La prossemica è quella disciplina che studia le relazioni tra gli individui attraverso l’utilizzo delle distanze spaziali e del contatto fisico. Si occupa della comunicazione non verbale attraverso il movimento del corpo, il contatto visivo e la distanza fisica tra le persone.

La distanza personale, che varia tra i 45 e i 120 centimetri, rappresenta uno spazio intimo riservato alle interazioni con coloro che ci sono familiari. È una distanza che può riflettere il livello di comfort e familiarità tra due individui.

La distanza sociale, che varia tra 120 e 300 cm, rappresenta un aspetto fondamentale della prossemica. Questo spazio è utilizzato tipicamente nelle interazioni con conoscenti o in situazioni in cui il grado di familiarità con l’interlocutore non è particolarmente elevato. È essenziale comprendere l’importanza della distanza sociale per stabilire una comunicazione efficace in diversi contesti, come colloqui di lavoro, trattative commerciali, o anche semplici chiacchierate con persone non strette.

La distanza sociale è fondamentale per creare un ambiente di rispetto e professionalità. Quando si mantiene una distanza di 120-300 cm da un interlocutore, si trasmette un messaggio di rispetto per lo spazio personale dell’altro. Questa distanza è adeguata per evitare di apparire troppo invadenti, ma allo stesso tempo consente un’interazione confortevole e chiara.

Ebbene negli ultimi anni ho notato come in molti contesti spontanei od organizzati la distanza minima standard di 120 cm tra un essere umano ed un altro si sia assottigliata. Nei rapporti tra persone non familiari e non intime le distanze raramente si manifestano al di sopra di 100 cm. Abbiamo avuto una specie di obbligo a rispettare la distanza di 100 cm tra individui durante la pandemia per tutelare i rischi da contagio, ma se è stato difficile far rispettare questo limite durante la pandemia, ora che la pandemia è finita si è tornati come prima e oserei dire più di prima a distanze molto ravvicinate. E non parlo di ambienti quali i mezzi pubblici o le manifestazioni dove le persone letteralmente si trovano “pigiate” l’una sull’altra. Parlo di contesti normali, quali riunioni tra individui, ristoranti, palestre, strade, scuole, uffici. Ovvero tutti quei contesti nei quali si svolge la nostra normale vita sociale. Mi è capitato di rilevare come in questi contesti la distanza tra gli individui sia quasi sempre al di sotto dei 100 cm, spesso al di sotto dei 60 cm. Ovvero ci troviamo con persone non familiari ad una distanza giustificabile dalla dottrina solo con familiari o persone intime.

 

Foto2. Foto di Forest Simon su Unsplash

Cosa significa e come è potuto accadere questo?

Il significato è complesso e profondo ma lo possiamo sintetizzare con il concetto che la distanza tra le persone non familiari si è ridotta perché si è ridotto il livello di rispetto e di privacy che si riconosce all’interlocutore.

E questo è un segno ed una conseguenza della evoluzione dei rapporti sociali che stiamo vivendo. Quando vengono cancellate le gerarchie, disconosciute le autorità, autorizzati i rapporti sociali promiscui nelle famiglie così come nei luoghi di lavoro, anche il linguaggio parlato ed il linguaggio del corpo cambiano, si adeguano.

E la diminuzione della distanza fisica tra le persone così come linguaggi informali e termini che non si trovano sul vocabolario della lingua italiana ne sono una conseguenza.

E’ un buon segno o un brutto segno?

E’ un brutto segno perché il rispetto di ciascun individuo, delle sue esigenze, delle sue peculiarità, della sua persona in quanto tale e quindi anche del suo spazio fisico e della sua privacy sono un bene inalienabile, fondamentale, non negoziabile e non comprimibile e quindi è da considerarsi come un atto di violenza quando un individuo si avvicina troppo allo spazio personale di un’altra persona senza autorizzazione.

E’ un brutto segno perché lo spazio sociale è una conquista delle civiltà adulte, mature, evolute. Infatti è noto che nelle società meno evolute, ed anche più affollate le distanze sociali sono tradizionalmente e diffusamente più ravvicinate rispetto al mondo occidentale. E quindi se questo accade in un Paese occidentale è una involuzione.

E’ un segno dei tempi, ma non è un bel segno!

 

 Foto 1: Foto di Forest Simon su Unsplash