Numero 66 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

I dieci di Hollywood
“Il maglio delle streghe”

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di Laura Lambiase Profeta

 

“L’artista oggi ha innanzi a sé la storia, il passato e il presente. Solo l’artista che abbia uno spirito libero può affrontarla. Solo gli uomini e le donne che rispettano la propria integrità individuale possono esprimere le grandezza dello spirito umano e scoprire un senso ed una unità negli infiniti aspetti dell’esperienza umana.”
Erano gli ultimi anni ’40 quando John Howard Lawson scriveva queste parole.
John H. Lawson era uno dei “Dieci di Hollywood”.
John H. Lawson  fu recluso per oltre un anno nelle patrie galere americane, per queste sue idee.
“Mentre scrivo queste righe un’ombra di oppressione incombe su Hollywood”.
Era la fine degli anni  ’40  quando molti “difensori della fede” misero in atto una vera e propria“Caccia alle streghe” di inquisitoria memoria.
I terribili teologi domenicani Heirich Institoris Kramer e Jakob Sprenger  furono emulati da John Edgar Hoover e  Joseph McCarthy: due veri gentiluomini di esemplare fede democratica.
I veri salvatori della Patria : “…Prescriviamo e ordiniamo si conti fino a circa dodici giorni a partire da oggi…affinché ci venga rivelato se qualcuno abbia saputo, visto o sentito dell’esistenza di una persona eretica  o di una strega, per diceria o per sospetto in particolare se si tratta di persona che pratichi cose tali da nuocere agli uomini, alle bestie e ai frutti della terra e che possa nascondere un danno allo stato.”
Nel 1486/87 uscì dalla penna  imbevuta d’inchiostro mistico e devoto dei signori Kramer & Sprenger il “Malleus Maleficarum” ( Il maglio delle streghe).
La “Congregazione per la dottrina della fede”, grazioso eufemismo del  novecento, che mutò il nome cinquecentesco di “Santa congregazione della Romana e Universale Inquisizione” che già chiamavasi nell’alto medioevo “Santa inquisizione”,  nell’America  del 1940 prese il nome altisonante di “Commissione congressuale per  le attività antiamericane”.
Si istituì una “Lista nera“ in cui segnare i cattivi come su di una lavagna delle scuole elementari.
La differenza consisteva nella perdita del lavoro e per alcuni la galera.
Lawson, scrittore e sceneggiatore, fu uno di questi…entrò a far parte dei “Dieci (fortunati) di Hollywood” che trascorsero un anno della loro vita in prigione e fu impedito loro di lavorare per moltissimo tempo.
Ultimo dei dieci, solo in ordine alfabetico, fu Dalton Trumbo. Uno degli scrittori  di cinema più geniali e, forse, il blacklisted più noto.
Il maccartismo  nacque alla fine degli anni ’40 e morì alla metà dei ’50, dopo la sconfitta della guerra in Corea del 1953, ma molti maccartizzati non lavorarono fino agli anni ’70, moltissimi altri potettero farlo solo all’estero.
Dalton Trumbo  scrisse molte sceneggiature sotto falso nome, ma il suo unico film come regista lo girò nel 1971: Johnny got his gun. E Johnny prese il fucile.

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E’ il film condanna più crudo ed efficace della storia del cinema ed anche il meno conosciuto. Solo Shakespeare ha trattato il Potere con il medesimo disprezzo.
Si ha l’impressione che nemmeno l’autore riesca a sopportare il dolore di Johnny, una locena di carne senza più volto,  braccia,  gambe, corroborata da un cervello pensante e pulsante. Si ha la sensazione che debba interrompere il terrore del piccolo soldato Johnny raccontandoci della sua vita prima della morte del suo corpo.
Il sarcofago bianco in cui è “buried”, in cui affoga, annaspa come un naufrago, in cui tenta di guardare e vedere qualcosa come un detenuto in gabbia d’isolamento, è il simbolo di una sofferenza inusitata. Incredibile da accettare.
Il piccolo Johnny è defraudato del proprio futuro, eliminato come entità corporea, negato come essere pensante, rinchiuso al buio senza che il sole possa scaldarlo. Rimosso dal Potere Politico Militare  come impresentabile, un segreto da non far trapelare; nascosto dal Potere Scientifico come grande sconfitta: “Ma come può un medico ridurre un uomo allo stato in cui mi trovo ora e lasciarlo vivere…A meno che non si tratti di un esperimento. Nessuno oserebbe fare una cosa simile ad un uomo. Nessuno potrebbe essere tanto macellaio”.  Nemmeno  il pensiero di Dio riesce a consolarlo e a dargli speranza perché Lui non può esistere in un posto “come questo”.
Attraverso il codice Morse, unico strumento a cui può aggrapparsi per comunicare, muovendo il capo, prega i Signori della guerra e della scienza  di portarlo fuori
“Esponetemi alla curiosità della gente che pagherà per vedermi…Mettetemi in una bara di seta con una finestra dove la gente spende e si diverte. Portatemi sulle spiagge, nei paesi a tutte le feste di beneficenza. La ragazza con la testa a spillo e l’uomo cane che strisciava sullo stomaco come un rettile l’hanno già visti:quelli sono veri aborti di natura. Quelli sono nati così, è Dio che li ha fatti a quel modo. Ma questa cosa qui sulla sua bara di seta l’hanno fatto gli uomini ed è costato un sacco di soldi, di progetti. Fate pubblicità sul fatto che sono l’unico pezzo di carne al mondo che può parlare con la parte posteriore del cranio.”  La Scienza che sa tutto e tutto crede di conoscere non riesce a calarsi nei panni dell’uomo e delle sue sofferenze, preoccupata soltanto delle sue scoperte e delle sue attitudini al diniego di ciò che non può provare, come un investigatore di polizia che è abituato a non venire coinvolto da ciò che vede, sente e scopre. La vita dell’umanità tutta non è nelle sue prerogative.
La voce di John Bonham si abbassa, siamo solo noi ad ascoltarla, il capo si muove violentemente a destra  e a sinistra, in alto e in basso per pronunciare la frase chiave di tutto il suo discorso: ”Se non lasciate che la gente mi veda …allora… uccidetemi.”
Johnny ripete all’infinito solo questa parola. Null’altro.
Resterà in quel  deposito senza sole come nello scantinato di un museo un reperto di minor valore.
“Su ragazzi  tutti attorno alla nostra bandiera perché la bandiera ha bisogno di soldati che l’esercito fa diventare uomini”
Ciò che conta è restituire la democrazia al mondo libero. E per non demoralizzarla, per non addolorarla  è bene non mostrare le bare che tornano dal fronte afgano e irakeno.
Nascondere le identità e i corpi di uomini dimezzati, feriti, attoniti. Dimenticare  i tronchi umani di carne, sangue, nervi e muscoli con i loro cervelli pensanti e i loro cuori ingombri.
E’ noto a tutto il mondo che “Per la democrazia ogni uomo deve dare anche l’unico figlio che ha”.
Nel suo  bianco tabernacolo, nel buio più profondo la testa di Johnny  batte all’infinito = Tre punti-Tre linee-Tre punti…..Tre punti-. Tre linee-Tre punti….Tre punti- Tre linee- Tre punti.

 

 

Osare.
Avere il coraggio di andare contro corrente, di andare oltre, di valicare confini, di non fermarsi alla superficie. Non esiste una cultura alta ed una meno alta esiste solo la noia. Un gesto creativo senza vita, asfittico, pavido, furbo, conveniente è merda.
Laura Lambiase Profeta ha scritto di musica per “Laboratorio Musica” e “l’Unità”; ha descritto Napoli sul “Mattino” e sulla guida “dell’Espresso”; si è divertita su “Cosmopolitan”.
E nata a Pontecagnano molti, molti anni or sono e vive a Napoli tra Paradiso e Provvidenza.