Per coloro che frequentavano piazza della Pilotta a Roma, itineranti tra la Università Gregoriana, il Pontificio istituto biblico e la Scuola sociale di padre Giovanni Magnani s. j., il nome di Jorge Mario Bergoglio veniva associato al Rettore del Pontificio istituto biblico Carlo Maria Martini s. j. e lo conoscevamo come l’uomo della Compagnia di Gesù che aveva il compito di “frenare gli eccessi” dei componenti la teologia della liberazione in Sudamerica.
Nell’incontro della Celam, Conferenza Episcopale Latino Americana, tenutosi nel santuario mariano brasiliano della “Nostra Signora di Aparecida” nel maggio del 2007 si affrontarono i problemi della società post-moderna, riferiti al continente sud americano.
Il filo conduttore dell’incontro era la lettura della realtà quotidiana, soprattutto dal punto di vista “degli ultimi”, alla luce della Esortazione apostolica di Paolo VI “Evangelii Nuntiandi”. Questa Esortazione interroga e da precise indicazioni pastorali alle Chiese locali e particolari, su come annunciare l’insegnamento del Vangelo in funzione delle mutate condizioni storico sociali,
«animati dalla speranza, ma, parimente, spesso travagliati dalla paura e dall ‘angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l ‘umanità».
Jorge Mario Bergoglio s. j. nei suoi interventi si domandava: Che cosa è questa “realtà”? Che cosa è reale? Sono “realtà” soltanto i beni materiali, il sociale, l’economico e le politiche? La risposta fu
«Ecco appunto il grande errore che ha dominato nell’ultimo secolo, errore distruttivo, come mostrato dai risultati tanto dei sistemi marxisti che dei sistemi capitalistici».
In una Chiesa frastornata dalla modernità e dalla globalizzazione lo Spirito di Dio è sceso ad aiutare l’uomo, uomo sempre più conscio dei sui limiti, costretto, per dare un senso alla sua vita, ad abbracciare i modelli che la vanità contemporanea modifica continuamente.
In una Chiesa percorsa da incomprensioni intestine, incapace di affrontare i problemi molto gravi emersi nel ventennio 1995-2015, problemi sfruttati quotidianamente dai media, espressione, spesso, di non limpide aggregazioni, protese solo a garantirsi profitti sempre maggiori, a scapito della gente più povera, sfruttando la incapacità e qualche volta la connivenza degli Stati, il 13 marzo 2016 i signori Cardinali elessero a Romano Pontefice un cardinale appartenente alla Compagnia di Gesù, che una volta eletto prese il nome di Francesco.
Un Gesuita che prende il nome di Francesco sembrava a prima vista una contraddizione, ma l’evento, a leggerlo bene, aveva in se tutta la profezia indispensabile ai nostri tempi.