Numero 37 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Le sfide globali e il pensiero creativo

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di Simone Piperno

 

Il momento difficile della nostra economia e di quella globale è sotto gli occhi di tutti; non c’è bisogno di essere degli esperti o degli analisti per comprendere che siamo di fronte ad un momento cruciale, di svolta, tra un sistema economico e politico che ha raggiunto dei limiti evidenti ed un nuovo modello da progettare, ancora lontano dal vedersi.
Il pensiero creativo può risultare utile in un’epoca nella quale occorre progettare, innovare, ripensare, secondo schemi non consueti; anche per questo motivo ho deciso di occuparmi di questa disciplina del mondo della formazione e su questa materia inizierò una nuova collaborazione con Caos Management, proponendo tecniche ed approcci relativi all’arricchimento e allo sviluppo della Mente creativa.
In ogni numero vi parlerò di una tecnica e delle sue possibili applicazioni, da quelle classiche come i 6 cappelli per pensare di De Bono o il Brainstorming di Osborne, a quelle meno conosciute, ma ugualmente interessanti ed ogni tanto vi proporrò qualcuna delle mie elaborazioni, per sapere cosa ne pensate.
Come ripeterò nei prossimi numeri, chi vorrà sperimentare queste tecniche, discutendo delle modalità di svolgimento o dei risultati, potrà scrivere alla redazione di Caos Management: redazione@caosmanagment.it.

“Siamo in un’era in transizione, tra una civiltà quasi finita ed una nuova inconcepita”, cantavano i Nomadi e Guccini, ormai qualche decennio fa.
Tante volte nella storia, dalle crisi sono nate idee importanti, capaci di trascinare gli uomini verso il progresso e nuove mete di sviluppo: è questo il lato ottimistico di questa crisi globale.
Contemporaneamente, è vero, nascevano tristi e drammatici movimenti di violenza che anche nella nostra epoca non mancano, come dimostrano le numerose guerre, che si stanno combattendo, in questo momento, in tanti Paesi del nostro mondo; il numero dei conflitti infatti, è purtroppo superiore a quello che comunemente si immagina, come potrà confermarci il Prof. Porcasi, collaboratore di questa rivista e grande esperto di geopolitica.
Questa ambivalenza presente nella storia dell’umanità non deve impaurirci e come si dice in linguaggio aziendale, nel mondo della formazione, è possibile trasformare un problema in un’opportunità.

Questa crisi economica porterà indubbiamente molti problemi alle persone, dai fallimenti delle aziende, alla difficoltà di permetterci stili di vita superiori alle nostre reali possibilità, ai licenziamenti come abbiamo visto dai recenti annunci di Citygroup (53 mila esuberi nel 2009) o dal filmato  diffuso su youtube da General Motors riguardante le possibili e catastrofiche implicazioni scatenate  dal suo possibile fallimento:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/11/gm-se-crolla-detroit-crolla-america.shtml?uuid=43029e16-b4ef-11dd-b924-a4bb3f77fd1b

Da qualche anno ormai, Confindustria nel nostro Paese, ma anche l’Unione Europea, per voce di numerose commissioni dedicate alla questione dello sviluppo e della crescita economica, parlano ripetutamente di innovazione e creatività al servizio di imprese ed organizzazioni, in generale. Fino a qualche anno fa, soltanto accennare alla parola creatività in un’azienda, sarebbe stato assolutamente eretico e controproducente: nessun consulente sarebbe stato ascoltato, scambiato per un artistoide che voleva mettere il becco in questioni che non gli competevano.

Oggi, di fronte alle sfide globali dell’economica, del lavoro, dell’ambiente, della salute, dell’istruzione e, in generale, della qualità della vita, parlare di innovazione e di pensiero creativo è decisamente importante. Quando si attraversano delle crisi economiche congiunturali, dovute a problematiche specifiche, è possibile reagire “stringendo la cinghia”, risparmiando ed evitando investimenti non oculati, ma di fronte a situazioni come quella attuale, in cui tutti i settori e i livelli della nostra economia sono a rischio, la risposta potrebbe essere quella di un rinnovamento complessivo.

Per anni ho ascoltato l’ing. Monti, direttore di questa rivista, parlare alle aziende, invitandole ad “innovare prodotti e processi”, offrendo strumenti utili in tal senso e talvolta inascoltati.

In questa fase, riprendendo quanti suggerito da Fernando Dell’Agli, sul numero 28 di questa rivista: “è qui ed ora che posso cercare di giocare al meglio le mie carte per la mia crescita umana e professionale; darò quindi il meglio di me con la mente e con il cuore e lascerò la mia impronta, a vantaggio mio e della organizzazione di cui faccio parte”, oppure da Laura Del Vecchio, che nell’ultimo numero si chiedeva: ”Perché non coltivare il senso di responsabilità e di appartenenza? Ironia della sorte erano proprio gli anni a cavallo della famosa crisi del ’29 – tra il 1924 e 1932 – quelli in cui Elton Mayo provava a vedere cosa succedesse dando retta ai lavoratori: guarda caso la produttività saliva. Le regole che servono oggi non sono forse regole di convivenza pacifica piuttosto che norme di ingaggio?”.

Bene, questa potrebbe diventare un’epoca di grandi cambiamenti, a patto che non si risponda alle sfide globali con le risposte consuete, ma ci si sforzi, profondamente e sinceramente nell’edificazione dell’opera più importante, quella del benessere comune.
Per trasformare i problemi globali in opportunità di crescita, occorre osservare la realtà scrollandosi di dosso i punti di vista abituali, superando i nostri normali confini, dettati dai vincoli a cui siamo abituati. Einstein diceva che per risolvere i problemi occorre porsi ad un livello logico superiore, differente, e che non basta analizzare la questione, sebbene in modo dettagliato e scientifico, in sostanza: “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato”.

Come scrivevo all’inizio, in questa rubrica propongo una serie di tecniche per lo sviluppo del pensiero creativo, legandole ad applicazioni concrete: in questo caso, parliamo delle riunioni di lavoro, una questione che ci riguarda tutti, chi più chi meno.
Molto di noi, infatti, avranno sperimentato l’effetto nocivo sul morale e sui risultati di un gruppo di lavoro da parte di riunioni fiume, al termine delle quali, l’unica cosa ad intensificarsi è il conflitto interno.

Quando una riunione supera i 30 minuti senza aver raggiunti i risultati pianificati, è meglio per tutti lasciar stare e riconvocarla successivamente; spesso problemi di questo genere derivano da un certo spontaneismo con il quale vengono organizzate tali riunioni, senza un’organizzazione degli argomenti, degli interventi, degli obiettivi e questo fa si che finiscono per parlare sempre le stesse persone, coloro che hanno maggiore dimestichezza con l’organizzazione o che sono particolarmente logorroici, a danno di altri, magari più riservati e meno abituati a parlare in pubblico. Così, idee brillanti che potrebbero nascere dai più timidi o combinando, grazie a specifiche tecniche, le idee degli uni e degli altri, si perdono in un mare di recriminazioni e polemiche.

In una riunione è importante creare il clima propedeutico alla realizzazione dell’obiettivo che ci si pone, impostando modi e forme per gli interventi, oppure disponendo i partecipanti  in modo opportuno, come dettano alcun principi della psicogeografia, che ci suggerisce, tra gli altri, Robert Dilts, uno dei massimi esperti mondiali del pensiero creativo e del coaching, oltre che della Programmazione Neuro-linguistica, nel volume “Il Manuale del coach”.

E’ utile disporsi in cerchio, attorno al prodotto/idea, per un efficace brainstorming

Tale modalità, secondo Dilts, infatti “intensifica l’interazione tra i membri del gruppo… questa disposizione implica che tutti i partecipanti abbiano uguale status, così tutte le idee.. che si possono fari rimbalzare agilmente l’una sull’altra e possono aggiungersi rapidamente alle idee degli altri”.

Oppure disponendosi a semicerchio, per esaltare la facoltà di progettare e pianificare, “focalizzandosi su un punto preciso e… rappresentando il focus che ciascun componente ha in comune con gli altri”.

E ancora, allineandosi in fila, per vagliare, criticare, scandagliare: “ciascuno, sarà portato a rispondere secondo il proprio punto di vista, piuttosto che verificare le reazioni degli altri membri del gruppo”.

La psicogeografia è una delle variabili importanti nella progettazione di una riunione ed è utile sperimentare le sue diverse modalità, sempre in riferimento all’obiettivo dell’incontro; esistono, altre variabili rilevanti, tra le quali, la successione e l’organizzazione degli interventi e degli argomenti, le regole ed i tempi sui quali è impostata la riunione stessa. Disporre di una vasta gamma di scelte per organizzare eventi di questo tipo è quindi particolarmente utile. Nei prossimi numeri introdurrò una serie di tecniche più o meno note che potranno esservi utili, a partire dalla 6 cappelli per pensare, la tecnica di De Bono, molto nota dal punto di vista teorico, ma da quello pratico, l’avete mai svolta? Con quali risultati?

Ne parliamo sul prossimo numero e nel frattempo aspetto vostre notizie e commenti!

 

 

Simone Piperno: si occupa di formazione e di coaching perché la condivisione delle conoscenze e la crescita personale costituiscono il suo interesse più profondo e la sua passione nel lavoro. Pubblicato il primo libro, con F. Angeli, intitolato "Coaching Creativo. Tecniche per la crescita, l'innovazione, il cambiamento personale ed aziendale", con Maria Rita Parsi e Massimo Del Monte. Il Coaching Creativo ha come obiettivo lo sviluppo e il miglioramento delle capacità creative nelle persone e nei gruppi, attraverso una metodologia e delle tecniche originali e con l'integrazione delle tecniche classiche per lo sviluppo del pensiero creativo, come potete vedere sul suo blog: http://simonepiperno.blogspot.com/ e sul sito: http://www. coachingcreativo.com