Caos Management celebra i 100 numeri! 

 

Un percorso importante non solo per la qualità delle persone che si sono alternate nell’elaborazione degli articoli, ma soprattutto, direi, per la capacità dei suoi editori di perseguire questo progetto con costanza e determinazione nonostante i tanti cambiamenti intervenuti in questo lasso di tempo.  Nata a cavallo del nuovo millennio, questa rivista ha attraversato i grandi cambiamenti avvenuti  nel mondo del lavoro, dell’impresa e del nostro campo specifico, quello della consulenza e della formazione, portando idee, riflessioni ed esperienze ricche e articolate. 

Ripartiamo dal titolo. Caos Management si traduce letteralmente in “Gestione del Caos”, per generare, come dicevano i nostri antenati latini, Ordo ab Chao; ma un tale processo non può essere mai definitivo e si svolge in un ciclo di continui cambiamenti e adattamenti. 

Pensando alla teoria del caos e della complessità, mi viene subito alla mente il contributo dei grandi matematici a questo approccio scientifico e filosofico; uno tra tutti è Henri Poincaré che con una sua celebre frase definisce la creatività come la “capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili”

 

 

Caos e creatività

Questo approccio mi ha sempre ispirato, perché costituisce una sintesi davvero efficace della mia professione. Mi occupo di Coaching Creativo e il mio lavoro consiste, appunto, nel facilitare i team nell’applicazione del processo creativo ai problemi organizzativi, per migliorare i risultati, ottenendo output tangibili. Questo vuol dire lavorare su problemi complessi, in situazioni di caos e cioè in contesti nei quali gli obiettivi e i processi di lavoro delle persone non sono coincidenti con quelli aziendali, oppure sono in conflitto tra loro o addirittura non sono neanche definiti, lasciando il team avvolto da una nube di dubbi e tensioni.

Mi trovo spesso ad entrare in aule all’interno delle quali conosco soltanto poche persone e di fronte a me ho una grande complessità di informazioni, che disegnano un caos, da gestire e trasformare in idee e condivisione: una bella sfida, che rende interessante il mio lavoro.

Voglio raccontarvi, in questo spazio, una delle tecniche che utilizzo proprio nelle fasi di avvio di un nuovo progetto di change management o problem solving, e che è utile per creare un quadro condiviso della realtà all’interno della quale vivono le persone coinvolte, osservandola nelle sue diverse dimensioni, di tempo (passato, presente e futuro) e spazio (il fenomeno che osserviamo, i suoi specifici particolare e il contesto nel quale sono inseriti). 

Prima di illustrarvi la tecnica in questione, il Multischermo, è però utile per descrivere la multimensionalità come modalità di approccio rispetto alla gestione del Caos delle informazioni, dei processi, degli obiettivi, delle visioni. 

 

Multidimensionalità: un approccio per valorizzare il caos 

Il concetto di Multidimensionalità indica l’attenzione alle molteplici dimensioni entro cui si colloca ogni sistema, qualsiasi elemento della realtà. Il monismo spinoziano, ampiamente superato, non può essere applicato a nulla di esistente, tanto meno alle idee, ai sentimenti, ai comportamenti, intrecciati inestricabilmente nella complessità dell’esistente. Le dimensioni, cui facciamo riferimento nel Coaching Creativo, sono appunto quelle temporali e sistemiche. Ogni aspetto preso in considerazione quando si lavora con un singolo cliente o con un gruppo aziendale, può essere considerato lungo la sua specifica linea temporale: passato-presente-futuro. Ciò consente di descrivere lo stato attuale delle cose, valutarne le origini e prevederne gli sviluppi futuri. Quando, ad esempio, si lavora con un cliente per sviluppare ed installare risorse utili a superare un ostacolo o realizzare un cambiamento desiderato, è molto efficace ricercare nel passato, nella memoria autobiografica, eventuali punti di forza, risorse da sviluppare e potenziare nel presente per installarle ed utilizzarle nel futuro prossimo. Oppure, nell’ambito del problem solving creativo, è utile comprendere le radici di un problema al fine di trasformarlo in un obiettivo futuro, prevedendone gli effetti e attuando, in tal modo, un controllo ecologico. Quando si lavora per produrre nuove idee (prodotti, processi o applicazioni) è opportuno immaginarle nei loro stadi precoci così come nell’evoluzione futura. Considerare il passato sembra antitetico alla filosofia del coaching, che si occupa del presente  e del futuro, del come e non del perché, delle soluzioni piuttosto che dei problemi. In realtà, diversi autori fanno leva sul passato per utilizzare al meglio le risorse effettivamente esperite in diverse situazioni della vita, indirizzandole verso il presente per preparare nuovi ricordi per il futuro. Basti pensare alle tecniche di Time Line utilizzate nella Programmazione Neuro Linguistica, che aiutano le persone a viaggiare su e giù lungo la linea del tempo, per modificare la rappresentazione di alcune esperienze memorizzate che causano convinzioni limitanti e disagi nel presente. L’algoritmo SCORE, presentato da Robert Dilts, ad esempio, si occupa delle cause come fattori importanti che contribuiscono ad affrontare efficacemente i problemi da superare. 

L’altro aspetto preso in considerazione dall’approccio multidimensionale del Coaching Creativo, riguarda il sistema di riferimento; ogni elemento della realtà appartiene ad un sistema più complesso e può essere scomposto nei suoi elementi costituenti. Facendo riferimento a Dilts, si può parlare di chunking up e chunking down, oppure al pensiero sistemico che considera la complessità del sistema.

 

La tecnica del Multischermo

In particolare, arriviamo alla visione multischermo di Artshuller, inventore della TRIZ e quindi alla tecnica che ho il piacere di raccontarvi nel modo in cui la utilizziamo nel Coaching Creativo. 

Immaginiamo un albero, ad esempio, e prendiamolo in considerazione come il sistema da analizzare; esso fa parte di un super-sistema più ampio, l’ambiente  in cui è collocato: il bosco, la foresta, la fascia climatica o geografica. Sottoposto ad un’osservazione delle parti che lo compongono ecco che l’albero appare come le sue radici, le sue foglie, il tronco etc… L’albero nel suo complesso, come affermano la Teoria Generale dei Sistemi o la Gestalt è più della somma delle singole parti, anche se la sua visione in più prospettive contemporaneamente è particolarmente utile per trovare soluzioni e generare innovazione. Se poi il super-sistema, il sistema e il sub-sistema vengono analizzati nel loro passato e nel futuro previsto, allora le potenzialità multiprospettiche aumentano considerevolmente.

 

La caratteristica multidimensionale del Coaching Creativo fa si che l’intervento mirato al cambiamento prenda in considerazione nove dimensioni sistemico-temporali. La visione complessiva arricchisce notevolmente la produzione di idee, soluzioni, alternative e consente di utilizzare più facilmente e in modo sistematico le funzioni creative della pensiero. 

Il Coaching Creativo per dare forma alle soluzioni

Quando lavoriamo con il Multischermo i partecipanti creano quindi nove pannelli, che costituiscono la mappa per orientare i lavori durante tutto il percorso di intervento; ognuno dei pannelli è il risultato dell’alternanza di un lavoro svolto in due modalità di pensiero, divergente e convergente, metaforico e descrittivo. Facendo un esempio concreto, di una recente attività svolta con il multischermo per un team di manager di una banca, collochiamo al centro dei pannelli, il team ed il suo obiettivo di trovare idee per acquisire nuovi clienti. In questo caso, al posto dell’albero al centro dei pannelli posizioniamo il team, con le sue caratteristiche e qualità; invece delle radici posizioniamo le persone che compongono il team con le loro specificità, motivazioni, competenze, valori, obiettivi e, infine, sostituiamo il boschetto in alto, con l’azienda nel suo complesso, con le sue strategie, obiettivi e processi organizzativi.

In questo senso, il lavoro di alternanza tra emisfero sinistro e destro, si realizza, con i partecipanti che, discutendo tra loro, condividono una descrizione lineare e logica di ognuna delle dimensioni (azienda, team, persone), per poi rappresentarla in modo metaforico, grafico e creativo, sviluppando un ancoraggio profondo che supporta il team nella creazione di uno visione comune e nello sviluppo dello spirito di appartenenza. 

Per realizzare questo tipo di interventi con il Coaching Creativo, è essenziale essere preparati per operare con un atteggiamento aperto, flessibile, curioso, per orientare i sensi e avvicinarsi alle varie situazioni della vita con un metodo convergente e divergente al tempo stesso, effettuando un’esplorazione creativa che aiuti il cliente a passare, come si dice nel coaching dallo stato attuale allo stato desiderato, formulando obiettivi definiti e condivisi nel team (e come sa chi lavora in azienda, niente di più facile a dirsi, ma niente è più difficile a farsi…), attivando nuove risorse e potenziando quelle esistenti, elaborando piani di azione: in sostanza realizzando quella che chiamiamo la sistematizzazione del caso o, se preferite… la sistematizzazione del caos, Caos Management.