In occasione dei 150 anni dalla fondazione dell’International Meteorological Organization (IMO-1873, dal 1950 denominata World Meteorological Organization, agenzia specializzata dell’ONU), in una precedente nota (Caosmanagement n. 148) abbiamo evidenziato come, per coordinare a livello globale la meteorologia operativa e gli studi sul clima, sia stata realizzata un’estesa e stabile rete di cooperazioni internazionali.
Gli interlocutori della WMO sono i servizi meteorologici nazionali e, a tal proposito, è frequente la domanda sul perché la meteorologia operativa italiana, tra le poche al mondo sotto governi democratici, fa riferimento a una forza armata, nello specifico, l’Aeronautica Militare; in Italia non esiste un servizio nazionale civile?
Rispondiamo subito alla seconda domanda per poi avventurarci, per grandi linee, nella storia della meteorologia operativa in Italia, svelando anche il motivo del titolo della nota.
Negli anni ’90 sono state trasferite alle Regioni alcune funzioni centrali (“decreti Bassanini”) tra le quali le competenze per la meteorologia regionale, assegnate prima agli Enti Regionali di Sviluppo Agricolo (ERSA) e poi alle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA), sotto il controllo del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e con il supporto tecnico del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare. Nel 2012, si è cercato di completare l’iter con un Dpr che, nell’ambito del riordino del DPC, ha disegnato un Servizio Meteo Nazionale Distribuito; i relativi decreti attuativi, però, non sono mai stati emessi.
Finalmente, nel 2017, è stata istituita l’Agenzia ItaliaMeteo e, in considerazione della variegata realtà meteorologica generatasi negli anni ‘90, con la stessa Legge è stato istituito anche un Comitato d’indirizzo per l’Agenzia che ne ha predisposto lo Statuto e il Regolamento (approvati nel 2020).
Il Comitato d’indirizzo è composto da tredici esperti del settore di cui sette designati dal Capo del DPC e da diversi Ministeri e sei in rappresentanza delle Regioni e delle Province autonome. Detto ciò, per quanto ci si aspetterebbe da un servizio meteorologico nazionale, l’Agenzia, attualmente, non si può ancora considerare funzionante e, salvo specifiche attribuzioni, il riferimento operativo principale, nazionale ed internazionale, rimane ancora l’Aeronautica Militare, che esprime anche il Rappresentante Permanente presso la WMO.
Definito il quadro attuale, andiamo a rispondere alla prima domanda.
In Italia, come in altri Paesi, le osservazioni meteorologiche vengono eseguite sin dal XVII secolo per caratterizzare climaticamente città e territori e per finalità agricole e idrologiche. Al riguardo, per il nostro Paese, è doveroso sottolineare l’importanza del “Collegio Romano”, istituito a Roma dal fondatore della Compagnia di Gesù, Ignazio di Loyola, con lo scopo di consentire ai propri adepti di coprire tutto l’arco scolastico nello stesso complesso.
Nel 1782, il Collegio, già sede di un importante osservatorio astronomico, iniziò sistematicamente ad eseguire, accentrare e conservare misure meteorologiche. In questo, fu rilevante l’attivismo di padre Angelo Secchi (1818 – 1878), gesuita di origini emiliane, appassionato di astronomia e di meteorologia. Egli, già nel 1855, organizzò una rete di stazioni meteorologiche che trasmettevano telegraficamente le osservazioni al Collegio Romano, di cui era diventato Direttore nel 1849. Da scienziato quale era, oltre a studi di astronomia e magnetismo, introdusse in Italia l’uso delle isolinee di pressione (isobare) nelle carte del tempo e fu il primo a descrivere il percorso verso l’Italia delle perturbazioni provenienti dal nord Europa. Inoltre, all’esposizione universale di Parigi del 1867, presentò un’avveniristica stazione meteorologica, il “meteorografo”, che gli valse, per volere di Napoleone III, la “Grande Medaglia” d’oro e l’insegna della Legion d’Onore.
Ebbe modo di trasmettere la passione per l’astronomia e la meteorologia a molti studenti, in particolare a padre Francesco Denza (1834 – 1894), barnabita di origini napoletane, che aveva studiato teologia presso il Collegio “San Carlo” di Roma dove insegnava padre Secchi. Denza, nel 1857, si laureò a pieni voti in matematica e fisica presso l’università di Torino ma già insegnava matematica presso il Regio Collegio “Carlo Alberto” di Moncalieri. In questo istituto, nel 1858, venne ordinato sacerdote e l’anno successivo vi realizzò un osservatorio meteorologico. Al contempo, per conto dei Ministeri dei Lavori Pubblici e dell’Agricoltura e Commercio, avviò l’installazione di una rete di stazioni in tutto il territorio nazionale, fino ad accentrare, nell’arco di un ventennio, i dati di circa 140 stazioni, prevalentemente pluviometriche, che si estendevano dalle Alpi alla Sicilia.
E la Marina cosa fa nel frattempo?
Infatti, nel precedente articolo abbiamo accennato a come la domanda di informazione meteorologica, già forte agli albori dell’era industriale e in una Europa in via di profonde trasformazioni, si fece impellente alla luce del disastro dell’agosto del 1854 quando una tempesta presso le coste della Crimea provocò una grave perdita di uomini e mezzi della flotta anglo-francese impegnata nella battaglia di Balaklava.
A seguito di quell’episodio, per le esigenze di assistenza alla navigazione marittima, mercantile e militare, divenne predominante l’esigenza di poter prevedere il tempo, oltre che osservarlo. Per cui, essendo già noto (anche dagli studi di padre Secchi) che, localmente, il cattivo tempo viene preannunciato da un calo della pressione atmosferica, si avviò un processo di strutturazione di una rete di stazioni costiere per poter riportare su una mappa geografica, con cadenza temporale concordata, le isobare e le tendenze barometriche (la variazione rispetto alla misura precedente), avendone verificato il carattere prognostico.
Il processo culminò con l’istituzione, nel 1866, dell’Ufficio Centrale di Meteorologia Marittima a Firenze (divenuta, l’anno precedente, capitale d’Italia, dopo Torino), vantando una rete di 20 stazioni, i cui dati venivano integrati da quelli accentrati da Parigi, Londra e da altri Osservatori. Le informazioni, elaborate nella forma di analisi di situazione e di “presagio” (l’odierna previsione), venivano diffuse agli utenti marittimi.
Quindi, nella seconda metà dell’800 esistevano due linee operative di meteorologia: era necessaria una razionalizzazione (come si dice oggi). Una commissione interministeriale condusse uno studio e, nel 1876, le funzioni marittime furono fatte confluire nell’Ufficio Centrale di Meteorologia, prima a Firenze e poi, nel 1879, a Roma, capitale d’Italia dal 1871, con sede naturale nel Collegio Romano. L’Ufficio provvedeva, per l’intero territorio nazionale, al servizio di osservazione, all’analisi sinottica dello stato del tempo, alla climatologia italiana e, mediante l’istituzione di una “Sezione Presagi”, alla funzione di assistenza alla navigazione marittima. Quindi, la meteorologia marittima transitò dal Ministero della Marina ai Ministeri dei Lavori Pubblici e dell’Agricoltura e Commercio; tuttavia, la Regia Marina continuò ad occuparsi di meteorologia attraverso l’Istituto Idrografico di Genova, fondato nel 1867 per compiti cartografici.
Per quanto visto, a 6 anni dalla fondazione dell’IMO e a nemmeno 18 anni dall’unità, l’Italia aveva un Servizio Meteorologico Nazionale, l’Ufficio Centrale di Meteorologia, con sede a Roma nel Collegio Romano. Tuttavia, come succede spesso, il “caos” ci mette lo zampino. Infatti, vediamo ora come il volo della farfalla in USA (in questo caso quello dei fratelli Wright del 1903) comportò una svolta per la meteorologia operativa italiana.
Il primo volo umano certo, effettuato con un pallone ad aria calda, si deve ai Fratelli Montgolfier, nel 1783, ma sussistono conferme che il volo aerostatico, non umano, era da secoli noto in Cina.
L’avvento del dirigibile, nel 1852, perfezionato alla fine dello stesso secolo per avere un’efficace propulsione propria e una strumentazione di controllo della direzione, indusse il Ministero della Guerra ad autorizzare, nel 1884, la costituzione di un Servizio Aeronautico del Regio Esercito. Intuendone la specifica importanza, nel 1894 il Servizio fu riordinato con l’intento di accentrare in un unico ente, la Brigata Specialisti del Genio, tutto ciò che riguardava il volo.
Parimenti, diventò importante l’assistenza meteorologica alla navigazione aerea e, quindi, l’esigenza di osservare e prevedere anche le condizioni atmosferiche in quota. È questa la fase in cui diventa rilevante la figura di un Ufficiale del Genio dell’Esercito, Mario Moris (1860 – 1944) che, nella sua carriera da capitano a colonnello, segnerà la storia dell’Aeronautica e del Servizio Meteorologico.

Pallone di Garnerin, il cimelio aeronautico più antico al mondo esposto nell’atrio del MUSAM.
Nel 1904 (l’anno successivo al volo dei fratelli Wright), egli impiantò il primo cantiere sperimentale per costruzioni aeronautiche a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, locazione ideale per i voli aerostatici e per gli idrovolanti. Nella stessa zona, nel 1908, venne inaugurato il primo aeroporto italiano, Bracciano-Vigna di Valle, e, in un’infrastruttura limitrofa, nel 1910 furono eseguite le prime osservazioni aerologiche e meteorologiche (l’anno precedente, la Brigata Specialisti era diventa autonoma e affidata al Moris).
La capacità di Moris di cogliere le opportunità si manifestò pienamente quando, ancora nel 1910, venne creato il Comitato Talassografico Italiano, alle dipendenze del Ministero della Marina, per lo studio dei mari dal punto di vista chimico-fisico. Il Comitato aveva grandi disponibilità finanziarie ed era composto dai Direttori dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e dell’Istituto Idrografico di Genova, dal Regio Magistrato delle Acque (regolarizzato nel 1907) e dal Moris, in qualità di comandante della Brigata Specialisti. In sintesi, Moris, in considerazione dell’evidente utilità degli idrovolanti e dell’aeroplano, aeromobili più pesanti dell’aria, riuscì a persuadere il Comitato sulla necessità di analizzare anche la struttura verticale dell’atmosfera, oltre alle condizioni chimico-fisiche dei mari. Nel 1911, il Comitato approvò il progetto di un Servizio deputato all’assistenza alla navigazione aerea e, nel 1913, nasce il Regio Servizio Aerologico alle dipendenze del Ministero della Guerra (Ispettorato dei Servizi Aeronautici) ma supportato, con convenzioni, dalla componente meteorologica di altri ministeri. Era di fatto un servizio distribuito tra più Ministeri con il compito di rilevare dati atmosferici in quota a fini aeronautici e marittimi. La convenzione prevedeva anche che la Sezione Presagi dell’Ufficio Centrale di Meteorologia, allora diretta dal prof. Filippo Eredia (1877 – 1948), fungesse da centro coordinatore per le previsioni del tempo, oltre che per l’agricoltura e per la navigazione marittima, anche per il volo.
Alla fine della prima guerra mondiale, la validità del mezzo aereo per scopi bellici indusse al convincimento di creare una specifica arma, autonoma dall’Esercito e dalla Marina. Per tale scopo, nel gennaio 1923 fu istituito il Commissariato per l’Aeronautica, con funzioni sia militari che civili, con l’obiettivo di preparare i relativi provvedimenti legislativi. L’iter si concluse con l’istituzione, il 28 marzo 1923, della Regia Aeronautica mentre, in agosto, il Commissariato diventò Ministero. Alla nuova arma transitarono tutte le forze aeree militari del Regno e delle colonie, sia dell’Esercito che della Marina, e la direzione fu affidata al generale Giulio Douhet.
E la meteorologia?
La Stazione Aerologica di Vigna di Valle confluì alle dipendenze della Regia Aeronautica con compiti di ricerca, studio e sperimentazione. Ma l’arma aveva necessità di dotarsi anche di una propria componente “presagi” per l’assistenza al volo. Di fatto, per tale compito, fu creata una Sezione Aerologica, sita presso l’aeroporto di Roma-Centocelle.
Ma la sezione risultò poco adeguata, per struttura e personale, a garantire un servizio efficace e, pertanto, una commissione interministeriale (Guerra, Marina, Economia Nazionale) decise di risolvere drasticamente la questione incorporando, ex abrupto, buona parte del personale della Sezione Presagi dell’Ufficio Centrale di Meteorologia (dopotutto, si era in regime dittatoriale …). Di fatto, il 2 luglio del 1925, diretto dal prof. Eredia, viene costituito l’Ufficio Presagi del Ministero dell’Aeronautica con compiti di meteorologia generale, di assistenza alla navigazione aerea e, mediante la Stazione Aerologica di Vigna di Valle, di ricerca, studio e sperimentazione. Nasce in questa data il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, 100 anni fa.
La sede, dapprima presso il Collegio Romano, nel 1931 fu trasferita nel nuovo complesso edilizio di Palazzo Aeronautica e il personale, inizialmente civile, dal 1940 è militare. Il resto è noto: Bernacca, Baroni, Sottocorona, Laurenzi, Giuliacci, Morico, Guidi, Mocio ecc. sono stati e sono la punta dell’iceberg di un’organizzazione di circa un migliaio di operatori, molti dei quali lavorano in Enti che, dalla fondazione, garantiscono un vitale servizio al Paese 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno (nonostante la “compressione” nella Difesa, dicastero che non ha la meteorologia come missione primaria …).