Il collega Fabio Di Francesco dell’Università di Pisa con grande intuito scientifico ha promosso un importante convegno internazionale, svoltosi a Pisa in questo mese di giugno e dedicato all’analisi chimica dell’espirato, un campo di ricerca che contribuisce con successo all’avanzamento della collaborazione fra Medicina e Chimica, come dimostra la presenza al convegno organizzato in ambito chimico da parte di alcuni clinici illustri come i prof George Hanna dell’Imperial College e Jochen Schubert, dell’Università di Rostock.

 

Il progetto base rileva alcune patologie attraverso differenti analisi dell’espirato, ma da parte di altre scuole, come quella di ingegneria di Tor Vergata, viene la proposta della estensione al suono del respiro, come marker di stato di salute, eventualmente modificato attraverso un filtro o con un diapason. Il convegno ha avuto grande successo del quale va dato merito al prof Di Francesco, tanto che – visto l’interesse particolare in sede nazionale si pensa ad un ulteriore evento, limitato eventualmente al nostro Paese.

Vorrei osservare come questo approccio innovativo si stia sviluppando anche in direzioni completamente diverse dalla medicina preventiva.

Intendo riferirmi al riconoscimento di una persona attraverso indicatori diversi, i più noti dei quali fanno riferimento alla biometria per cui il riconoscimento dell’identità è affidata a dati geometrici del volto.

Oggi applicata allo sblocco degli smartphone o per i check in  in aeroporto, la biometria avrà presto applicazioni in ICT sostituendo con i suoi dati le comuni password: Mastercard la userà presto per i pagamenti. Ovviamente come sempre le innovazioni comportano anche problemi. È di recente la denuncia di un furto di impronte digitali, oltre ovviamente al nodo privacy.

 

 

Ed ancora in Europa, mentre il Parlamento a maggioranza vota contro il riconoscimento biometrico, viene approvato un Regolamento che prevede una Banca Europea dei dati biometrici da mettere a disposizione delle Forze di Polizia e dei Carabinieri. In Spagna ed Iran si sta sperimentando come indicatore selettivo il battito cardiaco. Ma i giapponesi hanno già scavalcato anche questa frontiera e la loro nuova proposta per il riconoscimento rinuncia ad impronte digitali ed al riconoscimento facciale in favore di un naso elettronico che riconosce mediante un’analisi chimica dei composti volatili emessi dal respiro umano. Si tratta di sensori a 16 canali capaci di distinguere 1 persona fra 20 con la precisione del 97%.

Siamo cosi tornati al punto di partenza : l’impronta chimica al servizio dei problemi della società civile, in questo caso salute e sicurezza. Su  tutto quanto detto i problemi sono 2: i costi dovuti all’impiego di tecnologie che usano dispositivi costosi ed i possibili errori, falsi negativi e falsi positivi.

 

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