Numero 65 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Le maschere

tt

di Marisol Barbara Herreros

 

yy

I bambini della mia generazione sono cresciuti sentendo le favole ed i racconti che i nostri genitori, zii, nonni e sorelle ci raccontavano. Più avanti nel tempo siamo andati al cinema e ricordo ancora le forti emozioni vissute guardando i film western (religiosamente americani con i buoni e gli “indios” cattivi) nei pomeriggi della domenica.

E qualche volta s’incontravano dei personaggi, degli eroi,  come “Zorro” di cui  potevamo leggere sulle riviste settimanali, vedere al cinema e molto più tardi vedere anche alla televisione.

La cosa affascinante era che, naturalmente, Zorro vinceva sempre – altrimenti che eroe sarebbe - ma soprattutto c’era la sua maschera. Bastava coprirsi metà faccia per poter diventare tutta un’altra cosa e andare per il mondo a difendere i deboli, salvare i bisognosi e trionfare sul male. La parte romantica di tutta la faccenda ci faceva sognare e penso che molti dei bambini sono cresciuti convinti che indossare la maschera di Zorro poteva difenderti da tutto e tutti.

Ora, certe volte, vorrei credere che basti mettersi una maschera in faccia per andare a confrontarsi con il mondo!

Purtroppo, le maschere che siamo obbligati ad usare ogni giorno sono delle maschere mediocri e meschine. Per poter vivere nella società odierna dove tutti dobbiamo essere di successo, in salute, senza debolezze, pieni di soldi pure, o almeno con una forte possibilità di averli, ci siamo mano a mano abituati ad indossare queste maschere mediocri.

Per poter andare avanti nel mondo del lavoro (mondo nel quale oggi si svolge più della metà della nostra vita) bisogna essere sempre allegri e con delle buone notizie. Insomma, tanto per citare colui che si ritiene essere un grande venditore: “…avere il sole in tasca”. Mai accettare o per lo meno mai comunicare la nostra tristezza, le nostre sconfitte, le nostre paure. La forte competitività del mercato interferisce direttamente nelle relazioni che si stabiliscono tra i compagni di lavoro, tra i colleghi, con i collaboratori.

A pelle, pensavo che la sincerità fosse un valore, un qualcosa da coltivare, conservare e diffondere, se possibile. Ho capito, crescendo, e vivendo nel mondo degli adulti che non sempre è così. La sincerità molte volte mette in imbarazzo chi ci sta di fronte, un nostro interlocutore non abituato a trovarsi a rispondere con la stessa sincerità con la quale stiamo comunicando, che non sa se manifestare la sua solidarietà o perché no, la sua indifferenza.  In ogni caso, non essendoci abituato lo mettiamo in una situazione alla quale non è preparato. 

E va bene, parlavamo del mondo del lavoro, dunque è normale! Cosa altro puoi aspettare? Con quello che guadagnano la maggior parte delle persone oggi….

Parliamo degli amici, quelli con i quali si può parlare di tutto e dire veramente come stanno le cose. Per carità! Se i nostri amici capiscono che abbiamo dei problemi, la maggior parte cominceranno a farti delle telefonate molto più sporadiche di prima. Insomma, non e’ che ci puoi contare più di tanto o per lo meno non su tutti.

yy

Morale, abbiamo tutti accettato che per vivere più tranquilli la nostra vita sociale e lavorativa è necessario usare qualche volta una maschera, come Zorro. O, per essere più attuali possiamo parlare di “The mask”, il famoso film  con Jim Carrey.

La cosa importante è ricordarsi non solo che è una maschera ma che questa maschera non ti privi del contatto con te stesso.

Sono molte le persone che vedo smarrite sotto la maschera, che cercano disperatamente di coprire la loro sconfitta, certe volte la loro disperazione.

Solo togliendo la maschera/le maschere ed essendo noi stessi potremo avere delle relazioni oneste, libere, dare e ricevere aiuto, ossia far vivere le nostre emozioni vere. Viverle noi e farle vivere anche agli altri.

La vita e’ così corta, che veramente non sappiamo ne quando ne come finirà, dunque tanto vale viverla fino in fondo! Bisogna ricordarsi che non ci può capitare nulla di peggio di non vivere! Non vivere oggi è peggio di morire domani!

Come dice Benigni: La vita è bella!

 

 

 

Marisol Barbara Herreros: Cilena di nascita nazionalizzata italiana, con più di 30 anni di esperienza in marketing, vendita e relazioni pubbliche. Viaggiato un pò, vissuto stabilmente in Santiago del Cile, Quito, Londra e Roma. Responsabile della Redazione di Caos Management. Direttore di GEManagement Ltd.
http://www.linkedin.com/in/barbaraherreros