Come si manifesta la “plutomania” nella governance democratica e nelle relazioni internazionali?

La “plutomania” si manifesta nella governance democratica e nelle relazioni internazionali come un sistema in cui, nonostante un’apparente struttura democratica, la produzione legislativa e le decisioni politiche sono insistentemente orientate a favore dei ricchi, a scapito del benessere del ceto medio e dei ceti più poveri.
Ecco come si articola questa manifestazione.

Nella governance democratica:
orientamento legislativo ed economico: la plutomania si traduce in una legislazione che favorisce i detentori di grandi ricchezze. Un esempio lampante è il programma “ReArm Europe” da 0,8 trilioni di euro, proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che mira a rafforzare le capacità militari europee sottraendo fondi alle politiche sociali come istruzione, sanità e pensioni. Questa spesa miliardaria andrebbe ad intascare direttamente i profitti delle industrie militari e, di conseguenza, dei loro azionisti più ricchi del pianeta.

• Influenza e proprietà: le diciannove principali società e fondi d’investimento americani, tra cui Vanguard, BlackRock, State Street Corporation, controllano tra il novanta e il cento per cento del capitale delle prime cinque industrie d’armamenti del mondo (Lockheed Martin, Raytheon Technologies, Northrop Grumman, Boeing, General Dynamics). Questi attori finanziari gestiscono complessivamente un “Asset Under Management” (Aum) da 133,67 trilioni di dollari, una cifra enormemente superiore al PIL della Russia (2,2 trilioni). Questa immensa disponibilità finanziaria permette loro di influenzare in maniera determinante gli indirizzi politici dei governi.

Manipolazione dell’opinione pubblica: per giustificare tali spese e scelte impopolari, viene inventato un nemico e un nuovo pericolo. Ad esempio, l’annuncio del presidente statunitense di revisione delle regole d’ingaggio della NATO e la presunta invasione russa dell’Europa sono usati come motivazioni ufficiali. Si confezionano e inderano “bugie” per convincere la popolazione a distribuire ingenti somme dalle proprie tasse per scopi militari, anziché sociali.

• Mancanza di trasparenza e bypass delle istituzioni: il piano “ReArm Europe” è stato lanciato attraverso una lettera ai premier europei, scavalcando il Parlamento europeo , mostrando una mancanza di trasparenza e un bypass delle normali procedure democratiche.

• Corruzione e interesse personale dei leader: le decisioni dei vertici delle istituzioni internazionali e delle singole nazioni sono spesso guidate dal principio “segui il denaro”. I fondi azionisti delle industrie militari sono in grado di soddisfare richieste economiche per la corruzione, ma l’autore suggerisce che, oltre al guadagno monetario, c’è anche il desiderio di “essere accettati e riconosciuto tra i loro parigrado”, il “bacio della guancia” che simboleggia amicizia e comunanza tra i membri di un circolo elitario, L’interesse della nazione o dei cittadini diventa una “quisquilia” da onorare solo formalmente con la propaganda.

Nelle relazioni internazionali:
• dinamiche di potere illogiche: la plutomania aiuta a comprendere l’apparente illogicità di situazioni geopolitiche, come il perché un paese autosufficiente ma con un PIL di 2,2 trilioni (la Russia) dovrebbe attaccare 32 paesi industrializzati con un PIL combinato di 50,3 trilioni, e perché questi ultimi dovrebbero temerlo nonostante le scarse risorse militari (come le “pale” da trincea del 1869) attribuite alla Russia da Ursula von der Leyen. La risposta si trova nel potere degli attori finanziari che controllano le industrie della difesa.

• Riarmo e teoria della deterrenza: nonostante la teoria della “deterrenza” suggerisce che l’equilibrio militare eviti le guerre, le fonti la capacità di “contro l’intelligenza umana”, citando Tolstoj e la storia dei conflitti scatenati dalla Germania. Il riarmo massiccio dell’Europa, guidato dal piano “ReArm Europe”, non porta alla creazione di un esercito europeo unificato, ma piuttosto rafforza 27 eserciti nazionali, in particolare quello tedesco, storicamente inibito al riarmo. Questo riarmo giova agli interessi finanziari delle industrie belliche.

• Dipendenza economica e proprietà straniera: anche industrie nazionali come l’italiana Leonardo (12esima al mondo nel settore armamenti) sono controllate prevalentemente da capitali stranieri (93,3%), con il 53% proveniente dal Nord America e da fondi d’investimento come Vanguard e BlackRock, evidenziando come anche le industrie considerate “nazionali” siano in realtà parte di una rete finanziaria globale che beneficia del riarmo.

• Limitazione della sovranità nazionale: persino figure politiche potenti come l’ex presidente degli Stati Uniti Trump si trovano limitate nella loro capacità di agire contro gli interessi degli azionisti delle maggiori industrie militari, che sono in grado di mobilitare trilioni di asset. Le scelte dei leader sono spesso orientate a mantenere lo status quo e la propria posizione all’interno del “circolo” di potere, piuttosto che a promuovere gli interessi reali dei cittadini.

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