Ho aspettato. Volevo scrivere questa recensione la scorsa settimana, anche sull’onda dell’entusiasmo del pubblico di Netflix. Però mi sono fermato e mi sono concesso tempo e soprattutto una seconda visione.

Adolescence” è una miniserie britannica del 2025, scritta da Jack Thorne e Stephen Graham, e diretta da Philip Barantini. Composta da quattro episodi, ciascuno girato in un unico piano sequenza, la serie esplora le conseguenze devastanti del bullismo, del cyberbullismo e dell’influenza delle sottoculture online sui giovani.

Questa è una scarna descrizione di quello che è un vero e proprio fenomeno e forse una delle cose migliori degli ultimi dieci anni. Il suo successo è stato immediato. La storia ruota attorno a Jamie Miller, un tredicenne accusato dell’omicidio di una compagna di classe. La narrazione segue le diverse prospettive dei personaggi coinvolti, offrendo uno sguardo approfondito sulle dinamiche familiari, sociali e psicologiche che emergono in seguito all accusa.
La serie affronta temi complessi come la misoginia, l’odio online e la fragilità adolescenziale, invitando gli spettatori a riflettere sulle influenze negative che possono condurre a tragici eventi.
La scelta stilistica di girare ogni episodio in un unico piano sequenza senza stacchi di montaggio crea un’esperienza immersiva per lo spettatore, aumentando la tensione e l’intimità della narrazione.
Questa tecnica, già utilizzata in passato da Alfred Hitchcock in “Nodo alla gola” e di molti altri maestri del cinema, permette di seguire l’azione in tempo reale, facendo sentire il pubblico parte integrante della scena.

Splendida anche la scelta di seguire per ognuna delle quattro puntate la narrazione in un’ambiente ed unità di tempo specifico, primo l’arresto ed il posto di polizia, poi la scuola, di seguito il lungo colloquio con la psicologa e per ultimo il compleanno di Eddie, il padre del ragazzino protagonista, uno Stephen Graham che qui è anche sceneggiatura.
Proprio lo script è uno delle frecce all’arco di questo drama che non lascia respiro. La scrittura di Thorne e Graham è cruda e realistica, offrendo dialoghi incisivi che mettono in luce le emozioni contrastanti dei personaggi.

La serie non si limita a raccontare un caso di cronaca nera, ma approfondisce le cause e le conseguenze sociali e personali legate all’evento centrale. Le performance degli attori sono state ampiamente elogiate dalla critica.
Owen Cooper, nel ruolo di Jamie Miller, offre una prova intensa e sfaccettata, catturando la vulnerabilità e la confusione tipiche dell’adolescenza.
Christine Tremarco interpreta la madre di Jamie, trasmettendo con profondità il dolore e la lotta interiore di una donna che cerca di comprendere e sostenere il figlio in circostanze drammatiche.
Stephen Graham interpreta il padre di Jamie, offrendo una performance toccante che evidenzia le difficoltà di un genitore nel confrontarsi con una realtà sconvolgente.
Il cast di supporto, tra cui Ashley Walters, contribuisce a rendere la serie autentica e coinvolgente. Però una menzione speciale la merita per me Erin Doherty, protagonista della terza puntata con una recitazione straordinaria, attrice che vi consiglio di ammirare anche in A Thousand Blows, sempre accanto a Graham – di cui parleremo in un’altra occasione – su Disney+.

“Adolescence” affronta con coraggio tematiche attuali e rilevanti, come l’influenza delle sottoculture online, in particolare quella “incel” (uomini che si definiscono celibi involontari e nutrono un forte risentimento verso le donne e la società in generale, tanto da aver compiuto delle stragi negli Usa e nel Regno Unito), sul comportamento dei giovani.
La serie mette in luce come l’esposizione a contenuti misogini e violenti possa influenzare negativamente la psiche adolescenziale, portando a comportamenti estremi. Si parla di social e si fanno parlare i giovanissimi dei social.
La Manosphere (letteralmente “atmosfera del maschio”) è un universo digitale popolato da movimenti online che offrono una visione distorta delle relazioni tra uomini e donne.
Uno dei personaggi più influenti all’interno di questo mondo è Andrew Tate, ex kickboxer e influencer, noto per i suoi messaggi sessisti e per la retorica della supremazia maschile. Tate viene citato esplicitamente in Adolescence, a conferma di quanto queste ideologie abbiano un impatto concreto sulle nuove  generazioni.
Nella serie, scopriamo quanto Jamie sia esposto a queste teorie e ne sia influenzato nel suo modo di vedere le relazioni. Si scoprono cose molto importanti che vanno conosciute se si vuole entrare in un vero e proprio universo senza preconcetti ma che sferra un pugno allo stomaco e prende alla gola.

La rappresentazione del bullismo e del cyberbullismo è realistica e spietata, mostrando le conseguenze devastanti che possono derivare da atti di crudeltà tra coetanei. La serie invita a una riflessione profonda sul ruolo dei genitori, degli educatori e della società degli adulti nel monitorare e guidare i giovani in un’era dominata dai social media e dalle influenze digitali.
Però mostra anche quanto si sia veramente “disarmati” nell’affrontare questo mondo e nell’accompagnare questi ragazzini, parliamo di tredicenni, che sono sempre più spesso protagonisti della cronaca nera.

Adolescence” è una miniserie che colpisce per la sua profondità narrativa, l’originalità stilistica e le interpretazioni magistrali. Affronta tematiche complesse e attuali con sensibilità e realismo, offrendo allo spettatore un’esperienza intensa e riflessiva. La scelta del piano sequenza unico per episodio amplifica l’impatto emotivo, rendendo la visione coinvolgente e immersiva.
È una serie che invita alla riflessione sulle dinamiche familiari, sociali e digitali che influenzano la crescita dei giovani nella società contemporanea.
Imprescindibile? Si. Anche perché non finirà di colpirvi dopo che avrete spento lo schermo. Di quanto possiamo dire la stessa cosa nella società degli schermi?

Che cos’è la MANOSPHERE

Ecco alcune cose che si scoprono cercando in rete. Red Pill: movimento che sostiene che la società attuale svantaggi gli uomini in favore delle donne. Il nome è un riferimento alla pillola rossa di Matrix (sebbene quasi nessun adolescente di oggi abbia visto il film). I “bluepillati” sono coloro che non vogliono vedere la verità e si raccontano favolette su come la bellezza e lo status non siano tutto per l’universo femminile.

MRA (Men’s Rights Activists): attivisti per i diritti degli uomini, spesso in contrasto con il femminismo.

MGTOW (Men Going Their Own Way): gruppo di uomini che ritengono le donne tossiche e promuovono il totale distacco da loro. I più estremisti ricorrono alla castrazione chimica.

PUA (Pick-Up Artists): seduttori che insegnano tecniche di manipolazione per attrarre le donne, spesso senza rispettare il consenso.