Numero 38 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

La forma è sostanza

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di Laura del Vecchio

 

In tema di ovvietà troppo spesso dimenticate, ci sono le buone maniere. E in particolare una democrazia delle buone maniere.

Attualmente la cortesia sembra essere una spesa decisa in funzione dei vantaggi che la persona a cui è rivolta ci può dare. Saluti e grandi sorrisi, dunque, solo verso chi può; poco o nulla verso chi deve. Ne risulta un continuo balletto tra chi rincorre e chi cerca di tenere le distanze. Brutto vivere. Non di rado mi sono resa conto di come il mio “buongiorno” incontrasse nel destinatario sorpresa se non addirittura sospetto, quasi che quel semplice cenno garbato in realtà preludesse a ulteriori richieste. In una società verticale come quella in cui viviamo, più si sale e meno ci si considera soggetti al rispetto delle norme, a cominciare da quelle di condotta. A qualsiasi livello della scala sociale, chi è giù è imbrigliato nelle regole e percepisce la cortesia come l’ennesimo fardello: saluta se è obbligato o se costretto dal bisogno di ottenere un favore; chi è più in alto valuta la cortesia come un rischio: essere garbati diventa aprire una falla in cui può fare breccia l’ennesima richiesta.

Paradossalmente il livello di tensione nelle relazioni – in famiglia e nelle organizzazioni - è così alto che viene a mancare proprio quel po’ di olio che invece toglierebbe atrito agli ingranaggi. La forma è spesso contestata come sinonimo di falsità. Lo è se vissuta con secondo fine. Se invece è adottata come igiene relazionale non è ipocrisia. La forma costituisce un insieme di convenzioni che prevengono o attutiscono il conflitto. Funziona da “integratore sociale”: contribuisce a dare equilibrio ai vari elementi che compongono l’interazione tra individui, in tutte le sue forme. Anche negli scambi privati, invece, viene meno. Ma vivere nel poco rispetto affatica, sia che lo si subisca sia che lo si infligga. In entrambi i casi lo scambio è iniquo. Inefficiente. Molta energia viene persa. Se la poca attenzione alla forma è spesso motivata con la fretta e con la necessità di fare economia di parole e gesti, in realtà il risultato è opposto. Molto più deve essere poi fatto per aggiustare il rapporto. Non è raro di finire poi per rinunciare alla relazione. Di troncare. Di cercare altrove. Di ricominciare. Magari sarebbe bastata un po’ di manutenzione: di paziente rispetto delle  buone maniere. 

 


Laura del Vecchio: Due lauree, Giurisprudenza con tesi in Economia a Roma e Commercio Internazionale a Le Havre; due specializzazioni, in Economia dei mercati asiatici e in Comunicazione; due esperienze “in azienda” come export manager per Fiat Auto Japan e per Danone; due esperienze “di penna” al quotidiano economico “Nikkei” e all’ISESAO della Bocconi: un “saper scrivere e far di conto” che ha finito per trovare buon uso all’Istituto nazionale per il Commercio Estero: attuale “ghost writer” del Presidente dell’ICE. Nata il 13 settembre del 1968: da poco compiuti…. due volte vent’anni.