Numero 71 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Maestra del popolo

Diego Sivini

di Diego Sivini

 

Cento anni intensamente vissuti, immersa nella Storia.  Meritatamente ha ricevuto messaggi augurali da S.E. l’ambasciatore albanese in Italia, dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Roma, dal sindaco della sua città natale, Berat (Albania) Dott. Fadil Nasufi, dal sindaco di Trieste, ove ora abita, Dott. Cosolini per bocca del gentile Assessore alle Politiche Sociali Dott.ssa Famulari.  
Il quotidiano IL PICCOLO di Trieste, per volontà del suo caporedattore e a firma di Sebastiano Blasina, l’ha onorata con un articolo intitolato: “I cento anni di Nonna Elena moglie di un eroe”.
Fino a poco tempo fa il dialogare in inglese, francese, tedesco, italiano o albanese, sua lingua di origine, non era un problema.  Da pochi anni, l’udito l’ha via via abbandonata ed il distacco tra cervello e parola si è acutizzato. Oggi capisce ma preferisce rinchiudersi in un  mondo tutto suo, ispirato ad un passato duro, formativo  fatto di amore e  dedizione verso i figli, la famiglia e la sua terra.  Questa è nonna Elena Stefa “Maestra del popolo” una alta onorificenza albanese nel campo della cultura, nata il 15 giugno di 100 anni orsono a Berat in Albania e che da una quindici  anni vive a Trieste. 
Berat è una ridente cittadina del centro sud dell’Albania.  Qualcuno l’ha definita “Museo a cielo aperto”, protetta dall’Unesco,  tanto per lo stato di conservazione del suo castello risalente al 1300, delle sue chiese,  case e moschee, quanto per il suo territorio  storicamente  ultimo baluardo della civiltà occidentale essendo confinante con l’avido impero ottomano. Ancor oggi a Berat c’è una lapide che ricorda i tanti tantissimi italiani e napoletani morti combattendo a fianco degli albanesi, contro i soldati dell’impero ottomano.   
E’ in questo clima che ha vissuto l’infanzia nonna Elena, nata in una famiglia di commercianti con relazioni internazionali.  Rimase orfana di padre attorno ai 10 anni di età e comprese ben presto quali fossero i problemi della sopravvivenza. Uno zio, fratello del papà, provvide alle necessità immediate e la appoggiò nel suo percorso di formazione culturale.  La sua bravura la portò ad ottenere una  borsa di studio per recarsi a Korcia, oltre il monte Tomorr,  a tre quattro giorni di dorso di mulo da Berat,  dove operava una scuola a stampo francese, per la preparazione all’insegnamento.   
Fu così che nel 1924, in un periodo che non ammetteva che le ragazze potessero vivere fuori di casa, lei, sempre controcorrente,  si iscrisse a quella scuola, la frequentò e si diplomò a pieni voti e con lode.  Nel frattempo conobbe Kostac Stefa, se ne innamora, corrisposta,  e anche questa volta, nonna Elena va contro le leggi non scritte e contro le tradizioni che la volevano sposa ad un qualche ricco commerciante, dicendo a chiare lettere che lei avrebbe sposato solo ed unicamente il suo grande amore: Kostac.  
Kostac proveniva da una famiglia di forte cultura e uomini d'arma  che avevano nel cuore il benessere degli albanesi.  Suo padre era il nipote del grande Kostantin Kristoforidhi,  ideatore dell’alfabeto della lingua albanese.  Pure della famiglia, faceva parte lo zio  George Stefa (prima del comunismo Steffa),  diplomatico, che prese parte attiva alla lega di Prisren, alla guida di  una spedizione di 1500 soldati,  contro l’impero turco per la salvezza della cultura occidentale.  Kostac crebbe quindi forte e con sani principi.  E’ stato uno dei primissimi se non il primo, a praticare ed insegnare lo scoutismo in Albania; contribuì notevolmente allo sviluppo della scuola tecnica professionale albanese-americana di Harry T. Fultz nella quale insegnò materie tecniche ed inglese. 
Ma a Kostac, durante la seconda guerra mondiale, si deve soprattutto il salvataggio di una trentina di soldati medici ed infermieri americani il cui aereo non riuscì ad atterrare a Bari in Italia e venne spinto dal fortissimo vento in territorio albanese.  Evitando il contatto con le forze nemiche, ed in modo particolare con i tedeschi che davano loro la caccia,  nascondendoli nei boschi o nelle capanne disabitate, fu loro da guida per oltre 800 miglia, a piedi, in pieno inverno, con la neve, il ghiaccio, il vento gelido, dall’interno dell’Albania fino alla costa dove furono imbarcati di nascosto su una nave italiana venuta in soccorso, salvando le loro vite. 
Una componente dell’equipaggio  Agnes Jensen Mangerich diede risalto a ciò in un libro intitolato “Albania Escape” pubblicato negli Stati Uniti per l’edizione della “The University Press of Kentucky” e che è il diario giorno per giorno della loro traversata del territorio albanese, fino alla loro salvezza.  Racconta che Kostac  le offerse addirittura le proprie scarpe perché potesse camminare essendo le sue ormai rotte. Salvò la vita a loro ma non la sua. 
Venute a conoscenza dell’episodio, le autorità comuniste l’arrestarono e lo sottoposero a violenze e torture di tutti i tipi  perché confessasse i nomi delle altre spie americane, fino alla sua condanna a morte. La insensibilità degli uomini che per un motivo o per un altro parteggiavano per la dittatura comunista, non prevedeva nemmeno la restituzione della salma alla famiglia.  Il suo corpo fu ritrovato in una fossa comune 45 anni dopo il suo assassinio, legato con catena e lucchetto, schiena contro schiena con un altro compatriota.  
Nonna Elena, rimase così vedova a 34 anni, con 5 figli da mantenere.   Anni dopo, a nonna Elena arrivò voce che  era stata accordata  una onorificenza a Giorgio Stefa (Steffa), che però non veniva consegnata alla famiglia perché considerata in odore di tradimento.  Se la potevano tenere; quella onorificenza;  Nonna Elena non aveva nulla da spartire con quella ideologia.  Per di più, in famiglia c’erano già state altre medaglie al valore civile e militare, molto ma molto più preziose.  Per lei era importante, continuare a lavorare per sfamare la sua famiglia.  
Alla caduta del comunismo, una via di Berat, è stata intitolata  al nome di suo marito Kostac Stefa. Il 15 giugno, Nonna Elena ha compiuto 100 anni.  Straordinario è che  anche la Repubblica Albanese, quest’anno, il 28 novembre 2012 festeggerà la fondazione dello stato albanese e la consegna della bandiera nazionale che fu quella del grande eroe Scanderberg al quale i progenitori di Nonna Elena erano molto vicini. Ai festeggiamenti  Nonna Elena ha sentito tutto l’affetto, l’amore e la stima dei suoi 4 figli, 8 nipoti, tanti pronipoti ma soprattutto tanti e tantissimi amici. 

“Scrittura d'Agosto” racconto da scaricare.

Foto di Matias Guerra

 

 

Diego Sivini: nato a Trieste, classe 1939. Una vita dinamica, vissuta nell’ambito delle relazioni commerciali e culturali internazionali, in modo particolare rivolte ai Paesi dell’Est Europa e del bacino Mediterraneo.
Nel tempo libero, si è dedicato a ideare, creare ed organizzare eventi di una certa importanza soprattutto tendenti alla valutazione e lancio di dilettanti operanti nelle varie arti, come pure “i salotti del giovedì” di arte varia e conferenze in favore degli scienziati del Centro di Fisica Teorica di Miramare in Trieste. Inoltre, di convegni internazionali a livello scientifico culturale come “Il cervello e le stimolazioni sensoriali – come e perchè” “La musica tra comunicazione e terapia”; cofondatore dei “Neuroscienze cafè”- la scienza a disposizione della cittadinanza – (con la fattiva collaborazione del prof.Battaglini del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Trieste) ed altre minori per arrivare alla prima mostra delle immaginette sacre “I santi martiri di Trieste e le donne nella storia delle religioni” e specificatamente per Trieste, in campo economico, “Agorà: la pazza lo vuole – riprendiamoci il nostro porto”. Cofondatore del giornale a distribuzione gratuita “Password Pass”. Presentatore di vari spettacoli d’arte, locali, e di spettacoli di piazza come pure di vari autori di libri, con relativa recensione critica, da alcuni anni collabora con l’artista pittore, ritrattista e scultore Giorgio Delben per il quale offre la versione critica delle opere. E’ stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica al tempo degli on. Pertini e Spadolini, del “Cuoricino d’oro” massima onorificenza della Associazione Amici del Cuore, nonché del Mercurio d’Oro e del Premio Trieste che Lavora (queste due ultime per le aziende da lui condotte). Parecchie le apparizioni nelle radio private con le sue commedie e poesie a sfondo economico o satirico, sia dialettali che in lingua, varie apparizioni nelle TV locali. Di lui hanno parlato in varie epoche e in varie occasioni, il Majar Nemset di Budapest, il Regceu Delvilag di Hodmezovasarhely (ungheria), lo Jelen di Oradea (Romenia), il TM Tineretul Moldovei della Moldavia, oltre a varia stampa nazionale ecc. Numerose le apparizioni nelle varie forma sui quotidiani e settimanali locali. Da anni, collabora con il prof. Porcasi, docente di diritto commerciale internazionale presso l’Università di Trieste (dipartimento di Gorizia).