Mi dispiace utilizzare una parola anglosassone per intitolare questo articolo ma, come spesso accade, la lingua inglese sintetizza molto bene concetti ampi. In italiano infatti il termine understatement si presta a molteplici traduzioni ed applicazioni.

 

Prendendo in prestito la traduzione letterale che ne fa l’enciclopedia Treccani  si legge: “Intenzionale attenuazione della realtà nella presentazione di un fatto, che viene affermato o descritto non solo senza enfasi o esagerazione ma riducendolo a limiti molto inferiori alla sua reale importanza o gravità, in genere con il risultato di ottenerne per contrasto – suscitando un effetto di ironia – una sottolineatura ancor più efficace (in questo senso è accostabile all’uso retorico della litote). Può essere un atteggiamento occasionale oppure una consuetudine (considerata caratteristica del carattere anglosassone), adatta in partic. alla diplomazia e alla politica.”

 

Ora riferendoci in particolare a coloro che occupano nella società posizioni di grande responsabilità nella politica, nell’economia e nella finanza possiamo rilevare come negli ultimi tempi ci sia stato un cambiamento profondo negli uomini, nell’approccio e nello stile comportamentale e comunicativo di molti di essi. Evviva!

 

Era ora che si tornasse ad un minimo di “normalità” nei comportamenti e nella comunicazione. Certo c’è ancora molta strada da fare per rendere questi comportamenti a standard di sistema del Paese ma è comunque un ottimo segno che finalmente siano emersi, con grande apprezzamento della popolazione, attori in grado di affermare questo stile: l’understatement.

 

A puro titolo di esempio rileviamo come ai toni di perenne campagna elettorale esercitati da diversi anni da molti politici (senza peraltro concludere nulla di concreto o di positivo) si siano sostituiti in sede governativa toni molto assertivi, approcci seriamente negoziali, comunicazioni limitate all’essenziale e prive di enfasi. Alle esagerazioni della comunicazione di molti leader (quasi tutti in verità), ma anche dei media (basti pensare ai titoli dei giornali e dei telegiornali che trattano ogni notizia come se sia scoppiata la terza guerra mondiale) si sta affermando (ancora in pochi soggetti ma significativi) una comunicazione sobria, un approccio concreto e pragmatico volto alla soluzione dei problemi e non alla loro enfasi, strumentalizzazione o complicazione.

 

Ripeto c’è ancora molta strada da fare e la nostra cultura è intrisa di individualismo, interpretazione, negoziazione continua che porta inevitabilmente a complicare tutto anziché a semplificare norme e procedure (esattamente il contrario di ciò che occorre nei tempi che viviamo – pandemia docet – siamo la patria del diritto romano con tutto ciò che ne consegue ma forse dovremmo essere abbastanza intelligenti da comprendere che quella epoca storica è finita e sarebbe utile aprirne una nuova – per chi vuole approfondire rimando ad altro mio articolo “Diciamocela tutta: dobbiamo abbandonare il diritto romano”- caos management n. 130).

Tutta l’Italia, ma in particolare la Pubblica Amministrazione è diventata un gigantesco UCAS (Ufficio Complicazioni Affari Semplici).

Tornando all’Understatement credo che tutto il Paese (o buona parte di esso) abbia apprezzato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che con il suo passo felpato, i toni sempre assolutamente soft e un approccio concreto e silente ha risolto una crisi politica senza precedenti nella storia della Repubblica. Così come credo la maggioranza degli Italiani abbia apprezzato ed apprezzi tutt’ora lo stile, l’approccio, il pragmatismo e la determinazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi che con il suo tono sempre assertivo, mai polemico o sopra le righe sta gestendo la pandemia e l’economia in maniera esemplare. Ma per estendere gli esempi anche in altri settori rileviamo come anche nel calcio i nuovi proprietari della ASRoma (i Friedkin ndr) abbiano dato una vera e propria svolta alla gestione ed alla comunicazione della società. Nessuna comunicazione se non a cose fatte, basso profilo, presenza costante della proprietà sugli spalti, nessuna presenza a talk show, organi di stampa o tv tanto per fare presenzialismo, zero polemiche. Uno stile nuovo anche per l’Italia del calcio. E potremmo continuare con altri esempi nel mondo dell’industria o della finanza.

 

Insomma stanno venendo alla ribalta e si stanno affermando uomini nuovi, approcci nuovi, stili di gestione e comunicazione nuovi e ben lontani dalle trombe e dalle fanfare a cui purtroppo ci avevano abituato altri interlocutori per molti anni.

 

Personalmente sono molto lieto di tutto ciò e l’augurio che faccio è che questo stile possa affermarsi sempre di più, possa diffondersi soprattutto tra i giovani che sono il nostro futuro e la nostra speranza, che l’understatement nel senso sopra inteso possa essere insegnato in qualche modo a scuola, nelle università, nelle aziende per diventare stile, cultura  ed approccio di sistema.

 

 

 Evviva l’understatement!