Con uno sguardo al passato e uno al futuro i fratelli Ollanu, di Gergei, nella subregione sarda del Sarcidano, stanno realizzando un ambizioso progetto che coniuga imprenditorialità dell’accoglienza, della cultura, valorizzazione del territorio e sinergie tra pubblico e privato.
“La narrazione è un’esperienza completa, come la maternità o l’amore con l’amante perfetto; è una passione che determina la mia esistenza. Sono dipendente dalle storie. Voglio sapere cosa è avvenuto e a chi, conoscere il dove e il perché. Per me la scrittura è sempre stata terapeutica, perché mi permette di esorcizzare alcuni dei miei demoni, trasformando in forza gran parte del dolore e delle sconfitte. Di certo scrivo perché mi piace, perché se non lo facessi la mia anima inaridirebbe, e morirei.” Isabel Allende
Senza avere la pretesa di paragonarmi a Isabel Allende, mi ispiro a questa sua affermazione per cercare di raccontare al meglio una delle mie scoperte durante il vagabondare estivo in Sardegna.

Is Perdas, tradotto in italiano significa “le pietre”, e indica un luogo che è molto più di ciò che si trova facendo una ricerca in rete, cioè un agriturismo di alta qualità, una bellissima location per eventi e cerimonie. Ci sono voluti alcuni giorni di studio e una frequentazione con i titolari e lo staff per capire fino in fondo lo spirito di questa realtà e tutto ciò che ruota intorno a un vero e proprio sistema integrato, che coniuga imprenditorialità dell’accoglienza, della cultura, valorizzazione del territorio e sinergie tra pubblico e privato. Una sperimentazione volta alla conoscenza in una zona, il Sarcidano, che unisce la grande pianura del Campidano alla Barbagia, confina con le ricche colline della Trexenta e della Marmilla, dove si trovano le giare (altopiani di origine vulcanica basaltica, ndr) e costituisce un ampio territorio ancora poco conosciuto e misterioso per molti visitatori – che troppo spesso prediligono solo le coste – ricco di storia e tradizioni da scoprire.
Vale la pena ricordare che il cosiddetto “turismo rurale” è oggi in Italia un segmento turistico in crescita continua e sta beneficiando anche dei fondi specifici per il settore del Piano Strategico della PAC (Politica Agricola Comune dell’Unione Europea) 2023-27. Molti degli investimenti hanno un focus particolare anche sulla sostenibilità, diretti quindi a salvaguardare le risorse naturali come acqua e foreste, in linea con il potenziale del turismo rurale. La domanda è trainata sia dal turismo italiano sia da quello internazionale, con una crescita significativa anche per quanto riguarda il fatturato. Mi piace soffermarmi qui in particolare sull’aumento dei visitatori, fattore che fa la differenza, e che nel 2023 ha superato i 4,5 milioni, mostrando un aumento del 11% e confermando che circa l’80% dei turisti, sia italiani che stranieri, è intenzionato a trascorrere momenti di relax in contesti rurali e in particolare, per quanto riguarda il turismo internazionale, segnaliamo che è il 60% la quota dei turisti provenienti dall’estero che scelgono l’agriturismo, confermando il ruolo dell’agriturismo come “ambasciatore” dell’accoglienza italiana. Caratteristiche specifiche di questa forma di turismo sono la flessibilità e destagionalizzazione (crescente preferenza per la primavera e l’autunno), l’autenticità (il turista moderno è alla ricerca di esperienze autentiche che lo portano a esplorare la natura e le tradizioni locali, uscendo dalle rotte più iconiche). Significativo il fatto che le aziende agrituristiche promuovono un contatto diretto con i propri clienti attraverso i propri strumenti di comunicazione online, anche con sistemi di prenotazione diretta online, ottimizzando la user experience.

Dalla storia personale e del territorio un progetto di vita e oltre
Ma torniamo alla “magia” di Is Perdas, dove siamo venuti a conoscenza della leggenda che narra che migliaia di anni fa gli anziani saggi della civiltà nuragica si riunirono nel sacro recinto del villaggio della Giara di Serri, in prossimità di Gergei, perché una visione aveva scosso i loro animi: di lì a poco tempo la popolazione nuragica avrebbe subito dei cambiamenti radicali, che avrebbero portato persino a far perdere le loro tracce. Seguirono così momenti solenni di preghiera e riti sacri, a protezione della prova del loro passaggio sulla terra e dell’unica traccia che avrebbe avuto eco nei millenni: le pietre.
Quelle stesse pietre di cui alcune vennero scelte e volutamente posizionate dagli anziani sul crinale della giara, come da testimone, in attesa di qualcuno pronto a smuoverle per far rivivere la storia.

©mauronster 2024
Ed è qui che si innesta l’inizio del percorso dei fratelli Ollanu, Simone (classe 1982) e Claudio (classe 1984) che, nella loro infanzia, insieme anche al fratello maggiore (che ha seguito percorsi diversi), si trovano a vivere liberi, ad andare a cavallo in maniera autonoma fin da piccoli e a giocare in un luogo preferito, il fondale della Giara di Serri, noto come “Fund e Caronas”. La famiglia Ollanu è sempre stata una famiglia di grandi lavoratori e i fratelli sono cresciuti in un ambiente sereno, vivendo i loro anni giovanili proprio nel cuore di questa Sardegna ancestrale, con l’esempio del padre Luigi che già negli anni ’90 aveva sperimentato qualche iniziativa imprenditoriale acquisendo un terreno di 8000 mq, sui quali era stata costruita una scuderia, che ancora oggi fa parte della nuova struttura.
Come molto spesso avviene per i giovani sardi, però, c’è un momento in cui si è alla ricerca di un “altrove” che possa fornire spunti di riflessione per le proprie scelte future. I due fratelli più grandi come percorso di studi superiori scelgono l’istituto agrario, mentre Claudio privilegia il liceo, al quale fa seguito una laurea triennale in Economia e Finanza a Cagliari e la partecipazione a un concorso per diventare ufficiale in Aeronautica per acquisire un’autonomia economica e personale, scelta che verrà interrotta per proseguire con la laurea magistrale a Trento e l’ingresso nel mondo delle aziende. E così mentre Simone resta in Veneto, mantenendo però vivo un forte legame con la sua terra d’origine e le sue radici, Claudio dopo aver sperimentato l’acquisizione di un Master e una serie di esperienze professionali e imprenditoriali tra Veneto, Ferrara e Cagliari, sente forte il richiamo “alle radici” e decide di mettere a frutto la sua mente capace e brillante, rientrando a Gergei, dove inizia l’attività di imprenditore agricolo.
E’ all’inizio degli anni 2010 che sia Simone sia Claudio, cresciuti lontano da casa con il ricordo nella mente e nel cuore dei giochi spensierati della loro infanzia, in un momento particolare delle loro vite si trovano a fare delle scelte. Spinti da un forte sentimento, quasi come una missione, decidono di unire le loro forze e di realizzare un progetto che avrebbe raccontato al mondo intero delle loro radici, in un viaggio esperienziale attraverso cultura e tradizione: la realizzazione di una realtà in cui le persone potessero immergersi in un contesto autentico e vivere delle esperienze nuove, per rigenerare lo spirito e sentirsi bene.
Da Is Perdas alla ricerca archeologica sperimentale
Dal confronto delle esperienze maturate fuori dalla Sardegna dai fratelli Simone e Claudio appare sempre più chiara ed evidente la visione del progetto “Is Perdas”, appoggiato da tutta la famiglia, e con la posa della prima pietra, nella primavera del 2015, tutto prende forma, lasciando spazio a un ulteriore, ambizioso progetto. Pietra dopo pietra, con dedizione e determinazione, nasce così la struttura per viaggiatori, l’Agriturismo Is Perdas, le pietre, aperta al pubblico nel 2019, che negli intenti dei fratelli Ollanu deve poter diventare un vero e proprio hub di ospitalità, di cultura del territorio, di cucina tradizionale, di una nuova narrazione della Sardegna. Non solo, l’ambizione di Simone e Claudio è anche quella di diventare per il territorio attrattori di talenti, di giovani famiglie, di nuove risorse lavorative per creare opportunità diversificate di una rinascita sostenibile, anche grazie a un ampliamento delle attività agricole che prevedono nuove produzioni da qui a un anno.
Come abbiamo visto, fin dall’epoca nuragica le pietre rappresentano l’elemento essenziale e caratteristico per la realizzazione delle costruzioni millenarie, i nuraghi, ma nel corso del tempo le pietre sono state impiegate dalle varie civiltà anche per la realizzazione dei numerosi muretti a secco, che ancora oggi si possono ammirare e che, assieme a lentisco e mirto, tracciano i confini delle antiche terre sarde e custodiscono preziosi ulivi secolari e vigneti pregiati. Nel 2018 i muretti a secco sono stati riconosciuti dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità, a seguito della candidatura promossa da Italia, Grecia, Spagna, Cipro, Francia, Slovenia, Croazia e Svizzera.
Nurtime: progettualità e creazione di una rete di competenze
Forti dell’esperienza maturata nel corso della costruzione della struttura per l’ospitalità, nel frattempo, i fratelli Ollanu si sono anche appassionati alla possibilità di intrecciare saperi arcaici e strumenti contemporanei e sperimentali per dare nuova voce a una civiltà millenaria e rinnovare un dialogo tra spiritualità, identità e paesaggio. Nascono così negli anni 2020 Nurtime (progetto sperimentale di ricostruzione di un nuraghe trilobato con tecniche tradizionali dei costruttori nuragici di 3500 anni fa) e l’associazione culturale Perdas Novas, di cui Simone è il presidente, che diventa motore di tutte le attività volte a realizzare un’impresa di archeologia sperimentale che oltre a ricostruire un monumento – il nuraghe – possa riattivare il senso di appartenenza e di rinascita culturale condivisa, utilizzando anche strumenti tecnologici innovativi come il metaverso, i gemelli digitali e la realtà immersiva che oggi rappresentano la possibilità di una grande amplificazione sia dei lavori in corso sia di sviluppo di una forma di antropologia digitale.
Tutto questo grazie alla capacità dei fratelli Ollanu di creare un’importante rete di sostegno sempre più ampia di competenze e di saperi costituita da numerosi esperti, professionisti e appassionati che stanno dando il loro contributo, in una logica di “cantiere culturale aperto”. In questo contesto si colloca anche la collaborazione con la rete civica Nurnet, una fondazione partecipativa nata nel 2013, dedicata proprio alla cultura nuragica che a oggi ha coinvolto cittadini, esperti e istituzioni in un grande sforzo di condivisione di fonti.

Sono nati nel tempo scambi di competenze e nuove collaborazioni con importanti istituzioni internazionali e con studiosi di ambiti diversi, nonché iniziative di divulgazione come l’incontro che si è tenuto in agosto in un contesto speciale, il nuraghe di Santu Antine, cuore della Valle di Nuraghi nella regione del Meilogu, che ha visto un momento di dialogo aperto e collaborativo a cui hanno contribuito oltre alla Cooperativa La Pintadera, il sindaco Pierpaolo Mulas e l’Amministrazione Comunale, anche i compagni di strada che nel tempo si sono aggiunti come Elisabetta Gola, Giulio Magli, Roberto Masiero, Lucio Pascarelli e Silvano Tagliagambe.
Un progetto, questo, che cercheremo di seguire nei suoi prossimi sviluppi.
NB: Le foto dell’articolo sono opera del fotografo Mauro Prevete.
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Il podcast che potete ascoltare, è elaborato dalla IA Notebook LM, costruito a partire dalla scrittura originale del suo autore umano. Lo consideriamo un complemento, non è una replica, è un’interpretazione!