E’ un luogo comune affermare che l’ignoranza si combatte con l’istruzione. E ciò corrisponde in gran parte a verità. Il concetto stesso di evoluzione presuppone l’apprendimento e quindi acquisendo conoscenze, tecniche, metodologie, l’essere umano (e non solo) si è evoluto fino ad assumere le caratteristiche di oggi.

Ma che tipo di evoluzione è stata?

A ben vedere alcuni tratti dell’essere umano sono rimasti pressoché immutati nei secoli: ad esempio l’aggressività, il voler predominare da parte di alcuni sugli altri, l’egoismo, la mancanza di empatia, il possesso che si è sviluppato nel desiderio sempre più sfrenato di avere anziché di essere. Ed infatti se leggiamo l’evoluzione umana da un punto di vista storico vediamo che il comportamento umano ha reiterato sempre lo stesso modello fino alle estreme conseguenze che sono le guerre. Ci sono sempre state, ci sono tutt’ora.

Ecco allora che tipo di evoluzione è stata? Ci sono sempre stati popoli poveri e popoli ricchi e ci sono tutt’ora. Ci sono sempre stati popoli dominanti e popoli dominati e ci sono tutt’ora.

Nell’era di internet e dei social network parlare di ignoranza non ha quasi più senso. Chiunque può acquisire informazioni e conoscenze in ogni parte del mondo. Non dico che non c’è più ignoranza nel mondo ma se siamo ancora a questo stadio evolutivo significa che l’istruzione non è tutto. Per far evolvere l’essere umano occorre qualche altra cosa. L’acquisizione di conoscenze non è di per sé sufficiente. Il sapere è importante ma non è tutto.

 

Quello che manca, che peraltro è l’elemento caratteristico degli esseri umani è l’evoluzione dell’intelligenza che viene così definita dall’Enciclopedia Treccani:

intelligènza (ant. intelligènzia) s. f. [dal lat. intelligentia, der. di intelligĕre «intendere»]. –  Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali, spec. mammiferi (per es., scimmie antropomorfe, cetacei, canidi)”

In psicologia, il termine intelligenza è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da utilizzare in situazioni nuove, adeguando (o modificando, quando necessario) le strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, agli obiettivi perseguiti e ai risultati ottenuti.

L’intelligenza può essere definita come la capacità di apprendimento e di comprensione, che si differenzia da ciò che viene comunemente chiamato intelletto in quanto comprende anche la capacità di affrontare situazioni concrete in modo efficace e di rielaborare le esperienze e gli stimoli esterni.

L’intelligenza viene quindi descritta non come una particolare abilità, ma come una capacità generale dell’individuo di cogliere ed affrontare il mondo; una capacità globale che consente all’individuo di comprendere la realtà e di interagire con essa. L’intelligenza è, quindi, un’entità globale e multisfaccettata non singolarmente definibile. Infatti, una delle prime problematiche incontrate nello studio del concetto è stata proprio quella di formulare una definizione consensuale dell’oggetto di studio.

Studi più recenti hanno analizzato l’intelligenza da un punto di vista emotivo e sociale. Ricordiamo in particolare gli studi di Daniel Goleman che definisce l’ Intelligenza Emotiva come la capacità di creare un’armonia fra “mente e cuore”, di fare cioè un uso intelligente dell’emozione. Ciò che proviamo è alla base di quasi tutte le decisioni più importanti che prendiamo nella nostra vita.

Lo stesso  Goleman afferma che l’Intelligenza Emotiva è composta da 5 competenze emotive: consapevolezza, autocontrollo, motivazione, empatia e abilità sociali.

L’intelligenza sociale è la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva e socialmente compatibile. Attraverso di essa è possibile rendere piacevole la vita degli altri, anche se un suo utilizzo scorretto può portare a conseguenze negative come l’autocompiacimento e l’altrui manipolazione.

Ecco questo è il vero punto dello stadio della nostra evoluzione.

I popoli (molti, non tutti) sono stati istruiti negli ultimi secoli, (ma hanno continuato a fare le guerre) ma spesso non si sono socialmente evoluti.

Per evolvere occorre l’intelligenza!

Una persona così come un popolo per evolvere deve riuscire a creare un’armonia tra mente e cuore, riuscire a fare un uso intelligente dell’emozione, relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva e socialmente compatibile. Rendere la propria vita e quella degli altri piacevole! E ad osservare non solo quello che accade nel mondo (guerre ndr) ma anche nei comportamenti quotidiani delle persone nelle città, nelle scuole, nei luoghi di lavoro a me pare che su questo punto siamo all’età della pietra!

Il livello di empatia nelle persone è a dir poco spesso molto scarso quando inesistente, le capacità di relazionarsi gli uni con gli altri rispondono più a necessità egoistiche del singolo individuo piuttosto che ad un approccio assertivo e condivisivo.

Ecco allora che per evolvere dobbiamo aprirci agli altri, entrare nelle loro menti e nei loro cuori per poter comprendere e condividere gioie ma anche difficoltà, dolori, bisogni. Il desiderio di vivere in pace e di progredire credo sia comune ad ogni essere umano ma ciò diventa perseguibile solo a condizione di reciprocità e nella misura in cui non siamo disposti a fare agli altri tutto ciò che non vorremmo fosse fatto a noi stessi. E ciò vale anche nei comportamenti quotidiani.

Vorremmo vivere in una casa sporca? Non credo e allora perché sporchiamo la città nella quale viviamo che è la nostra casa?

Vorremmo essere bullizzati? Credo di no e allora perché alcuni giovani bullizzano altri giovani? Si sono mai fatti questa domanda?

Vorremmo essere mobbizzati? E allora perché alcuni dirigenti praticano mobbing nei confronti dei dipendenti? Si sono chiesti come vivrebbero questa situazione se fossero loro oggetto di mobbing?

Nella sanità si applicano protocolli. Quanti medici approfondiscono l’anamnesi ed entrano in empatia con il proprio paziente? Quanti medici sono stati ricoverati in un ospedale e comprendono il disagio fisico e psicologico che avverte chi è ricoverato? Un ricovero di alcuni giorni in ospedale dovrebbe far parte del percorso di studi di ogni medico.

Nei condomini delle grandi città spesso non si conoscono neanche i propri vicini. Ecco per passare dal loculo alla comunità dovremmo sforzarci di conoscere e salutare chi vive nel nostro condominio.

L’evoluzione richiede intelligenza e l’esempio di molti può produrre quella cultura dell’empatia, del rispetto, della comunicazione, della relazione che può produrre il cambiamento.

L’auspicio è che le nuove generazioni che da sempre rappresentano la speranza del progresso e dell’innovazione trovino l’ispirazione per attivare queste practice e generare quella evoluzione sociale che fino ad ora non c’è stata.