Nel corso della storia, attraverso una molteplicità di eventi, ci siamo resi conto che la vita dell’uomo non si è presentata come una serie di fatti favorevoli e destinati al lieto fine. Dai primordi, per arrivare allo stato attuale, è stato un susseguirsi di lotte per la sopravvivenza e di adattamento all’ambiente, di confronti con i fenomeni ai quali non si sapeva dare spiegazioni, e di apprendimenti. Abbiamo elaborato e valorizzato sentimenti positivi. Per fortuna! Solo di fronte alla morte ci troviamo impreparati ed inermi e non sappiamo porci con distacco di fronte a questo mistero. Ogni popolo ha sviluppato teorie e migliaia di pagine sono state scritte. Non è questa la sede adatta per un excursus storico, mi limito a citare i Greci antichi, per i quali la morte era un tema centrale della cultura, influenzava la visione del mondo, la religione e le pratiche funerarie ed era vista come il passaggio dall’esistenza terrena all’aldilà, dove le anime dei defunti sarebbero state in grado di continuare ad esistere in un regno sotterraneo. Noi abbiamo perso l’abitudine di considerare la morte parte della nostra vita, l’allontaniamo il più possibile e cerchiamo in forma subliminale l’immortalità, anche se per un giorno! Nella Bibbia sta scritto che: “La donna partorirà con dolore!”. Un destino già elaborato prima di nascere, di capire, di vivere! Il dolore che accompagna il parto, viene immediatamente dimenticato, sostituito dalla gioia di stringere tra le braccia la nuova vita! Credo sia il momento nel quale il linguaggio naturale dell’amore si manifesta nella sua forma più alta e pura! Intorno al neonato, nella maggior parte dei casi, si intreccia una serie di relazioni e sentimenti che lo accompagneranno nella crescita: varie forme di amore che si manifesteranno con mille sfaccettature verso i genitori, i nonni, i fratelli. … Altri legami subentreranno, a seconda delle circostanze: conoscenze occasionali e amicizie durature, addirittura per tutta la vita. Un giorno, nelle circostanze più impensate conosci una persona: un incontro casuale o la riscoperta in senso positivo di una persona già nota sarà l’appuntamento determinante inaspettato, improvviso, con l’Amore. Si scopriranno affinità, interessi e tanto altro! Non più uno, ma coppia con obiettivi comuni! L’esistenza oggi è dura! Viviamo in un mondo sempre più aggressivo, competitivo, costruirsi un presente è difficile, siamo in troppi a provare a cercare una nostra posizione felice. In ogni caso, abbattendo barriere di tutti i tipi, psicologiche, geografiche, di tempo e di spazio, si arriva a costruire una vita che può essere considerata degna o meno: la nostra, con l’intreccio di relazioni che instauriamo con le persone che amiamo, con i famigliari, con gli amici. Importante che siano rapporti veri, basati sulla forza dell’onestà, diretti, sani, rispettosi dell’altro, a mio parere è la cosa fondamentale per vivere bene! Ho parlato di eventi gioiosi, di parentesi serene, altrettanto improvvisamente, nell’arco di una giornata che sembra come le altre, ci troviamo avvolti dalla disperazione più cupa. Tutto si sgretola: la malattia, subdolamente, entra a far parte della quotidianità. Comincia l’iter delle trafile, i colloqui con i medici, gli esami e tanto altro! Un percorso analogo per tutte le persone che si trovano ad affrontare la stessa esperienza! Un muro di cavi, di macchinari, di notti senza dormire, di disagio, di dolore, di paura, di fremiti! Occhi pieni di speranza, quando ti scorgono in mezzo a tutto si rallegrano, sperano nella buona notizia! Torni ad essere lui o lei, torni ad essere la persona apparentemente forte che sei sempre stata. In altri momenti la tua paura mi fa male, tanto! E non posso fartelo capire… Il modus vivendi moderno allontana la morte dai vivi, la isola, diventa quasi un’impresa voler morire nel proprio letto circondato dalle persone care. Si muore da solo, isolato, in mezzo alle macchine che dicono agli altri quando hai fatto il tuo ultimo respiro. Lo chiamano “lutto” e ne fanno quasi una malattia, da cui rifuggire: non esiste tempo da dedicare ai morti, priorità da offrire a un passaggio che sembra una sparizione definitiva e insondabile, se non ci disponiamo all’ascolto puntuale e fragile, all’incontro senza prove sensoriali, all’entrare nell’abisso che si apre perché ogni morte di qualcuno che amiamo fa morire intere parti di noi e della nostra vita. Il messaggero della morte inizia per lo più a visitarci attraverso la morte degli altri. Assaporare la morte oltre il suo nome. Temiamo la parola “morte”, senza conoscerne l’esperienza, ipnotizzati da secoli di terrore e minacce religiose e culturali. Chandra Candiani ci parla dei visitatori celesti, quattro figure che portano un messaggio: non si scappa dall’invecchiare, dall’ammalarsi, dal morire, ma c’è una Via, opposta all’oblio, che nell’affrontarli trascende il danno e la sofferenza. Sono “messaggeri” perché portano un messaggio che risveglia, e “celesti” perché ci aprono la soglia di significati altrimenti ignorati. Leggendola impari a guardare la morte in un’altra maniera. Ricordi immediatamente di quante volte hai sentito il lamento di persone molte più anziane di te, che hanno perso quasi tutte le persone care al mondo, frettolosamente pensavi: “È normale, capita”. Invece, la Candiani ci dice:
«Il messaggero della morte inizia per lo più a visitarci attraverso la morte degli altri».
Penso seriamente, che se si ha un po’ di fortuna, la gente muore perché è arrivata alla fine della loro vita!!! Si spera che abbiano vissuto bene, che siano stato felici e che se ne vadano sereni…
Jorge Luis Borges, JLB, l’uomo che ha disintegrato il valore dello spazio-tempo, che ha sul palmo i millenni, le saghe islandesi, i coltelli argentini, il sorriso di Stevenson, gli haiku giapponesi, i viaggi mistici di Dante e quelli inferi di Poe, nel libro “Jorges Luis Borges Diffido dell’immortalità Conversazione con Liliana Heker” si può leggere:
«La parola “morte”? Mi suggerisce… una grande speranza. La speranza di smettere di essere. Sono sicuro, come mio padre, che moriremo corpo e anima. A volte, mi sento un po’ sfortunato – capita a tutti noi–; soprattutto a un uomo che è solo, che è cieco, che ha senza dubbio alcuni cari amici, ma non molti, un uomo timido come me; a volte, mi sento triste».2
E a questo punto, si sceglie di vivere! Io scelgo di vivere!!! Per me stessa, anche per me i giorni finiranno, per le persone a cui voglio bene e perché quando finisce la notte arriva il nuovo giorno, e sarà così ugualmente. Non riesco ad immaginare la mia vita senza il mare, inizialmente il mio Oceano Pacifico: a volte lo guardi ed è di un profondo blu scuro e burrascoso, a volte giocherellone e verde smeraldo, ma sempre in movimento; forse è più adeguato oggi il Mediterraneo placido e sereno, anche se nel suo ventre sappiamo tutti porta tantissima morte anche lui…
1 Ogni “centrismo” è sbagliato, ciò che conta sono le “relazioni” (Gregory Bateson)
Il podcast che potete ascoltare, è elaborato dalla IA Notebook LM, costruito a partire dalla scrittura originale del suo autore umano. Lo consideriamo un complemento, non è una replica, è un’interpretazione!