Le istituzioni italiane ed europee devono – ancora oggi – indicare il percorso politico, etico e sociale di questo settore, permettendo poi al mercato di fare la propria parte e intervenendo per “raddrizzare” eventuali storture. Si tratta di un’attività economica con prospettive di sviluppo di tutto rispetto, basta guardare i dati.

 

Prima di entrare in un’analisi più specifica di alcuni dati che danno un’idea delle “opportunità mancate” del cosiddetto turismo accessibile, a causa di un’ancora ridotta attenzione ai problemi di mobilità e ricettività di persone disabili e/o con necessità “speciali” (anziani, famiglie con bambini, persone con decorsi post-operatori, ecc.), vorrei riportare un episodio recente che testimonia quanto si sia, comunque, ancora lontani dai concetti di “inclusione” delle persone con disabilità o con necessità “speciali”, di cui non si considera la questione del benessere, dai trasporti alla sanità, dagli svaghi all’ospitalità. Bisognerebbe ricordare e fare propria una semplice equivalenza: ricchezza per l’economia uguale benessere per chi viaggia. Il problema della mobilità e dell’accoglienza delle persone con necessità “speciali” è fondamentalmente culturale, e non tiene conto del rispetto – in generale – delle persone e dei diritti di cui sono portatrici. Le stesse persone con disabilità, però, devono essere consapevoli di essere  viaggiatori e protagonisti dei propri spostamenti.

 

Per completezza d’informazione riportiamo qui anche uno stralcio del documento del 2009 della Commissione per la promozione e il sostegno del Turismo Accessibile dell’allora Ministero del Turismo. …“Quando parliamo di Turismo Accessibile parliamo, prima di tutto, di turismo attento ai bisogni di tutti, quindi con una qualità dell’offerta molto elevata. Dove per bisogni di tutti significa saper rispondere ai bisogni di bambini, anziani, mamme che spingono i passeggini, persone con disabilità che si muovono lentamente, che non vedono, o non sentono, che hanno allergie o difficoltà di tipo alimentare. Dunque milioni di persone. Significa saper coniugare le ragioni dell’impresa turistica con la capacità di rispondere ad una domanda di “ospitalità” che richiede qualità dell’accoglienza, dialogo, conoscenze tecniche. Erroneamente si tende ad accomunare il concetto di Turismo Accessibile alla sola disabilità delle persone, ricavandone quindi una visione quasi medico/ospedaliera di questo tipo di turismo. Nulla è più sbagliato! Turismo Accessibile significa: stesso prezzo, stessa località, più turisti. In questa frase possiamo riassumere il significato di Turismo Accessibile. Clienti che pagano lo stesso prezzo di tutti gli altri a fronte dei servizi che ricevono, località che non solo devono essere accessibili (senza barriere architettoniche e percettive) ma che devono saper accogliere tutti, ad iniziare dai propri cittadini, più Turisti, perché il movimento stimato dalle ricerche di mercato valuta in 38 milioni questi clienti in Europa e 3,5 milioni di clienti in Italia; cifre alle quali deve essere aggiunto il fattore moltiplicatore di 2.8, perché in vacanza non si va da soli.”…

 

Il “banale fatto di cronaca” di luglio 2015

E’ di sabato 11 luglio la notizia pubblicata sul quotidiano “L’Adige” sul fatto accaduto in un rinomato hotel di Pozza di Fassa, in Trentino, denunciato dallo stesso proprietario, molto amareggiato: due coppie di turisti si sono sentite “infastidite” dalla presenza di un gruppo di disabili all’interno dell’albergo, dove avevano prenotato (una decina di persone con paraplegia, in carrozzina, e una trentina di persone con altre disabilità, accompagnati da volontari dell’Anffas). Una prima coppia ha deciso di cambiare albergo per questo motivo, ma è poi tornata alla carica per protestare ulteriormente per non essere stati avvertiti, al momento della prenotazione, della presenza di ospiti disabili perché durante le loro vacanze “non volevano avere problemi”. L’altra coppia, che soggiornava da una settimana nella stessa struttura, si è dichiarata “infastidita dalla presenza, soprattutto a tavola, di menomati” e ha anticipato la loro partenza.

E’ naturalmente disarmante leggere ancora fatti di questo genere – soprattutto oggi, in pieno EXPO 2015 – che ledono la dignità umana e a quelle coppie occorrerebbe suggerire di rileggere l’articolo 3 della Costituzione Italiana e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che è legge anche nel nostro paese fin dal 2009. In effetti, è ancora troppo semplicistica l’equazione turismo accessibile uguale abbattimento delle barriere architettoniche: le barriere da abbattere sono le paure, irrazionali e ingiustificate, dei “diversi” e occorre fare cultura.

 

Il concetto di accessibilità e di turismo accessibile oggi

E’ dunque fondamentale che le istituzioni – italiane ed europee – forniscano indicazioni sul percorso politico, etico e sociale di questo settore, lasciando poi al mercato il compito di fare la propria parte e intervenendo eventualmente solo per “raddrizzare” eventuali storture, perché si tratta di un’attività economica a tutti gli effetti. Basta guardare i dati.

 

Di più, come abbiamo visto i concetti di accessibilità e di mobilità dovrebbero, in realtà, essere applicati per default – cioè tutte le strutture e i luoghi devono essere accessibili a TUTTI indistintamente – e SOLO chi non risponde a standard adeguati di accessibilità e mobilità si dovrebbe segnalare come “non adeguato”. Oggi, invece, solo in alcuni paesi in particolare, del nord Europa, questo è realizzato, mentre nel resto del continente – per non parlare del nostro paese – è quasi ancora tabù, oppure esistono le classiche situazioni di eccellenza in una realtà carente. 

 

Come riportato da “Europa 2020” si stima che siano 650 milioni le persone nel mondo che vivono con disabilità e, insieme con le loro famiglie, sono circa due miliardi le persone direttamente e indirettamente colpite da disabilità, circa un terzo della popolazione mondiale. Rendere la mobilità e il turismo più accessibile, quindi, è una responsabilità sociale, ma anche un business case convincente per rilanciare la competitività del turismo in Europa. Inoltre, la popolazione europea sta invecchiando: entro il 2050 il numero di persone con più di 65 sarà di tre volte superiore a quello del 2003 e rispetto, agli anni ’80, sarà  di cinque volte maggiore. 

 

Come ha spiegato Antonella Correra, responsabile del turismo alla Direzione generale impresa e industria della Commissione europea a un convegno del 2014: “A Bruxelles abbiamo condotto numerose ricerche sul tema e abbiamo immaginato tre scenari futuri di abbattimento di barriere architettoniche e culturali a favore del turismo accessibile. Ed è emerso che, anche nel caso in cui l’impegno sia minore – solo con interventi di messa a norma o con una leggera formazione del personale – si otterrebbe un incremento del fatturato europeo del 18% equivalente a 140 miliardi. Un mercato che non conosce saturazione perché più si migliora più cresce e offre un ritorno dell’investimento in circa un anno”. E nel corso delle ricerche è stato anche chiesto agli imprenditori cosa li freni nelle loro azioni; la risposta, in generale, è stata che non si sa cosa fare, che si ha paura di sbagliare…quindi, nel dubbio, piuttosto non si fa nulla, senza valutare il potenziale reale, che in Europa viene valutato mediamente tra gli 80 e i 120 milioni di persone. 

 

Nuove opportunità economiche per un’Europa senza barriere: alcuni esempi

Al di là di altri gravi problemi che attanagliano l’Unione Europea in questa fase, quello che si sta tentando di fare è creare una rete che unisca le regioni europee tra loro (Necstour è una di queste, che coinvolge una ventina di regioni europee e si occupa di sostenibilità e competitività nel turismo), ma l’ostacolo resta ancora il fatto che le migliaia d’iniziative che portano accessibilità in Europa faticano a trovare un unico interlocutore.

Tra le esperienze di punta in questa fase, spicca in particolare Village for all – V4A® , un Marchio Qualità Internazionale Ospitalità Accessibile, attualmente presente in Italia e Croazia, la cui mission è quella di garantire “a ciascuno la propria vacanza”. 

Come si legge nei documenti di V4A, “in un’epoca in cui il mondo è diventato un Villaggio Globale, è molto difficile per turisti con bisogni specifici o disabilità, trovare informazioni affidabili che consentano loro di programmarsi una vacanza, un viaggio o semplicemente un week end adeguato alle proprie esigenze, che sono veramente molto diversificate a seconda delle problematiche di chi viaggia”. V4A® è in grado di garantire, attraverso le proprie informazioni, alle persone con disabilità permanente o temporanea, motoria, limitazioni sensoriali (ciechi e/o sordi), allergie e intolleranze alimentari, agli anziani, diabetici, dializzati, persone obese e alle famiglie con bambini piccoli, di poter scegliere un hotel, un agriturismo, uno stabilimento balneare, un museo, o altro, dove troveranno un’ospitalità veramente adeguata e per tutti. 

Tutte le strutture che si portano il Marchio V4A® sono state visitate direttamente dagli ispettori dell’organizzazione e le informazioni sono state raccolte personalmente. Le informazioni sono liberamente fruibili, non è necessario registrarsi o lasciare vostri dati e,  se siete interessati, potrete iscrivervi alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti e conoscere tutte le opportunità di vacanza e le offerte speciali disponibili nelle strutture V4A®. 

Un’altra iniziativa di più ampio respiro è il progetto legato a un bando promosso dalla Direzione Generale per le Imprese e l’Industria della Commissione Europea, che si chiama “Europe Without Barriers” (Europa senza Barriere) e che punta a realizzare pacchetti turistici accessibili per tutti coloro che abbiano esigenze speciali, creando un modello replicabile su qualsiasi altro territorio in Italia e in Europa. Il coordinamento dell’iniziativa è affidato alla Società Consortile SM Italia, istituita su iniziativa dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), forte di alcuni altri partner italiani e stranieri. Si tratta di un’iniziativa nata per avviare e agevolare la creazione di itinerari turistici accessibili a tutti e di fare cultura presso le istituzioni, gli enti e gli operatori, evidenziando, appunto, le opportunità e le potenzialità del settore. Il percorso di Europe Without Barriers si concluderà nel 2016, e oltre all’obiettivo della realizzazione di realizzare pacchetti turistici accessibili, dovrà aver creato un modello replicabile in qualsiasi territorio, in Italia e in Europa, realizzando anche itinerari internazionali aperti a tutti, attraverso cinque paesi europei (Austria, Croazia, Germania Italia e Slovenia).

 

E, infine, ecco alcuni dati e considerazioni emersi dall’indagine condotta da Doxa per l’undicesimo Osservatorio Europcar, sul tema delle vacanze degli italiani, che quest’anno era focalizzato sul turismo accessibile, cioè viaggi e vacanze di famiglie con esigenze specifiche (famiglie numerose, con bimbi piccoli o persone anziane o con ridotte capacità motorie e sensoriali ed anche con animali domestici). Come è stato ricordato nel corso del recente incontro di presentazione dei dati, che si è tenuto a Milano, quest’anno tra le oltre cinquemila persone intervistate circa il 54% prevede di fare una vacanza con almeno una notte fuori casa, un dato che fa tornare ai livelli pre-crisi, con otto punti in più rispetto allo scorso anno, anche se la ripresa sarà lenta. In questo scenario l’auto si conferma come il mezzo di trasporto più usato (67%), in generale di proprietà, seguita dall’aereo (21%) e dal treno. Ed è in questo contesto, ha ricordato il management di Europcar, che emerge il problema della richiesta di accessibilità, che coinvolge oltre il 16% delle famiglie italiane, quasi 10 milioni, dei quali, circa il 50%, rappresentato da categorie finora poco considerate, come famiglie numerose con bambini piccoli e turisti con animali domestici.

 

Però, anche su questo fronte, quello che è emerso è che, pur disponendo Europcar di un’ampia e variegata flotta – giovane e sostenibile – che comprende gli ultimi modelli del mercato, dalle city car ai Suv, delle quali circa il 20% con il cambio automatico (richiestissime dagli stranieri, come i minivan molto utilizzati da australiani e americani, ma anche pulmini a 7/9 posti preferiti dalle famiglie numerose che necessitano di ampio spazio a bordo per passeggino e altro, e da chi usa sedie a rotelle o carrozzine), mancano ancora le auto a noleggio attrezzate per disabili, per esempio con pedane mobili. Infatti Europcar dispone di due pulmini da otto posti con pedana mobile a Milano e altrettanti a Roma con pedana e guida assistita, ma, come è stato detto, si tratta di un settore “complesso e costoso” avviato lo scorso anno, iniziando a lavorare sui cambi automatici.

Anche se il percorso è segnato, il lavoro da fare per raggiungere obiettivi ottimali è senz’altro ancora lungo.