Numero 65 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Gli eco-sistemi culturali

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di Paola De Vecchi Galbiati

 

Introduzione

Partiamo dal considerare la Conoscenza Collettiva come un Unico Patrimonio e la Cultura come una Risorsa Condivisa e Rinnovabile.
Così come il patrimonio genetico descrive il cambiamento nel tempo e nello spazio della nostra esistenza 'fisiologica', il nostro patrimonio culturale descrive il cambiamento nel tempo e nello spazio della nostra conoscenza.
Quale evoluzione immaginiamo per il nostro patrimonio culturale come individui, come gruppi organizzati, come genere umano?
Siamo alla ricerca di visioni e comportamenti che possano essere ritenuti i più adeguati possibile a descrivere i cambiamenti in una società complessa, di cui il genere umano sembra più vittima che artefice.
Si cercano nuovi sistemi di riferimento e si costruiscono nuove metriche per misurare la qualità della vita, le performance di un’azienda, la formazione scolastica e il benessere di una comunità.
Ogni sistema di riferimento impone dei confini, dei limiti entro i quali valgono regole ed eccezioni. Ed in questo contesto l’ambiente è qualcosa di precostruito, di condizionato tanto quanto il sistema oggetto dell’osservazione.
Ogni invenzione, ogni scoperta, ogni innovazione viene sempre percepita come il superamento di un sistema precedente: si separa, non si aggiunge; si supera, non si accosta… perché?
Eppure la nostra cultura evolve per raffinamenti successivi, aggiungendo e mai togliendo conoscenza… Perché allora pensiamo che progredire significhi fare qualcosa che prima non c’era? Non è forse vero che non tutti e non sempre siamo in grado di vedere soluzioni che già ci sono?
Si può provare a dare una risposta (comunque incompleta…) a queste domande applicando in modo complementare due approcci spesso considerati in antitesi:

  1. l’approccio olistico, che mostra interesse per il modo in cui un sistema realizza il suo comportamento, ovvero per la sua struttura interna,
  2. l’approccio riduzionista, che mostra interesse per la struttura del sistema e per le interconnessioni tra struttura e ambiente.

Partendo da una semplice astrazione ciascuno potrà trovare delle chiavi di lettura attraverso le quali ripensare ai propri comportamenti; ai pregiudizi e agli stereotipi di cui è spesso fatto oggetto o di cui è più o meno consapevolmente un veicolo; ai limiti imposti dall’attuale organizzazione economica e sociale e a come ridefinire il proprio ruolo.

Cambiamento ed evoluzione
Che legame possiamo costruire tra cambiamento ed evoluzione?
Sia l’evoluzione che il cambiamento sono descrivibili come ‘passaggi di stato in  intervalli di tempo’. Sono entrambi processi continuativi nel tempo e migliorativi nello spazio.
Se il primo concetto è semplice ed immediato da afferrare, il secondo richiede dei passaggi intermedi per essere spiegato: il miglioramento può essere definito attraverso la nozione di Qualità. E per definirla abbiamo bisogno di fornirne delle dimensioni.
Alcune dimensioni di qualità che prendiamo in esame sono: Bellezza, Utilità, Funzionalità, Affidabilità, Riusabilità. A queste dimensioni se ne potrebbero aggiungere altre, che forniranno una definizione ‘più raffinata’ ovvero ‘meno incompleta’ di questa.
Dato un sistema di riferimento qualitativo, migliorare la qualità significa adattare il sistema di partenza alle nuove dimensioni qualitative che lo ri-definiscono.
Il miglioramento è un processo continuo ed incrementale, ricorsivo nel tempo e nello spazio: nello spazio perché “limitata” è la nostra capacità di "visualizzarlo" e nel tempo perché ogni sistema è incompleto: troveremo sempre nuove 'dimensioni culturali' da aggiungere a quelle già conosciute… e ci sembreranno ‘migliori’.
L'Evoluzione è un cambiamento che ha dentro di sé il concetto di Adattamento, inteso come Miglioramento delle Condizioni Iniziali, che relazionano l'individuo con se stesso, con gli altri e con l'Ambiente che li circonda.
Un Cambiamento è frutto di una o più Reazioni contemporanee ad eventi interni e esterni ad un sistema: è fisiologico e spesso indipendente dal nostro controllo. Affrontarlo richiede capacità di modificare comportamenti e struttura, processi e funzioni e di affrontare e risolvere problemi sempre nuovi. Si attua nel tempo e nello spazio attraverso la nostra capacità di focalizzare, di aprire il diaframma a nuove unità di misura, a nuovi modelli di riferimento.

 

Gli eco-sistemi culturali
Immaginiamo che la cultura sia un enorme canalizzazione di tanti flussi spazio temporali.


Figura 1

 

La Figura 1 fornisce una rappresentazione grafica semplificata, con una sola dimensione spaziale e una dimensione temporale: durante vari istanti temporali i flussi culturali nascono, possono ampliarsi, affievolirsi, possono deviare dalla canalizzazione originaria.

 

Figura 2

 

Se ingrandiamo l'immagine relativa ad un singolo flusso culturale, (Figura 2), osserviamo che in ciascuno di essi scorrono altri piccoli vasi, che modificano la loro dimensione e la loro direzione in funzione di perturbazioni interne o esterne al sistema.
Se guardiamo frontalmente ogni singola sezione, vediamo che ogni vaso contiene altri flussi, ciascuno dei quali definisce una "Dimensione Culturale".
A questo nuovo sistema di riferimento diamo il nome di “Eco-Sistema Culturale”.


Figura 3

Figura 3 mostra la "sezione del sistema culturale S0" all'istante T0, istante in cui le dimensioni culturali sono tra loro distanti.
Il miglioramento può intervenire in almeno due direzioni, non esclusive, ma complementari (vedi Figura 4):

  • la distanza culturale tende a colmarsi (S1)
  • il sistema culturale tende ad ampliarsi (S2)

Il verificarsi nel tempo di queste due mutazioni rappresenta una evoluzione culturale: S2 include S1, che include S0: il concetto di ricorsività e di raffinamento successivo sono adeguati per realizzare una modellazione del concetto di miglioramento continuo.

 

Figura 4

Per descrivere in modo più completo possibile un eco-sistema culturale dobbiamo considerare Olismo e Riduzionismo come due approcci complementari, non duali, ovvero non esclusivi l’uno dell’altro.
Per consentire l’espansione di un sistema culturale è necessario provare ad innescare una o più reazioni affinché si produca una ‘espansione’ delle eco-dimensioni e di conseguenza un ‘avvicinamento’ dei vari elementi culturali oggetto del nostro sistema di riferimento.
La cultura usa la ricorsività per diffondersi rapidamente e per descrivere un cambiamento e provare a indirizzarlo possiamo fare riferimento ai concetti di complementarietà ed aggiuntezza, ereditati dalla Teoria dei Sistemi.

 

Noi siamo un eco-sistema culturale?
Proviamo ad immaginare noi stessi come un eco-sistema culturale e contemporaneamente come un elemento di un eco-sistema culturale più ampio.
Per rappresentare un individuo come un eco-sistema culturale consideriamo come dimensioni: i suoi ricordi, le sue passioni, le sue conoscenze – ereditate o acquisite con l’esperienza – i suoi pregiudizi e i suoi preconcetti. (cfr. Fig. 5A)(1).

Figura 5

Contemporaneamente questo eco-sistema individuale interagisce con altri elementi presenti nell’ambiente, ed è quindi rappresentabile come una dimensione culturale in un sistema più ampio, in cui sono presenti altri elementi (cfr. Fig. 5B).
Questi elementi possono essere altri eco-sistemi individuali, oppure sotto-sistemi culturali (la famiglia, la scuola, il lavoro, ecc.).
In base a questo modello, come avvengono le interazioni tra un individuo con se stesso, con gli altri e con l’ambiente?
Se pensiamo a cosa ci succede quando leggiamo un libro (o vediamo un film o ascoltiamo della musica), quando incontriamo un vecchio amico, quando iniziamo un nuovo lavoro, possiamo considerare che le nostre dimensioni di origine subiscano delle sollecitazioni che le modificano più o meno profondamente, per più o meno tempo.
Non aggiungiamo forse nuove informazioni a quelle che avevamo già? Non proviamo forse emozioni risvegliando vecchi ricordi e insieme creando nuovi legami?
In base a questo modello, quello che ci succede a livello individuale non è poi così diverso da quello che ci succede come elemento di una comunità (e quindi come comunità stessa), o come cittadino di una nazione (e quindi come nazione).
Nel tempo e nello spazio i flussi culturali si modificano, nascono, muoiono, in base ad eventi, endogeni o esogeni, non prevedibili né controllabili, che indichiamo con il nome di “reagenti” e che potremmo distinguere in:

    • “stimolanti”, che a livello di eco-sistema individuale possono attivare l’espansione, la contrazione, la creazione o la distruzione di alcune delle dimensioni culturali: tipicamente si tratta di informazioni.
    • “solventi”, che pongono l’individuo nella sua totalità a confronto con altre dimensioni culturali attraverso linguaggi e canali di comunicazione: tipicamente si tratta di relazioni.

Esiste un legame forte tra relazioni, informazioni e dimensioni culturali(2).
L’azione combinata di questi reagenti contribuisce all’evoluzione della nostra cultura, individuale e collettiva.
Se accettiamo questi semplici principi a livello individuale, non è difficile provare ad applicarli ad eco-sistemi progressivamente più complessi: una classe di alunni, una piccola azienda, un'intera comunità, grandi organizzazioni transnazionali.
Allargando il diaframma e guardandoci da lontano, assomiglieremmo a neuroni di un'unica intelligenza collettiva, potremmo vedere i legami affettivi e professionali che si allacciano e si recidono come fossero sinapsi... e il risultato di questo nostro movimento più o meno consapevole verso la conoscenza potrebbe essere il semplice ordine naturale delle cose: l’evoluzione culturale della nostra specie.

 

La Prototipazione degli Eco-Sistemi Culturali

Gli eco-sistemi culturali interagiscono su due livelli complementari:

  • quello teorico, per la definizione di modelli organizzativi e il ridisegno di processi industriali e sociali.
  • quello pratico, per l’applicazione di tali modelli a progetti di trasformazione per imprese ed enti pubblici.

Pensiamo all’Italia e prendiamo in esame una piccola provincia del Nord o una grande città del Sud: che cosa hanno in comune? Un alto tasso di disoccupazione, piccole e medie aziende sull’orlo del collasso, un territorio che progressivamente si impoverisce, di persone e di risorse.
In entrambi i casi il modello economico e sociale richiede un ripensamento in funzione delle nostre dimensioni e delle nostre peculiarità locali: gli studi effettuati da Elinor Ostrom in relazione alla gestione dei beni collettivi, hanno mostrato l’efficacia di un’organizzazione basata su gruppi, comunità e imprese di piccole/medie dimensioni, le cui attività di controllo sono basate sulla fiducia, sul rispetto e sulla reciprocità: questo permette di realizzare procedure e regole semplici e di semplificare processi e strutture.
Migliorare in questo caso significa ridurre le distanze tra cittadini italiani e stranieri, tra scuola, lavoro e vita privata; ampliare il raggio di azione di scuole, aziende e imprese in generale, amplificando la capacità di collaborare efficacemente.

Figura 6

Le dimensioni culturali identificate come “iniziali” in questo eco-sistema culturale sono le seguenti:

  1. la dimensione artistica, alla quale si conferisce un ruolo centrale nel processo di integrazione sociale.
  2. la dimensione psicologica, che definisce il rapporto con noi stessi, con l'ignoto, con il cambiamento, con il diverso.
  3. la dimensione sociologica, che ci spinge ad essere creativi anche nell'atto creativo e non solo nella sua manifestazione.
  4. la dimensione urbanistica e ingegneristica, per progettare il bello, l'utile, il sostenibile ricordando che l'ambiente è nel sistema.
  5. la dimensione organizzativa, che ci fornisce strutture e soluzioni per definire nel tempo e nello spazio i risultati degli esperimenti.
  6. la dimensione legata all’uso delle risorse, pubbliche e private, condivise o esclusive.

Per realizzare un ampliamento di queste dimensioni culturali, riducendo i divari attuali e favorendo la crescita spontanea di nuove dimensioni, sono stati predisposti i seguenti reagenti endogeni (i solventi):

  1. Analisi del Territorio e delle sue risorse.
  2. Eco-sostenibilità: produttività ed efficienza da riequilibrare sul piano sociale.
  3. Dalla filiera alla rete: l’internazionalizzazione e il canale ‘sociale’ per allargare le frontiere dei mercati, dei prodotti, del proprio modo di fare innovazione e realizzare scambi commerciali.
  4. Le strutture e i servizi sociali, pubblici e privati e la loro efficacia sul piano economico.
  5. La popolazione, il suo know how, le sue molteplicità: come costruire la memoria del proprio futuro.

E contemporaneamente i seguenti reagenti esterni (gli stimolanti):

  1. una gestione strutturata dell’avanzamento lavori (Programme Management Office)
  2. un uso massiccio delle tecnologie ICT, con particolare riferimento ai social networks e agli strumenti di on line collaboration.
  3. un programma di formazione costruito sulle logiche proprie dell’innovazione dirompente(3)

 

Conclusioni
Nella Teoria dei Sistemi la differenza tra autonomia e controllo si esplicita nella differenza tra Ricorsione e Comportamento.
Il punto di vista comportamentale descrive il funzionamento del sistema “input-output”.
Il punto di vista ricorsivo mette in evidenza la mutua interconnessione delle sue componenti.
Avremo perciò il punto di vista comportamentale qualora ci si interessi all'ambiente, mentre quello ricorsivo qualora ci si interessi alla struttura interna del sistema.
A noi interessano entrambe, perché non esiste un sistema compatto senza interconnessione delle sue parti, e non esiste un sistema unitario senza un ambiente.
La completezza di un sistema vivente è costruita in modo imprevedibile, quotidianamente: quanto più è difficile ridurre un sistema ad un controllo ingresso-uscita tanto più questo è assimilabile ad un sistema vivente.
L'uso complementare dell'approccio olistico e dell'approccio riduzionista è un buon punto di partenza per cercare di rendere progressivamente meno incompleti i modelli e i sistemi a cui facciamo riferimento per crescere, per innovare, per progettare, per produrre e per vendere, in somma: per vivere.

 

Note:
1) La scelta e il numero delle dimensioni culturali che caratterizzano un individuo è avvenuta in modo totalmente arbitrario. L’attenzione principale in questo articolo verte su come si costruisce un esperimento culturale per poter sviluppare questa metodologia nei processi di innovazione e cambiamento, in qualunque ambito lo si ritenga interessante.
2) Se avete un account facebook, andate all’indirizzo: http://www.intel.com/museumofme/r/index.htm
    Un’applicazione accede ai dati memorizzati nel vostro profilo e realizza “The Museum of Me”… inizialmente vi sentirete unici, poi comincerete a scomparire dentro una fitta rete di informazioni: foto, parole, video, link… l’applicazione ricostruisce la vostra immagine come sommatoria di tutte le dimensioni sociali che avrete collezionato nel tempo, finché non vi farà scorgere da lontano che voi stessi non siete altro che una piccola dimensione in un’entità più grande… “uno, nessuno, centomila”.
3) A questo riguardo, si suggerisce la lettura del libro: “Disrupting Class: how disruptive innovation will change the way the world learns”, di Clayton Christensen, Michael  Horn e Curtis W. Johnson, ed. McGraw-Hill, 2011.

 

 

Paola De Vecchi Galbiati, Managing Consultant, Disruptive Innovation Expert, Co-Founder at Call to Change. Il mio ruolo principale è quello di "facilitare" la gestione delle imprese attraverso il miglioramento della redditività in accordo con la loro visione strategica. Attraverso la definizione e il controllo costante degli indicatori chiave delle performance le aziende clienti vengono messe in condizioni di definire e misurare le proprie performance, economiche, di processo e relazionali.
Sul piano operativo, le aziende clienti vengono aiutate nell’organizzazione interna ed esterna, con il pieno coinvolgimento del personale, dei processi e delle tecnologie disponibili.
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