Il Professor Paolo Manzelli tra Scienza, Arte e Immaginario
Ci sono incontri che non accadono per caso. Persone che il destino ci affida con la discrezione di un sussurro, ma che poi diventano, con la forza di un’eco, presenze costanti nel nostro cammino. Il Professor Paolo Manzelli è, per me, uno di questi incontri. Una guida, un mentore, un amico. Ma anche, e soprattutto, una perla rara: preziosa per ciò che rappresenta, unica nel suo modo di vedere il mondo, e capace – come poche altre – di lasciare una traccia concreta nel fluire delle idee.
Nel raccontare di lui, oggi che si avvicina al traguardo di un compleanno importante (più prossimo ai novanta che agli ottanta), lo faccio con la gratitudine di chi ha avuto il privilegio di condividere un tratto di strada lungo e ricco. Lo faccio con il cuore, ma anche con il rigore che si deve a chi ha speso la vita nella ricerca, nel pensiero e nell’azione trasformativa.
Paolo Manzelli, già Professore Ordinario di Chimica Fisica all’Università di Firenze e Direttore del Laboratorio di Ricerca Educativa (LRE), è stato – e continua a essere – un protagonista silenzioso e rivoluzionario del pensiero contemporaneo. Non uno scienziato nel senso comune del termine, e nemmeno un semplice divulgatore. Piuttosto, un visionario metodico: capace di scardinare confini disciplinari e di immaginare territori dove scienza, arte e filosofia non solo coesistono, ma si potenziano a vicenda.
Là dove molti si arrestano alla superficie dei modelli lineari, Paolo ha sempre avuto il coraggio di spingersi oltre. La sua critica al paradigma meccanicistico – quello che ancora oggi domina le scienze dure, ma anche buona parte dell’economia e della medicina – è diventata, nel tempo, una delle sue battaglie più profonde. Un mondo spiegato come un orologio ben calibrato, prevedibile e statico, è un mondo incapace di comprendere la vita nei suoi aspetti più autentici: l’evoluzione, la creatività, l’imprevedibilità.
Il nodo fondamentale del suo pensiero risiede nella complessità e nella relazione. I fenomeni non sono oggetti isolati, ma eventi interconnessi, che si trasformano nel tempo e nello spazio. In questo contesto si inserisce uno dei suoi concetti più originali e affascinanti: l’Immaginario. Non inteso come mera fantasia o evasione, ma come la capacità profondamente umana di costruire modelli mentali alternativi, anticipatori, capaci di vedere l’invisibile per generare nuove possibilità. “Vedere l’impossibile per immaginare il possibile”, amavamo dire lui ed io. Ed era esattamente quello che faceva, ogni giorno.
Questa visione si è tradotta in una delle sue iniziative più brillanti: quARte, una strategia di convergenza tra arte e scienza a indirizzo quantico, dove il mondo dell’arte, con la sua sensibilità a cogliere ciò che ancora non è formalizzato, diventa una via privilegiata per anticipare nuovi paradigmi. L’artista – pittore, scultore, compositore – non è solo un interprete estetico, ma un creatore di significati che la scienza, spesso, non ha ancora gli strumenti per misurare.
Una delle sue riflessioni più acute riguarda il tempo. Nella visione classica, esso scorre in linea retta: passato, presente, futuro. Ma per Manzelli, il tempo è costruzione, è risultato dell’interazione tra memoria e previsione. Il cervello umano, in quest’ottica, è una macchina anticipante, che genera il presente come punto d’incontro tra ciò che è stato e ciò che può essere]. È una visione che, nell’era digitale e iperconnessa, assume un valore profetico: ci invita a ripensare il concetto stesso di adesso, come spazio creativo e dinamico.
Il Prof. Paolo Manzelli, docente ed esperto di scienze cognitive e chimica teorica, si distingue per un approccio interdisciplinare che integra innovazione scientifica, creatività e tecnologia avanzata. Promuove una visione sistemica della conoscenza, in cui la scienza dialoga con l’arte, la biologia, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale. La sua attività di ricerca esplora modelli cognitivi evolutivi, l’uso delle ICT nella formazione e nella comunicazione scientifica, e l’impatto delle tecnologie emergenti sulla trasformazione della conoscenza. Il Prof. Manzelli è un punto di riferimento per chi, nel mondo accademico, cerca nuove connessioni tra scienza, creatività e sostenibilità. Giuliana Guazzaroni
Non stupisce, quindi, che anche la biologia sia entrata nel suo campo d’indagine. Con il termine Bioquantica, Manzelli ha proposto una lettura della vita che si fonda su segnali luminosi (i biofotoni), sulla memoria strutturale dell’acqua, e sulla trasmissione dell’informazione come principio attivo. Ha sollevato dubbi sulla riduzione del cibo a valore calorico, promuovendo una visione nutraceutica, in cui l’alimento è anche portatore di informazione e benessere.
Paolo Manzelli ha affrontato temi cruciali anche nel campo della salute, della neuroimmunità e dell’epigenetica virale. E lo ha fatto con coraggio, anche quando le sue posizioni risultavano scomode o controcorrente. Non per amore del dissenso, ma per fedeltà a un pensiero critico, complesso, non allineato con le semplificazioni dominanti.
Per promuovere questa visione così articolata e feconda, ha fondato nel 1997 EGO-CreaNet, una rete telematica scientifica e
culturale, attivissima nella sperimentazione dell’apprendimento in rete, ben prima che si parlasse di e-learning e knowledge society. Con progetti pionieristici come SEEbyWAP (in cui si è stati visionari innovatori portando per primi internet sui telefoni cellulari e si è ipotizzata la realizzazione dei futuri “smartphone” in un’ epoca in cui i telefoni erano solo voce ed sms convincendo Nokia e Tim a collaborare a questo progetto) e partnership con realtà come la nostra Associazione Scientifica Fatateam e lo spin-off dell’Università di Firenze SEE S.r.l. di Milano, Manzelli ha dato forma concreta a ciò che per molti era ancora solo un’ipotesi: la creatività come processo sociale e scientifico, non come talento elitario o imprevedibile.
Ciao Paolo, un grazie di cuore, tu come un Padre, mi hai tenuto la mano e con te sono entrato nel mondo Quantistico, di cui quasi nulla sapevo. Ti auguro buona vita. Un abbraccio Lella Casolari
Infine, un campo che lo ha sempre affascinato è quello dell’economia. Non l’economia come bilancio o profitto, ma come sistema vivente. Ha sostenuto con forza la necessità di un superamento del modello industriale lineare in favore di un’economia ciclica, ispirata alla natura, che trovi nel no-profit e nel terzo settore i suoi motori di rinnovamento. E ha lamentato, non senza amarezza, la difficoltà della politica a dialogare con la complessità, troppo spesso legata al breve termine e incapace di immaginare – sì, ancora una volta – un futuro diverso.
Io, con una formazione umanistica e una certa distanza – quasi un rifiuto istintivo – verso la chimica, disciplina che non avevo mai compreso fino in fondo, grazie a Paolo ho scoperto un intero universo. Abbiamo aperto le porte della nostra rivista ai suoi contributi perché abbiamo capito, fin da subito, che era avanti. Molto avanti. Dietro la sua energia travolgente si celava un ricercatore brillante, dotato di una profonda umanità e di una straordinaria sensibilità. Trattava temi molto diversi tra loro, ma sempre con rigore scientifico e onestà intellettuale. Abbiamo collaborato per circa quindici anni: abbiamo pubblicato i suoi articoli, partecipato insieme a convegni – internazionali e non – e costruito nel tempo un’amicizia autentica e profonda. Grazie di cuore, Paolo. Per avermi fatto conoscere un mondo che, senza di te, mi sarebbe rimasto estraneo. Marisol Barbara Herreros
Tutto questo, e molto altro, ha trovato spazio nella rivista caosmanagement.it, che grazie alla sensibilità dell’ing. Giuseppe Monti e di Marisol Barbara Herreros ha accolto e valorizzato nel tempo moltissime delle sue pubblicazioni. È anche per questo che oggi, mentre celebriamo il suo pensiero, celebriamo anche la bellezza di un’amicizia editoriale che ha saputo custodirne la voce contribuendo a diffonderla nel mondo.
Il lavoro del Professor Manzelli non è solo un’eredità da raccogliere. È una fiamma da alimentare. Una sfida da rilanciare. Un invito a pensare – e a vivere – in modo più consapevole, più relazionale, più immaginativo. Lo dobbiamo a lui, ma soprattutto lo dobbiamo a noi stessi. Perché se davvero vogliamo affrontare le grandi crisi del nostro tempo – ecologiche, sociali, cognitive – dovremo farlo con menti aperte, capaci di vedere oltre la superficie.
Grazie, Paolo. Per aver creduto, instancabilmente, nella potenza dell’Immaginario. E per averci insegnato che l’unica vera innovazione è quella che nasce dall’incontro tra rigore e stupore.
Adelio Schieroni Con la preziosa collaborazione dell’intelligenza artificiale conversazionale (…che, ne sono certo, il Professor Manzelli saprà accogliere come uno dei tanti strumenti dell’Immaginario applicato…)