(I glicini di Pasolini)

Mi piomba in casa come un drone, un tartaro nel deserto, un insetto sul parabrezza, imbracciando un’arma letale: il suo cellulare ultima generazione. Non attesa, né invitata si muove tra le mura di casa mia come un’agente della Stasi in missione.

Madre di Dio!

Un rettangolo di plastica pesante e incombente che racchiude i giorni degli ultimi vent’anni della sua vita.

Le dita beccano la superficie come avide galline. Le immagini, scialbe, stanche visioni, vengono segnalate frettolosamente: vaghi riferimenti col tono di voce di un Cicerone scoglionato.

Luoghi morenti nella loro fissità. Cerchi rossi su cartine geografiche. Segnali luminosi su Google Maps. La propria esistenza espropriata della storia, della narrazione, dell’emotività.

E dentro quel quadro da “scena del crimine” con la gaiezza di una Vispa Teresa innevata punta l’arma contro il mio giardino e spara.

Verso la mia palma “simbolo fallico” grazie alla famelica voracità del bel punteruolo vermiglio, verso il nespolo imbronciato e l’albero dei tulipani, come lo chiamava Edgar Allan Poe, e che noi chiamiamo magnolia. Il mio giardino anarchico dove cresce ciò che vuole, senza vincoli legali. Dove accanto alle piante “inscritte nella Costituzione” soggiornano quelle fuori legge: le famigerate erbacce.

Sembrerebbe il giardino pensile più fotografato al mondo. Una vera Web Star.

Mamma Santissima!

La bellezza violata dalla stupidità del consumo” pret à porter”. Un’oasi verde in un vicolo di Napoli che dà su Via Matteo Renato Imbriani a Materdei (detta La Salute).

Una lunga salita verso la Collina del Vomero. Già strada sterrata nella campagna e nel fango, diventata rione cittadino con case antiche, smembrata e ricostruita dalla ” buona amministrazione” del Comandante Achille Lauro e del suo espansionismo edilizio di natura speculativa.

Uno sfregio sul volto della Città. La storia di Napoli è “sfregiusa”.

Arrivammo a Materdei a Maggio. Nel giardino esplodeva la grande palma, fronde verdi e caschi di datteri. Il lilla del glicine in fiore profumava il cielo. Distante sulla strada su di un vecchio palazzo sbrecciato veleggiava l’insegna “Sezione Primo Maggio- Partito Comunista Italiano”.

Eravamo a casa.

Salimmo quelle scale antiche di pietra lavica, la porta era di legno pesante, dalle stanze voci e fumo. Mille e mille sigarette Marlboro di contrabbando hanno annerito quelle mura. Mille e mille parole, pensieri e rabbie. Gli incontri, l’accoglienza, il “Tu” e il chiamarsi Compagni, tutto era semplice complicità e condivisione. La Politica diventata comunità, filosofia di vita…visione del mondo.

Matematica, Scienza, Conoscenza. Teste che insieme valutavano, spiegavano, vagliavano comportamenti, decisioni, azioni. Eravamo all’opposizione e avevamo imparato a farla con impeto e determinazione. Eravamo contro il Malgoverno Dc, contro la destra fascista di Almirante e la sua Eterna Fiamma.

Maronna Santa!

C’erano i compagni di strada e i tesserati che non partecipavano alle riunioni, come i cattolici non praticanti. Si diceva che nel Paese ci fossero Due Chiese: il Clero e il PCI, ma la fede che ci univa non era mistica salvazione, era un’ idea di società, una visione eroica e utopica del mondo. Nel cercare di raggiungerla consisteva il nostro lavoro e la nostra lotta.

E con noi c’era Berlinguer.

Portavo un foulard azzurro legato alla nuca, alla corsara, ai piedi sandali capresi a forma di ragno, bellissimi. Gli abiti di crepe di seta rinvenuti sui banconi delle “pezze americane” a Resina. Vestiti leggeri, romantici, che, ossimoro vivente, cozzavano con la mia vis da Masaniello, da giovane Pasionaria. Abiti floreali contro l’escalation della guerra nel Vietnam, le Brigate Rosse, il malaffare, le leggi androcentriche.

Mettevo fiori freschi sul bavero della giacca. C’era un carretto che a primavera vendeva fresie profumatissime. Accanto al portone della Sezione un pitbull nero mi salutava gioiosamente.

Faceva la guardia al “saponaro” che vendeva mobili antichi.

Peppe, il suo bellissimo figlio, ora vende detersivi.

Mater Dei.

Quando la domenica bussavamo alle porte dei compagni per “vendere” L’unità, “L’organo del Partito”, ci accoglievano con sorrisi e tazze di caffè caldo alla napoletana.

Si discuteva, ci si arrabbiava per le ingiustizie, per l’esito del voto, per tutti i torti ricevuti…

E si festeggiavano le “vittorie”…

 

 

Nel quartiere si votava a sinistra. Nei vicoli i boss contrabbandavano sigarette americane, che, le varie signore Maria, Concetta, Assunta mettevano nelle sporte coperte da teli e vendevano nelle piazze della città e nei vasci…

Lì trovavi un po’ di tutto, dalle calze di nylon alle mutande da uomo. Dalle maglie della salute agli assorbenti. L’ economia del vicolo era funzionale ad una esistenza femminile ancora molto angusta.

In Via Imbriani le botteghe si susseguivano come fiumi in piena , una dietro l’altra. Il vinaio con il suo vino novello simboleggiato dalla frasca, la lavanderia che stirava le camicie di Alfredo, la farmacia delle “vecchie” che si facevano truffare dalle commesse, il fruttivendolo che a Marzo strillava “Fave fresche”.

Si comprava il pane dal panettiere a Vico Provvidenza: forno a legna alimentato da gusci di “nocelle”.

Il pane più buono di Napoli, d’inverno ci si poteva scaldare con un palatone appena sfornato. Il quartiere votava a sinistra: la Sezione “Primo Maggio” era Ingraiana, seguiva la linea politica di Ingrao.

Ci guidava una sorta di ferma dissidenza verso la destra del partito, segno di un desiderio di intimo rigore, insaporito da un ” Q. B. ” di anarchia.

Sì, eravamo dei veri rompipalle, eppure il mondo non riuscimmo a cambiarlo.

Madre Santa!

Arrivò il Sindaco Comunista. Arrivò la morte di Berlinguer. Arrivò il Papa polacco. Arrivò la caduta del muro di Berlino. Arrivò il pianto di Occhetto.

Sopra ogni altra cosa arrivarono orde di fuoriusciti democristiani di Tangentopoli, quelli a piede libero, che occuparono gli scranni del settore di sinistra del Parlamento e vi misero il cappello, definendosi di volta in volta PDS, DS e PD, nobilitando le vecchie sezioni in Circoli e i compagni in soci elettori.

Maronna mia santissima!

Stanotte ho sognato Assange

Era finalmente libero!