L’esigenza di presidiare un territorio

Onde evitare ad esempio l’arrivo e l’insediamento della concorrenza, ha indotto parecchie ditte impegnate nel loro processo di internazionalizzazione, ad effettuare le loro prestazioni nonostante la quasi certezza di essere pagati solo in valuta locale, stante il fatto che il credito pur espressi in valuta trasferibile, non risulta tale per effetto delle disposizioni impartite dalla Banca Centrale Locale priva di disponibilità in valuta estera (infatti, anche se la Banca operativa sul territorio fosse una filiale di un gruppo bancario internazionale di primissima qualità, non potrebbe non applicare le disposizioni della Banca Centrale Locale, in quanto come Banca residente è sottoposta alla vigilanza e alle disposizioni in materia bancaria impartite dal Ministero delle Finanze, dal Ministero del Tesoro e/o dalla Banca Centrale).

Gli avvenimenti correnti in Grecia in queste ore, potrebbero richiamare situazioni di tal fatta come già avvenuto in passato quando la Banca centrale ellenica, prima dell’Euro, a fronte di ogni trasferimento all’estero, doveva preventivamente autorizzare lo stesso trasferimento.  Chi non ricorda quel grandissimo cardiologo operante a Roma? Innamorato dell’Egitto si faceva cedere crediti in valuta e/o in divisa egiziani per investirli in alberghi o nella flotta turistica corrente sul Nilo (occorre ricordare che per crediti in valuta estera si intendono i crediti già liquidi e esigibili, mentre per crediti in divisa, si parla di titoli di credito a scadenza più o meno ravvicinata o lunga e quindi incassabili a determinata data emessi da primari soggetti privati o dai medesimi Stati e recanti incorporata l’autorizzazione alla cessione della ragione di credito a terzi a senso della vigente normativa bancaria e valutaria corrente nei due paesi).

 

 

L’impresa italiana

che vanta un credito in valuta o in divisa, come detto, ha necessità di monetizzare, per far fronte alle proprie diverse obbligazioni, rimanendo comunque nei confronti dell’Amministrazione Italiana responsabile per l’intero importo creditorio; la stessa prima di rivolgersi al sistema bancario internazionale o a specializzate “Discount houses”, si muove all’interno del gruppo d cui per esempio fa parte. Mentre essa impresa, ad esempio di ingegneria civile risulta creditrice verso uno Stato in difficoltà valutarie, una compagnia collegata operante per esempio nel settore primario, importa dal paese debitore materie prime e/o “Raw materials”, da pagare in valuta locale, a questo punto può aver luogo un “Domestic currency swap” mediante la reciproca cessione di credito e di debito.

Qualora non sia possibile procedere con un’operazione “Win Win” intragruppo, non rimane per il creditore che rivolgersi al sistema bancario nazionale e/o internazionale. 

Sul punto, occorre tenere conto del fatto, che nonostante molti paesi siano privi di riserve o di disponibilità in valuta e quindi chiusi ai trasferimenti all’estero, molti istituti di credito si mantengono disponibili ad acquisire crediti ceduti dal titolare ad una ridotta percentuale sul relativo valore nominale, spesso vicina al 10% dello stesso. A titolo di esempio, è il caso di citare il tempo nel quale la Turchia era chiusa per tutte le attività in valuta estera e gli importatori locali qualora interessati a forniture, pagavano attraverso l’utilizzo di conti e depositi propri correnti in banche non turche situate all’estero. Tuttavia, l’American Express Corporation è sempre rimasta aperta nei confronti della Turchia essendo la stessa gestore del “Trust fund” relativo al pagamento dovuto dagli USA per la cessione dei diritti all’uso delle basi militari turche. Sempre sul piano esemplificativo, chi non ricorda la privatizzazione della Sonatrach effettuata dall’Algeria per favorire la realizzazione delle forniture di gas all’Italia e attraverso essa all’Europa. 

A questo punto principiando dal turista per caso, chiunque può acquisire, mediante cessione del credito una certa quantità di valuta locale che gli sarà pagata dalla Banca domiciliataria e spesso avallante, direttamente sul territorio di cui si tratta. Di ciò è prova, inter alia, la grande quantità di IDE (investimenti diretti all’estero), realizzati nei vari continenti e gli altri investimenti anche immateriali condotti per esempio anche in campo filmico e televisivo oppure in campo scientifico oltre che in generale nel campo dei servizi. 

Sia chiaro che operazioni della specie non sono autoreferenziali e disposte nell’interesse dei soli operatori che in apparenza ne traggono profitto, bensì sono vere operazioni di social business nel senso inteso da M. Yunus, dal momento che rimettono in circolo le economie dei paesi esclusi, rendendone i cittadini, cittadini del mondo, come accaduto agli amici turchi 35 anni orsono all’incirca, o ai tunisini sempre nella stessa epoca e in Iran prima, durante e dopo le sanzioni. 

E infine, in Mozambico nella Repubblica Popolare Cinese, nella Federazione Russa e in Brasile, durante il tempo nel quale furono considerati paesi meno che sottosviluppati o in negativa via di transizione, fino a diventare ora nuovi protagonisti anche nel metodo della gestione degli investimenti internazionali anche attraverso di Fondi Sovrani.

Ovviamente, operazioni della specie devono avvenire tenendo conto della necessaria trasparenza anche in materia di applicazione delle misure di antiriciclaggio e della normativa antiriciclaggio e devono ulteriormente rispettare i principi della normativa anti – bribery con particolare riferimento alle persone politicamente esposte (PEP – Politically Exposed Person).