(Da Marcuse a Meloni)
Detta così può sembrare un ossimoro…e lo è.
Alla mia vetusta età è obbligatorio redigere il Bilancio (veritiero quanto basta) di una vita vissuta attraversando deserti adolescenziali, assolate piazze e oscure stanze.
Fino a saltar fuori da un Buco Nero trasformatosi alchimisticamente in consapevole Albedo.
La parola Salvazione illumina una visione da Fata Morgana apparsa nell’opacità di una mattina afosa al di sotto del Vulcano su di una laguna marina.
Un dorato Crisomallo alato, il cui manto può curare le mie antiche ferite e i miei attuali mali.
Nel raccogliere la mia ciurma di argonauti, impresa impossibile in questi tempi di dimenticanze, ungo le piaghe dei miei pensieri irsuti con scura betadine e le riparo con cerotti hansaplast che poi fatico a strappare.
Maria, affacciatasi al balcone, condanna all’oblio chi rende la sua instancabile bipolarità una furia minacciosa di urla e bestemmie, nel pieno della notte agostana.
Nel guardare, toccare e curare le cicatrici rifletto che il male del mondo è stato sempre evidenziato, fotografato e fronteggiato dalle giovani generazioni.
Hanno intuito che dietro chi governava, a volte accanto a chi governava c’era chi dava gli ordini, chi veramente comandava. Riconoscevano a pelle il Cinismo ed erano pronti a combatterlo a mani nude e “a lot of imagination”.
Per loro il Pragmatismo consisteva nell’attitudine a far funzionare le cose, spesso in maniera spregiudicata e a proprio vantaggio.
Pasolini scriveva prima di morire “L’indifferenza è l’indifferenza della borghesia italiana storica, insensibile a tutto, qualunquisticamente per brado pragmatismo.”
Per me è la traduzione italiana del lemma napoletano “Cazzimma”, la capacità intrinsecamente furbesca di convincere l’umanità di lavorare per il suo bene, curandosi soltanto dei propri bisogni personali. E’ la forma più abietta del Potere.
Scoppia la guerra in Vietnam, le immagini della popolazione bruciata dal napalm, l’insensatezza di un ennesimo conflitto e il rifiuto di combattere in nome di una democrazia oppressiva fa esplodere l’Università di Berkeley. E’ col sangue degli studenti e delle studentesse della California che vengono imbrattate le Bandiere Americane prima di darle alle fiamme.
L’eco di questa rivoluzione sveglia la Francia e l’Italia. Qui nel 1960 c’è Tambroni che a Reggio Emilia spara sui partecipanti ad una manifestazione sindacale uccidendo cinque ragazzi.
Un governo legato ad un partito fascista, il MSI, mai morto in questo Paese, e che vieta il dissenso con le armi e i manganelli.
Questi fatti sono i prodromi della ribellione di masse di studenti definiti malamente “contestatori”.
A dar loro la voce è uno dei massimi pensatori del novecento: il filoso più spudoratamente dimenticato dei nostri tempi, Herbert Marcuse. Pensiero critico sul “principio del piacere” contro quello di realtà e di prestazione.
Ritorna la mia parola simbolo nel carattere repressivo della società industriale che vuole “l’uomo a una dimensione”: da persona a Consumatore, desideroso solo di Produrre e Consumare.
E’ l’immaginazione “l’unico strumento capace di comprendere le cose alla luce delle loro potenzialità”.
Fu l’ idea di cambiamento radicale anti -autoritario che a noi donne dette le ali.
La consapevolezza di un possibile cambiamento nei confronti del patriarcato, una liberazione che attraversasse per prima cosa la nostra sessualità. Diventare Corpo Erotico: “Donna è bello”.
Unire le dita delle mani nel segno della vagina e gridarlo nelle piazze. Con le gambe finalmente libere nei bellissimi mini-abiti della Quant, capello tagliato corto alla Twiggy.
Eravamo veramente belle. Giovani, consapevoli e belle.
Ma tutto finì allora e per molti decenni ancora con l’orda ben progettata dall’alto del terrorismo di destra e di sinistra, per non far torto a nessuno.
Bisogna arrivare a Seattle nel 1999 per risentire voci di rivoluzione, di protesta, di lotta.
Caduta l’Unione Sovietica grazie alla mano santa del Papa Polacco, e dei soldi di qualcuno, il globo si globatizzò. Il mercato, il consumo, la produzione, il danaro, il costo del lavoro fu soffritto, lessato cotto in un melting pot incandescente. Nascono i “no global”.
Il movimento anti-globalizzazione, che stavolta ha come mentore Noam Chomsky (altra grande mente!), critica aspramente la nuova forma di Libero Colonialismo in cui le nazioni più potenti sono impegnate nello sfruttamento dei paesi più poveri, utilizzando il lavoro minorile, distruggendo gli habitat, depredando le ricchezze naturali. Nella visione strabica del neoliberismo di allargare il mercato finanziario e creare in tutto il mondo paludi di civiltà.
La visione della realtà lucida, larga, arguta “immaginifica” i ragazzi No-Global la spendono con forza nelle piazze, nelle strade, nei luoghi in cui la polizia li assale, trattenendoli, insultandoli, manganellandoli fino alla tortura: è il caso della Caserma Raniero a Napoli.
E’ il 2001 in Italia c’è l’indimenticabile Governo Berlusconi con il Missino Fini al ministero dell’Interno.
A Genova si svolge il G8 dei grandi della Terra. Persino scriverne mi fa tremare di rabbia.
Fu un eccidio di ragazzi italiani e stranieri, depistaggi, menzogne…forze dell’ordine degni di una dittatura. Si percepiva un nauseante puzzo di Colpo di Stato.
Poi Tutto è diventato sfocato in un mondo senza soffici pensieri. Con pandemie, reti sociali, cervelli a forma di Hi-Phone. La Cecità vegetale, la crudeltà verso gli animali “da carne” dentro prigioni affollatissime e stanze della tortura, l’estinzione d’intere specie selvatiche e la distruzione di grandi foreste pluviali.
Un pragmatismo colpevole, che nega ciò che ha compiuto e sta compiendo, toglie ogni speranza di salvezza. Il Pianeta sta morendo, un po’ alla volta, pezzo per pezzo. Ne sento il palpito, ascolto le voci degli alberi che si perdono senza nessuno che le ascolti.
Poi improvvisamente una bambina (nà criatura) si carica in spalla il peso del dolore della Terra e lotta per curarne le ferite.
S’ incatena dinanzi alla sede del Parlamento svedese per protestare contro il cambiamento climatico e convincere i Grandi della Terra a operare una seria e definitiva trasformazione energetica.
Si chiama Greta Thunberg ed è una combattente, con lei tutti i ragazzi di Friday for Future lottano per trasformare l’ottusità criminale dei Potenti nella consapevolezza della necessità del cambiamento.
L’ingordigia non si può fermare quando è precipuo vizio di chi comanda.
Così “dimenticare Greta, stigmatizzare l’azione di Ultima Generazione” è la parola d’ordine.
Non si possono giustificare “gli imbrattatori” dei sacri monumenti. E’ violare la storia della nostra cultura millenaria. Certo è la cultura antropocentrica che ci vuole, noi esseri umani, fuori e al di sopra dell’essenza naturale di ciascuna specie: ci fa male sapere di essere mammiferi onnivori come gli orsi e i cinghiali. Nel vasto regno della cultura, quindi, si possono enumerare animali e vegetali.
L’abbattimento di un albero secolare, a mio parere, è più grave di un imbrattamento sul muro di un’ opera d’arte monumentale. L’albero muore, il muro si lava.
Sono i giovani a voler salvare il loro mondo. Io con il mio bel Crisomallo cerco di combattere la mia battaglia per la mera sopravvivenza, e cerco un’oasi di felice serenità lontana dalla mediocrità sociopatica di questo secolo melmoso.
E in un rigurgito da ex freelance faccio un favoloso scoop “State sereni, amici potenti, fate un sospiro di sollievo: Ormai è’ troppo tardi”
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