I diritti delle persone più anziane e più specificatamente il rispetto dei più vecchi che hanno nella loro vita vissuto nel mondo della scienza e della cultura e che hanno svolto un ruolo di guida e consiglio alle nuove generazioni ha stimolato in tutto il mondo la nascita e lo sviluppo di Associazioni e di Gruppi Leader.

La loro forza è diversa a seconda dei Paesi, in qualche caso considerati con interesse ed attenzione, in qualche altro praticamente ignorati.

Questa è la ragione per cui abbiamo pensato che un passo importante può essere la creazione di una Rete fra queste Associazioni, capace di fungere da supporto a ciascuna di esse, sulla base dello stesso principio della Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, dell’Esperto Indipendente sulla fruizione dei Diritti Umani e dell’Alleanza Mondiale per i Diritti dei più anziani, tutti e 3 le iniziative da sempre raccomandando la creazione di strumenti di coesione e collaborazione.

I componenti della Rete dovrebbero scambiarsi con continuità esperienze e competenze, organizzando periodici incontri/evento durante i quali da un lato rinforzare la collaborazione ed il peso a livello di ogni singolo Paese e dall’altro incentivare le adesioni e presentare i nuovi membri a quanti già fanno parte del Network.

Dovrebbero essere garantite promozione della salute, prevenzione dalla malattia e fruizione di tutti i servizi, né più né meno di quanto avviene per tutti gli altri cittadini a partire dal diritto alla mobilità, alla educazione e alimentare, all’ambiente pulito, alla istruzione sulle nuove tecnologie di servizio, alla protezione dalle nuove malattie e dai nuovi rischi.

Nel caso di membri accademici dovrebbe essere ad essi assicurata uniformità di trattamento a prescindere dall’Università e/o dal Paese di appartenenza, con particolare riferimento alla fruibilità dei servizi di posta elettronica, all’accesso alle biblioteche, alla possibilità di ottenere finanziamenti per le proprie ricerche e di presentare seminari scientifici e didattici.

Ma rispettare i diritti degli anziani vuole anche dire guardare alla nuova componente dell’economia guidata dalla componente più anziana della popolazione, la SILVER ECONOMY copre numerosi settori della economia collegati alla gestione di servizi ed attività che da un lato garantiscono il rispetto di certi diritti alla componente più anziana della popolazione, salute, alimentazione, tecnologie e dall’altro inseriscono tale componente nel bilancio economico dello Stato e nella produzione del prodotto interno lordo nazionale, anche innovando rispetto alle strategie politiche adottate e portando a nuove occasioni di investimento ed a crescita dell’occupazione con la nascita di nuove figure.

 

I settori coinvolti sono quelli sui quali l’allungamento della vita incide maggiormente: salute, prevenzione, sicurezza, educazione permanente, istruzione tecnologica, mobilità sostenibile, robotizzazione della società.

Per capire l’importanza di questo settore dell’economia è opportuno rifarsi al primo articolo su di esso da parte della Commissione Europea. L’età media dei cittadini europei si è allungata per due motivi, l’accresciuta longevità ed il basso tasso di natalità: passeremo da 4 cittadini in età lavorativa per uno oltre i 65 anni nel 2013 a 2 nel 2050. Un altro dato allarmante per il presente: un baby ogni 5 anziani (oltre 50 anni). Questa medaglia ha però un’altra faccia collegata alle opportunità ed opzioni che questa situazione comporta: nuove esigenze, nuovi bisogni, nuova gestione della società, nuove competenze ed esperienze richieste.

La Silver Economy non è un mercato, ma un’economia traversale. Se la comunità dei più anziani fosse uno stato il suo PIL sarebbe più ricco di quelli di Germania, Regno Unito e Giappone e solo secondo a quelli di Stati Uniti e Cina. In Italia un Rapporto di Confindustria illustra come gli over 75 siano dotati di conoscenze tecnologiche, di disponibilità economiche, di servizi a disposizione, di qualità della vita, di pratica sportiva impensabili 30 anni fa.

La ovvia conseguenza è che queste condizioni devono essere sostenute e soddisfatte così divenendo opportunità economiche e sociali in campi diversi: dai trasporti all’energia, dall’industria alimentare alla robotica, dalla cultura alla sicurezza, dallo sport alle telecomunicazioni. Ad esempio con l’Iternet delle Cose i più anziani possono essere monitorati continuamente nelle loro stesse case per gli aspetti di salute, sicurezza, alimentazione genuina, comunicazione.

A causa dell’invecchiamento medio della popolazione si rende necessaria una riorganizzazione della nostra Società rispetto ai modelli attuali di gestione, a partire dalla esigenza della istituzione di un Ministro della Terza Età in tutti i Paesi del Mondo, capace di inserire all’interno delle scelte governative la soluzione dei problemi connessi alla terza età con particolare riferimento all’allungamento medio della vita ed alle conseguenti implicazioni sulla economia dei singoli Paesi.

Attualmente soltanto 7 Paesi si sono dotati di un tale Ministero (Australia, Nuova Zelanda, Canada Malta, Scozia Irlanda, Galles) con il compito per esso di guardare alla popolazione più anziana come una componente alla quale devono essere garantiti servizi e salvaguardati diritti (alla salute, sicurezza, alimentazione) nell’interesse stesso del Paese esattamente come avviene per le altre componenti della popolazione.

Come membro del Governo e componente del Consiglio dei Ministri il Ministro dovrà preoccuparsi che le politiche per la terza età siano componenti di quelle più generali,(industria, trasporti, energia, istruzione) di competenza del Governo stesso, quindi una voce al pari delle altre. Strettamente collegato è il rilievo che questo Ministero potrà dare all’Economia della Terza Età, quale opzione ed opportunità da cogliere come spinta e supporto alla crescita ed al progresso della società civile e della sua qualità della vita.

Il neo Ministro dovrebbe considerare l’invecchiamento medio della popolazione con un approccio olistico che spazi dall’educazione permanente alla fruibilità delle tecnologie informatiche, dalla mobilità sostenibile alle esigenze di alimenti funzionali, dal monitoraggio continuo delle condizioni di sicurezza alle forme di cultura modulate sulle capacità ed abilità fisiche ed intellettive. Solo così si potrà rendere responsabile la partecipazione dei cittadini più anziani alle scelte del Paese, come avviene nel caso dei referendum, tenendo conto che si tratta in ogni caso di scelte che corrispondono complessivamente al 20% del PIL nazionali.

Per il coordinamento a livello sia nazionale che locale dell’area Silver Economy con le scelte politiche dei Governi dovrebbe essere prevista la istituzione di un Comitato Interministeriale degli Anziani capace di suggerire sulla base della conoscenze e dei data disponibili la migliore allocazione possibile delle risorse in relazione alle disponibilità ed alle esigenze locali e nazionali pervenendo alla proposizione di programmi chiave.

Per monitorare continuamente gli aggiornamenti circa le necessità più urgenti degli anziani il Comitato dovrebbe mantenere sempre attivi I collegamenti con le Associazioni di Categoria ed i Gruppi rappresentativi di Opinione degli Anziani attraverso audit e forme di consultazione on line da estendere anche ad Associazioni presenti in altri Paesi, ma attive per le stesse finalità.

Il ruolo di questo Comitato dovrebbe essere garantito da leggi nazionali e ne dovrebbe essere prevista la crescente importanza nella fase delle scelte.

 

 

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