Negli anni 90 l’Unione europea lanciò un allarme: i cittadini europei consumano troppi farmaci con molte conseguenze negative, la crescita della spesa sanitaria, l’aumentata resistenza dei batteri agli antibiotici, il crescente inquinamento di acqua e suolo da parte dei farmaci e loro metaboliti. In particolare i fiumi di Europa rivelarono concentrazioni che nel caso di un mantenuto gradiente di crescita avrebbero comportato la fine della vita nei fiumi.
Alla ricerca di responsabilità ne furono individuate 3:
- il consumo eccessivo collegato anche alla facilità di prescrizione,
- l’inadeguato funzionamento dei depuratori rispetto a questo tipo di rifiuto
- e le confezioni commerciali sovradimensionate rispetto alle reali esigenze. Quest’ultimo punto fu stimato incidere per circa 3 miliardi l’anno.
Per quanto riguarda i depuratori l’Unione europea lanciò una serie di progetti finalizzati ad integrare i depuratori con dispositivi capaci di degradare i composti farmaceutici smaltiti. Bio e foto degradazione furono i metodi più studiati ed alcuni di essi trovarono anche applicazione diretta con abbattimenti del carico farmaceutico in uscita dell’ordine fino all’85%.
Per quanto riguarda invece le confezioni il punto chiama in causa l’industria farmaceutica tentata dal facile guadagno a produrre farmaci in confezioni “più piene” del necessario. In effetti lo spreco può anche essere attivato da confezioni troppo povere che obbligano ad un nuovo acquisto che poi non può essere completamente consumato.
La stessa situazione è valida anche per i farmaci veterinari, per i quali esistono norme più rigide soprattutto con riferimento alla periodicità di assunzione nel caso di patologie croniche.
Il problema è stato affrontato in vari Paesi: le soluzioni più comuni sono
- le confezioni monouso,
- le confezioni allestite direttamente dal farmacista,
- lo spacchettamento e riconfezionamento delle confezioni contenenti dosi residue.
Solo in alcune realtà regionali ed ospedaliere queste linee guida hanno trovato reale applicazioni: in attesa di iniziative ulteriori e di norme più responsabili non si può fare a meno di rivolgersi al senso etico dei cittadini e quindi di affidarsi alla comunicazione verso loro da parte della rete scientifica.
La chimica ha fatto in passato la sua parte sia sul fronte della condivisione della conoscenza sia in quello della innovazione scientifica a contrastare tutti gli abusi e malusi di composti preziosi, quali sono i farmaci.