Numero 37 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Il Caos e la sua gestione

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di Alfonso Palumbo

 

Il caos e la sua gestione. Il caos e cosa esso sia, nelle rappresentazioni che tutti ci facciamo. Parlare di caos è come aprire una porta aperta sulla fantasia, un’altra sul destino. Non per filosofia spicciola, ma per darsi una giustificazione e per rispondere con equilibrio alle provocazioni della cronaca. Sì, questo è quello che penso del caos e questo è quello per cui intendo scrivere per voi-noi, autori-lettori di Caos Management. Già: un duplice aspetto, l’autore-lettore,

ttfrutto anche’esso del caos o piuttosto della pluralità di soggetti che diventiamo momento dopo momento. Chi - come me - si occupa di comunicazione deve per forza rispettare questa energia del mondo: in modo laico, disinvolto, quasi irriverente. Mai con presunzione: per imparare ciò che non si conosce. Del fenomeno si possono avere riprove innanzitutto vivendo. Era proprio vivendo che Victor Hugo affermava: <Il cuore umano, questo caos>; <Confondere l’alto e il basso è il caos… Tutto ha inizio ed ha termine con il caos. Che cosa è il caos? Una immensa lordura con cui Dio ha creato la luce>.

In veste di giornalista, proprio perché spinto dalla necessità di spiegare con la logica dell’oggi le vicende della cronaca, direi che del caos sia possibile farsene una rappresentazione spostandosi su tre livelli di indagine: personale, collettivo, nazionale. Escluderei quello mondiale per il motivo che ci fa ritornare a quell’unico organismo singolare che è la somma della coscienze, delle sensazioni, del palpitare di ognuno di noi. Così, al primo livello mi sorreggono altre parole, quelle dello psichiatra Pasquale Romeo (<Amore e caos> - Rubbettino Editore): <Se alla persona innamorata si chiedesse di descrivere l’altro, la risposta sarebbe impressionistica, fatta di grandi aggettivi: è bello, è eccezionale, è fantastico. Non emergerebbe perciò la descrizione di una persona, ma solo uno stato d’animo. Se invece si chiedesse alla persona che ama, la descrizione è molto accurata e fornisce l’identikit di una persona con qualità e difetti, spesso si amano più i difetti che le qualità>. E’ una fase idilliaca del caos, tanto più forte quanto appunto più idilliaco. E’ la fase che prediligiamo di più, che ci fa pensare in rosa e non ci concede alibi se non quelli del cuore.
Del secondo parlerei approfittando del tema “crisi economica”. I bilanci delle famiglie, delle aziende, delle Istituzioni sono sfuggiti al controllo: ma il caos è stato causa o effetto? Tutto ciò che sfugge al nostro controllo deve per forza diventare caos? I miei dubbi vorrei che fossero solo miei, mi dispiacerebbe molto incrementare il tasso di disillusione attuale; eppure sono sempre di più convinto che la parola <caos> andrebbe sostituita con <destino>. Perché esiste un destino inevitabile-ovvio-scontato, a cui si va incontro cancellando l’etica: un po’ come accadde all’Impero romano, crollato più per ragioni morali/etiche che militari/economiche. Il rischio di sfociare nel commento politico è forte: ma della politica più nobile, frutto dei nostri pensieri e delle nostre azioni, alla politica partitica importa nulla. E questo spiega le derive attuali.
Ultimo livello. Qui occorre uno sforzo di onestà intellettuale. Pensiamo ad esempio all’uso che facciamo del Codice della Strada. Parliamo al cellulare rispettando le norme sulla sicurezza? Siamo ossequiosi dei limiti di velocità? Dalle nostre scelte emerge un caos fonte di pericolo; tuttavia, il rischio del caos generalizzato è quello di essere generato dalla convinzione che nessuna legge sia ottimale perché impossibile ad essere applicata. Se ci fosse auto-controllo forse sarebbe più facile controllare gli altri.
Infine. Ma se la vita è caos per gli individui, perché non dovrebbe esserlo pure per gli Stati, che di individui sono formati? Forse la risposta si trova nelle parole di Romeo per il quale <Esistono due tipi di donne e di uomini: chi vive il proprio tempo scegliendo e chi si fa scegliere, lasciando che sia il tempo a coglierlo>. Indicazioni per l’uso: sostituire <società> a <donne/uomini>.  

 

 

Alfonso Palumbo: Giornalista free-lance che si occupa di cronaca e politica. Al momento svolge mansioni di Direttore responsabile per conto di un mensile, family-oriented. Vive a Roma dal 2001 ed é un appassionato di teatro e letteratura. Per diletto scrive sceneggiature e soggetti teatrali; inoltre ha pubblicato due libri di narrativa, il terzo spera esca tra poco. E’ un curioso e gli piace credere che <I giornalisti liberi siano una garanzia di verità>.