’orologio, quella dell’automobile del motore a scoppio, perché sono tutte logiche che guardano al tempo lineare e quindi al movimento che è creato come un orologio attraverso il contatto. Sono modelli interpretativi della realtà obsoleti e noi siamo in un’epoca di mezzo dove sorgono nuovi modelli di rappresentazione della realtà – più olistici diciamo – , ma quelli precedenti, obsoleti appunto, sono duri a morire.

L’immaginario dovrebbe essere la soluzione del futuro, cui noi abbiamo puntato sia nell’arte che nella scienza e dovrebbe ri-comprendere la natura che è fatta di luce e di buio, ossia giorno e notte che si alternano ciclicamente, così come l’acqua è fatta di evaporazione e poi di pioggia che poi evapora e quindi crea un ciclo.

Uno dei postulati da cui siamo partiti è che l’arte fosse migliore, che gli artisti avessero una capacità maggiore che non gli scienziati di superare queste vecchie concezioni che ci fanno credere che il tempo è lineare e che esiste unicamente un inizio ed una fine… invece di analizzare l’idea che siamo tutti in contatto e che praticamente ci sia la possibilità di ritornare all’indietro; e questo l’arte lo riesce ad immaginare meglio che non la scienza.
Tornare all’indietro è una cosa che si è visto proprio analizzando Chernobyl, cioè si è visto che là dove l’uomo non ci va a girare con le proprie macchine, non ci va a creare caos e casotti, non ci va a lavorare insomma con la mentalità dell’uomo che è quella produttiva, la natura ha una propria capacità produttiva che si rigenera ignara delle idee umane.

Allora noi l’abbiamo cercato di applicare questi concetti anche alla medicina, abbiamo cercato di studiare molti fenomeni dove le nanotecnologie possono aiutare o catalizzare i sistemi che tornano indietro. Per esempio il cancro è dovuto al fatto che le cellule si raddoppiano con una velocità più elevata di quella che dovrebbe essere naturale, e quindi si duplicano in modo anomalo. Quando una cellula rimane quieta, vuol dire non vuol morire ed allora ecco questo rappresenta un immaginario, e la natura c’è l’ha. E’ possibile “tornare indietro” da una situazione cancerogena non solo attraverso la chemio, ma anche attraverso un cambiamento alimentare più maturo e più cosciente di quello che è il nostro sistema immunitario.

Allora, noi pure non essendo Medici ma – nel mio caso chimico e professore universitario in questa materia applicata alle dinamiche evolutive e biochimiche – abbiamo studiato a fondo il sistema immunitario ed abbiamo manifestato le nostre perplessità relativamente a tante cose che sono successe dal lockdown in poi. L’uomo deve avere la libertà di scelta se vaccinarsi o no, in modo particolare quando i metodi di realizzazione dei cosiddetti “nuovi vaccini” non erano consolidati e realizzati nella prassi metodologica tradizionale, con molte incognite sul loro effettivo impatto sul sistema umano visto nella sua globalità e non solo osservati nello specifico di una loro azione antivirale.

Tornando alla tecnologia applicata ed alla ricerca, siamo stati dei veri pionieri: abbiamo organizzato diversi convegni di studio mettendo sempre in relazione fra loro arte e scienza; si parlava già della Realtà Aumentata, che è molto di moda al giorno di oggi, e della capacità di creare situazioni che fossero alternative percorribili per un nuovo sviluppo scientifico, culturale ed anche artistico.

Abbiamo cercato di interpretare la musica come benessere e questo è stato molto approfondito; anche in questo caso abbiamo organizzato convegni in modo da confrontare le nostre tesi con i migliori ricercatori in questi campi di studio. Proprio perché noi siamo degli esseri che hanno la capacità di elaborare suoni che poi sono interpretati da qualcosa che è materiale come l’acqua abbiamo cercato di analizzare questi fenomeni, abbiamo ripreso e portato avanti i più moderni concetti sulla “memoria dell’acqua”.

Certo, le nostre teorie non sempre hanno trovato terreno fertile. In alcuni casi sono stato additato come “pazzerello” o peggio, ma fa parte del gioco. Vi ricorda niente il nome Galileo Galilei, tanto per rimanere in terra italica? Forse quello che indispettiva maggiormente queste persone era la difficoltà di superare una visione comodamente consolidata come quella “meccanica” per analizzare e comprendere – ad esempio – una ben più complessa visione “quantistica”.
Ecco perché abbiamo cercato di integrare le nostre ricerche accademiche e scientifiche con studi in campi di più facile penetrazione concettuale: …più che altro siamo persone che vedono la possibilità che un mondo immaginario diventi realtà e questo è più facile farlo con la musica, più facile farlo con la pittura, più facile farlo come “arte” che come “scienza”. Del resto è usuale pensare alla creatività artistica un pochino come alla follia del genio. Nel campo accademico ci sono più resistenze…

Che si possa riconvertire un ambiente, tornare indietro nel tempo, cioè ritornare ad un mondo dove l’uomo e le sue logiche meccaniche siano estromesse …non lo nego è affascinante.
Uno degli ultimi progetti di Egocreanet era quello di creare proprio questa riconversione dell’ambiente biologico partendo dall’idea di creare un laghetto e studiarne l’evoluzione nel tempo. Nel laghetto arrivano dei pesci, aumenta la biodiversità perché arrivano nuovi batteri, arrivano degli uccelli, nuove piante e piano piano l’ambiente si ricrea in modo “spontaneo”… Questo è solo un momento degli studi intrapresi, lo cito giusto come esempio ad integrazione degli altri esempi già citati antecedentemente. In rete troverete moltissimo materiale sugli studi compiuti da me, da tutti i ricercatori di EgoCreaNet.

La nostra dinamica si è spinta ben oltre la mera ricerca scientifica, si è provato – con successo – ad analizzare anche come le moderne tecnologie potessero influenzare i meccanismi di apprendimento nell’uomo. Da conoscenza lineare (indice del libro) si è passati in modo repentino ad una conoscenza randomica, ciclica (internet e multimedialità). Siamo stati i primi in Italia ad analizzare questi fenomeni ed ad ipotizzare le potenzialità legate – ad esempio – ad internet ed ai telefoni cellulari quando questi ultimi erano solo in grado di trasmettere in fonia e gli sms.
Abbiamo inoltre messo in atto momenti di coinvolgimento delle scuole – di ogni ordine e grado – per trasmettere questa visione ai più giovani, ancora con i cervelli aperti a tutte le ipotesi di modellizzazione della rappresentazione della realtà.

E quindi, c’è stata tutta questa grande volontà di convertire il modo di pensare figlio della scienza meccanica, ma ci è mancata la parte politica…

La parte politica non siamo riusciti a coinvolgerla mai! Abbiamo organizzato tanti convegni ed abbiamo avuto modo si avere ospiti politicamente illustri ed influenti, ma è stato difficile riuscire a trasferire loro le nostre teorie. Si tratta di una visione, quella politica, molto attaccata al concreto dell’immediato ed fa fatica ad utilizzare l’immaginario per ipotizzare scenari futuri – diciamo – complessi. Noi occidentali siamo politicamente abituati a pensare ad oggi per oggi, sondaggi, opinioni diffuse, voti di ritorno in base alle scelte effettuate.. oggi. In altre culture – vedasi la via della seta – i politici hanno invece l’abitudine di pensare per generazioni. Progetto oggi ciò che sarà completato dai figli edi miei figli, ma che ha una strategia a lungo termine, una valenza ben superiore al mero soddisfacimento di un sondaggio di opinione per capire cosa vuole la gente adesso affinché mi dia il suo voto. Differenze culturali? Anche.
Però non solo il limite è stato quello politico, probabilmente siamo stati limitati ad agire inferendo in questo ambiente oppure i tempi non erano ancora maturi.. oppure chissà: noi siamo ancora qui a studiare e diffondere questa modalità di pensiero, nel frattempo la classe politica si è autodistrutta più volte. Mai dire mai, soprattutto in una visione non lineare della realtà.

Per cui l’arte – se devo confessare un piccolo segreto – è la “cosa” che ci è riuscita meglio ed è stato proprio il gruppo che è stato chiamato Arte Quantistica che ha sottolineato molto queste nuove capacità, nonostante le emergenze del Covid19 che hanno “bloccato” a lungo tutte le nostre iniziative. Ma il tempo dell’isolamento è finito e la mia speranza in una nuova forma di pensiero è più che mai viva. Sono particolarmente felice di essere qui a raccontarvi queste esperienze anche perchè spero e confido nell’impostazione che si sta dando la Famiglia Artistica Milanese, aperta alle nuove forme dell’arte e consolidata nella lunga storia di valorizzazione dell ego personale per la crescita comune. Del resto Ego Crea Net – che compone il nome del gruppo di ricercatori interdisciplinari da me fondato – contiene in fieri tutti queti elementi. Dei veri “memi” culturali.
Dunque; evviva alla Famiglia Artistica Milanese e ..buon compleanno!

La scienza può benissimo unirsi nell’immaginario, gli scienziati – se hanno capacità intuitive ed anche una volontà di superare le vecchie concezioni sia scientifiche che culturali – possono superare i vecchi paradigmi. Questo è l’obiettivo che rimane aperto e che ha fatto parte praticamente di tutta la mia vita. Che vi possa essere di aiuto.

Bisogna comprendere che la realtà non è così obiettiva come si può pensare a prima vista. La realtà è creata principalmente dal fatto che qualcuno la deve leggere, ma si può leggere in vari modi. Il cinese la legge in un modo ed il tedesco in un’altra.
L’uomo non vive di realtà, vive in una realtà che trasforma, e la trasforma con l’immaginario. Lo può fare bene o male. Noi cerchiamo di riconvertire la questione dal punto di vista della bellezza e della salute, e questo sinceramente credo sia una linea iniziata con un piccolo segmento che diventa linea che si prolunga e può fare il giro del mondo… tornando su se stessa oppure no.

L’artista non rappresenta la realtà, e lì che si può ottenere il cambiamento.
Questo grande modo di fare ha sempre avuto un proprio spazio nella storia dell’uomo. Le invenzioni si sono sempre fatte nell’immaginario!
E’ proprio nell’immaginario che si può trovare la soluzione!
Ovviamente finché vivo sono disponibile a dare tutto il mio supporto!

Viva l’immaginazione!