In Sardegna il progetto di una società privata con finalità etiche e sociali rende immortale un luogo di storia e di memoria: il Villaggio Asproni, nel Sulcis Iglesiente

Dalla recente presentazione del libro “Seddas Modditzis – Memorie lontane. Storia di una Miniera, un Villaggio, una Rinascita”, scritto da Annalisa Uccella di Iglesias ci siamo ispirati per raccontare ancora una volta una storia sarda di impegno per mantenere viva la memoria storica di un luogo, restituendolo al tempo stesso anche al territorio e ai visitatori venuti da più lontano. L’autrice, Annalisa Uccella ha studiato all’Università di Cagliari e ha un background di studi in Scienze politiche, con indirizzo storico politico internazionale. Dopo alcuni master internazionali si è specializzata in Diritto, politica ed economia delle Comunità europee al Collegio europeo di Parma e dal 1993 al 1997 è stata funzionario esperto di politiche comunitarie presso Confindustria della Sardegna.

Dal 1998 ricopre l’incarico di direttore del Consorzio per la tutela del formaggio Pecorino sardo Dop e il suo impegno nel progetto di recupero e riqualificazione del Villaggio Minerario Asproni di cui parliamo qui è nato sia dal legame con la storia e i valori identitari della sua terra sia dalla passione sviluppata in famiglia dallo zio Giovanni Lorefice e dalle sue due sorelle Graziella e Maria Lorefice. Ma andiamo con ordine.

Il Villaggio Asproni nella storia mineraria sarda del ‘900

La storia del Villaggio e del suo progetto di rinascita è strettamente legata a un vero e proprio rapporto d’amore. Infatti, nel 2004 il dottor Giovanni Lorefice, medico di Iglesias che per anni era stato medico di miniera, ha acquistato, in memoria degli anni trascorsi a curare i minatori proprio nell’ambulatorio di quel Villaggio, a un’asta giudiziaria il Villaggio Minerario abbandonato ormai da decenni, consapevole della nuova sfida che la vita gli poneva, quella di ridare vita al borgo per renderlo eterno.
Il Villaggio è situato a sud-ovest della Sardegna, a poca distanza da Iglesias e da Gonnesa, su un altipiano da cui si vede in lontananza il mare e Seddas Moddizzis (da cui prende il titolo il libro) vuol dire “Sella del Lentisco”: un luogo che deve il suo nome alla presenza di vastissime distese cespugliose di lentisco, ma anche di cisto e corbezzolo che oggi accompagnano i visitatori sino all’ingresso del Borgo Minerario.
Il Villaggio era stato edificato ai primi del ‘900 per volontà dell’ingegner Giorgio Asproni nelle vicinanze della miniera di cui lui stesso era direttore e di cui sarebbe divenuto unico proprietario nel 1929, dopo aver diretto per dieci anni la miniera di Montevecchio (di cui abbiamo già avuto occasione di parlare anche qui su Caos Management).
La vicenda del Villaggio è stata, dunque, sin dall’inizio strettamente legata alla storia della miniera e alla vita di tutti i giorni di chi ci lavorava (un totale di circa 250 persone tra adulti e bambini) a cui Asproni non fece mancare nulla e in cui lui stesso visse con tutta la famiglia, intrecciata per decenni a quella del villaggio e dei lavoratori che gli sopravvive fino agli anni ’70 del ‘900.
Varie le vicissitudini e i passaggi di proprietà negli anni di abbandono, in cui il sito verrà depredato di tutto e occupato da alcuni allevatori, diventando di fatto un ovile a cielo aperto, sino al suo acquisto ad un’asta giudiziaria da parte del Dr. Giovanni Lorefice. Il medico tuttavia per cause di forza maggiore non riuscì a far decollare il suo progetto di recupero e riqualificazione, lasciando così alla sua morte un sogno irrealizzato.

Da qualche anno però, quel sogno ha inaspettatamente ripreso vita grazie all’intraprendenza e al coraggio delle sue sorelle Maria e Graziella che, a seguito di lunghe e pazienti ricerche d’archivio, impreziosite dalla raccolta di tante testimonianze orali, hanno preso la decisione di dare finalmente corso ai lavori di bonifica e riqualificazione di tutta l’area.

Il progetto di riqualificazione, restauro e rinascita

Nell’autunno del 2020 il sogno del Dr.Lorefice ha così potuto finalmente prendere avvio, grazie al Progetto VIL.MIN.AS. (non a caso acronimo di Villaggio Minerario Asproni), che dà il nome anche a una società privata con finalità etiche e sociali, che porta lo stesso nome, guidata da Annalisa Uccella.
Il progetto di riqualificazione di tutta l’area si basa su quattro pilastri fondamentali:

  1. ricerca, studio e raccolta delle fonti storiche;
  2. pulizia e bonifica degli spazi verdi;
  3. ripristino degli spazi destinati alla socialità;
  4. recupero degli edifici del Borgo Minerario.

E’ dunque così che si è partiti, inizialmente con un’opera di pulizia dei selciati, degli edifici e dei tanti spazi verdi presenti nel Villaggio, finalmente liberati dalle macerie.
Attualmente gli importanti progetti di restauro conservativo sono due: il primo, quasi completato, riguarda uno degli edifici più emblematici del borgo, la ex-Direzione Mineraria; il secondo, parzialmente finanziato dal Pnrr nell’ambito del Programma Europeo Next Generation EU e dal Piano Sulcis è relativo alla riqualificazione di Casa Asproni.

L’obiettivo è quello di bonificare, recuperare e valorizzare anche a fini turistico ambientali, l’intero borgo minerario affinché possa riprendere a raccontare la sua storia ed essere riconosciuto come “Luogo della Memoria”, tanto caro alla collettività del Sulcis Iglesiente, al punto che la stessa figlia di Annalisa Uccella, Sara, ha già svolto una tesi per i suoi studi di architettura, premiata dal Parco Geominerario e dalla Fondazione del Cammino di Santa Barbara.
Come ha sottolineato Annalisa Uccella

«Ci sono uomini che scrivono la storia, altri che si limitano a raccontarla, altri ancora che nel raccontarla contribuiscono a renderla immortale. L’ing. Giorgio Asproni, classe 1841, è senz’altro appartenuto alla prima categoria. Noi coltiviamo il sogno di appartenere alla terza».

Annalisa ci ha ricordato anche come sia importante oggi capire che il periodo di “elaborazione del lutto” seguito alla fine dell’epopea mineraria di quella zona debba essere ormai superato.
L’iniziale incapacità di “guardare oltre” non è più accettabile a distanza di così tanti anni, oggi bisogna creare le sinergie necessarie tra enti privati e amministrazioni pubbliche per la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, ambientale che si trova in quest’area, facendo leva sulla creatività e la progettualità di tutti, dalle scuole ai diversi enti (per esempio il Cammino Minerario di Santa Barbara).
Inoltre, malgrado gli obiettivi etici e sociali dell’impresa creata ad hoc è importante che l’iniziativa risulti economicamente sostenibile attraverso l’allargamento del suo potenziale e quindi tra gli ulteriori sogni, perché sognare è fondamentale, c’è anche l’idea di creare una foresteria e avviare proficue sinergie con le scuole, le università, gli istituti di ricerca e tante altre realtà.

E su questo ci ripromettiamo di tornare.