Numero 56 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

La crisi economica del 2008-2010

di Valentina Tropiano

 


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La crisi economica scoppiata alla fine del 2008 ha sconvolto il mondo sia al livello dei piccoli risparmiatori che delle grandi aziende, dei gruppi bancari e delle compagnie assicurative, e non ultimo il commercio internazionale.
Il casus belli – ciò che ha diffuso il panico nel mondo – è stato il crollo delle borse del 1 ottobre 2008. La crisi ha preso avvio negli Stati Uniti fin dai primi mesi dell’anno. Tra i principali fattori che l’anno provocata figurano gli alti prezzi delle materie prime, una crisi alimentare mondiale, un’elevata inflazione globale, la minaccia di una recessione in tutto il mondo, così come una crisi creditizia e una crisi di fiducia dei mercati borsistici.
Nel 2008 si é verificato un incremento generalizzato dei prezzi delle materie prime, in particolare il rialzo del prezzo del petrolio – che arriverà a costare 147 dollari al barile – il rialzo del prezzo di altre materie essenziali nella catena della produzione, come l’acido solforico e la soda caustica (fino al 60%). La crisi dell’aumento del costo del petrolio e di alcuni generi alimentari sono stati oggetto di dibattito nel 34° vertice del G8.

Dalla grande crisi, tuttora in corso, non usciremo soltanto più poveri, ma verranno profondamente cambiati molti dei paradigmi della nostra vita contemporanea: l’idea stessa della libertà di mercato, la natura dei rapporti tra pubblico e privato, il grado di consapevolezza nelle coscienze collettive che la democrazia possa ancora rappresentare un sistema efficace per garantire sicurezza e prosperità.
Gli Stati Uniti sono entrati per primi in una grave crisi creditizia e ipotecaria che si è sviluppata a seguito della forte bolla speculativa immobiliare e della svalutazione del dollaro rispetto all’euro e ad altre valute. Dopo diversi mesi di debolezza e perdita di impieghi, il fenomeno è collassato nel 2008 causando il fallimento di banche ed entità finanziarie e determinando una forte riduzione dei valori borsistici e della capacità di consumo e risparmio della popolazione.

Attraverso la rete bancaria il fenomeno si è espanso velocemente in diversi paesi europei, e le borse del vecchio continente hanno accumulato molteplici perdite nel corso dell’anno. Alcuni paesi hanno sofferto gravi effetti: la Danimarca è entrata in recessione all’inizio del 2008; nel secondo trimestre del 2008 l’insieme delle economie dell’Eurozona si è contratto dello 0,2 %; la fragile economia dell’Islanda é stata messa in crisi dal fallimento quasi contemporaneo delle tre maggiori banche del paese e da una massiccia svalutazione della corona islandese.
Molti attribuiscono le cause del disastro al capitalismo spinto degli ultimi anni, all’accumulazione di ricchezze da parte dei magnati dei grandi gruppi industriali, attraverso operazioni finanziarie speculative e spesso fraudolente.
La prima manifestazione é stata la famosa crisi dei mutui negli Stati Uniti. Le banche avevano ormai fatto diventare una pratica comune la cessione di mutui per l’acquisto di immobili a persone che erano chiaramente impossibilitate ad estinguere il debito. Questo tipo di pratica era diventata talmente diffusa che i suddetti crediti avevano addirittura acquistato la denominazione di  mutui subprime o NINJA ( No Income, No Job or Asset  = Nessun Reddito, Nessun Lavoro stabile o Garanzia Finanziaria), proprio a sottolinearne  l’alto rischio. Ad un certo punto l’aumento dei tassi di interesse ha portato i debitori a non essere più in gradi di sostenere il pagamento delle rate. Le banche procedono alla confisca degli immobili e il mercato si trova immediatamente saturo di beni immobili. Le banche e le istituzioni finanziarie che hanno investito nei mutui subprime sono le società che maggiormente risentono della crisi. Come sopra accennato, i mutui subprime sono prestiti concessi dalla banche a soggetti che non si possono permettere gli alti tassi di interesse del mercato poiché posseggono un reddito basso e/o instabile. Il primo errore fu proprio questo: concedere a soggetti senza alcuna garanzia ingenti capitali per finanziare l’acquisto di una casa, senza tener conto del rischio.
Per evitare la svalutazione, gli istituti di credito nel frattempo avevano cercato di tutelarsi provvedendo alla cartolarizzazione del credito(1). I mutui subprime sono stati infatti quasi tutti cartolarizzati. Ovvero le banche li hanno impacchettati in obbligazioni  (denominate Asset Backed securities, Abs) che sono state vendute agli investitori. Gli istituti di credito hanno  ceduto i mutui e i loro rischi, ad altri investitori, spalmandoli su più società, dette Società Veicolo (nota 2). Pensavano di averli ridotti, ma si sbagliavano: i rischi sono stati moltiplicati, non ridotti. Ne è conseguito che il rischio subprime è arrivato in tutto il mondo attraverso questi bond.
Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario: al contrario,  negli Stati Uniti si è assistito ad una progressiva deregolamentazione dai tempi del governo Regan in poi.
L’azione degli istituti bancari influisce non poco su processi economici come l’inflazione. Da circa 3 secoli le banche centrali hanno privato i singoli stati del potere fondamentale di emettere moneta, come la BCE e la Federal Reserve. Il 17% del capitale della BCE è gestito dalla Banca  d’ Inghilterra, che in realtà con l’euro non ha molto a che vedere, dal momento che il Regno Unito è proprio uno dei quei paesi che non ha aderito alla UE. Le banche centrali tramite quello che può essere definito il monopolio della massa monetaria, possiedono di fatto la capacità di indebitare interi paesi sotto la morsa del debito pubblico. Modificando il tasso di interesse dei prestiti fatti alle altre banche commerciali, esse influenzano, a loro volta, i tassi di interesse relativi al credito fatto ai cittadini.
Inoltre nel sistema bancario europeo si è creato un grande conflitto di interessi. Qualsiasi manovra finanziaria che favorisce l’euro danneggia le altre monete, ma rafforza la valuta europea. Allo stesso tempo l’indebolimento di dollaro e sterlina danneggia la maggior parte delle banche italiane che ultimamente ha investito molto nei gruppi bancari anglo-sassoni.
Un meccanismo che può essere definito simile a quello dei crediti subprime, si verifica quando le banche prestano denaro virtuale ai Paesi del Terzo Mondo chiedendo in cambio della cancellazione del debito, che il Paese non sarà in grado di estinguere, miniere di metalli preziosi o diamanti. Infatti non è un caso che la maggior parte delle miniere di diamanti africane appartengano alle banche europee. Bisogna considerare che il denaro prestato é virtuale in quanto da Bretton Woods in poi, il sistema monetario si valuta in base alla fiducia che in un dato momento il mondo accorda a quella moneta ( d'altronde la quantità di cartamoneta non copre neanche tutti i conti correnti e i debiti della banche ).
Alla base della crisi c’è quindi il problema del sistemi bancario, finanziario e monetario che stanno ormai giungendo al collasso. E le ripercussioni sull’economia reale non hanno tardato a farsi sentire.
Ma per porre fine in maniera definitiva a tutto ciò e necessario partire dalla radice del problema, dalla sua causa primaria e cioè da un sistema bancario malato che deve essere assolutamente riformato.

 LE SOCIETA’ VEICOLO


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Quando le banche hanno cominciato ad avere troppi clienti insolventi e non riuscivano più a ripagare le perdite con la vendita degli immobili, le Società Veicolo non ricevevano più le rate che gli spettavano, le obbligazioni perdevano valore e tutti coloro che avevano acquistato quelle obbligazioni che in realtà erano ad altissimo rischio, hanno perso i loro capitali. E’ così che si è passati da una crisi immobiliare ad una crisi finanziaria.
Mentre si congela il mercato delle cartolarizzazioni, la crisi si propaga a tutti i tipi di obbligazioni. Gli investitori, per panico o per fare cassa, hanno venduto anche azioni e bond aziendali. Alle cartolarizzazioni in crisi si affiancano quindi anche i bond ad alto rischio. Le banche ovviamente sono state le prime a soffrire perché sono tra i principali acquirenti di titoli spazzatura. Molte banche hanno comprato bond cartolarizzati anche attraverso speciali Società - Veicolo fuori bilancio, chiamate Conduit e Siv(2).
Questi “veicoli societari” (soprattutto i secondi) hanno acquistato i bond cartolarizzati usando un forte effetto leva, indebitandosi in maniera esponenziale. Quando scoppia la crisi, le banche devono intervenire e salvarli ma così facendo inglobano nei propri bilanci le loro perdite. Il crollo delle cartolarizzazioni e i salvataggi dei veicoli causano quindi pesanti perdite per le banche. A livello mondiale, gli istituti di credito hanno dovuto svalutare più di 500 miliardi di dollari di obbligazioni, aprendo perdite miliardarie di bilancio.

DA UNA CRISI FINANZIARIA AD UNA CRISI ECONOMICA

Con le perdite sui titoli “tossici” legati ai mutui subprime, nel mercato finanziario si è creato un clima di sfiducia tra le banche, che hanno smesso di prestarsi soldi a vicenda, andando incontro ad una crisi di liquidità: non avendo più a disposizione denaro per pagare i propri creditori e non potendo più contare sull’appoggio delle altre banche per procurarsene dell’altro, da una crisi di liquidità si è passati ad una crisi di insolvenza. Per tener testa a questo nuovo problema, le banche hanno iniziato a vendere titoli per ottenere liquidità e a ridurre i prestiti alle famiglie alle imprese. Ma questi drastici provvedimenti hanno dato il via ad un circolo vizioso: la precipitosa liquidazione di titoli ha determinato il crollo delle borse, e famiglie e imprese si sono ritrovate da un giorno all’altro senza denaro e finanziamenti.
La crisi economica ha avuto ripercussioni negative su tutti i fronti, decretando fallimenti di piccole-medie ma anche grandi imprese, alti tassi di disoccupazione e mettendo in difficoltà tutto il sistema bancario mondiale. I più noti imperi finanziari che sono stati messi in ginocchio dalle perdite legate ai mutui subprime e dalla successiva crisi di liquidità sono Lehman Brothers ormai fallita, Merrill Lynch inglobata da Bank of America e Fannie & Freddie, da settembre del 2008 sotto il controllo amministrativo dello Stato americano.
In Inghilterra le imprese britanniche hanno preso in considerazione la possibilità di ridurre la settimana lavorativa a tre giorni pur di non alimentare il già alto tasso di disoccupazione che nell’ultimo trimestre del 2008 aveva costretto a casa più di due milioni di lavoratori. Solo a febbraio 2009 negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è salito a 8,1% e a 6,8% nella nostra penisola dopo il fallimento di 60mila piccole e medie imprese perlopiù familiari.
Come conseguenza della disoccupazione, più di 81mila famiglie in Italia non hanno rispettato le scadenze delle rate del mutuo, e il 72% degli italiani hanno cambiato le abitudini di spesa, orientandosi verso i prodotti a basso costo e perdendo la fiducia nel sistema bancario: chiaramente tutti questi fattori hanno portato ad una recessione economica che, senza propensione al consumo e fiducia negli istituti bancari, difficilmente riuscirà a riprendersi.
La crisi è esplosa subito in borsa. Gli investitori hanno fatto cassa per racimolare liquidità e quindi hanno venduto su tutti i listini; le vendite hanno riguardato soprattutto le azioni delle banche e i titoli finanziari. In forte tensione anche le assicurazioni e i settori non direttamente legati ai mutui subprime. Da un lato la crisi pesa sulla congiuntura e quindi sui consumi; dall’altro, gli istituti di credito in crisi e i fondi – colpiti dai riscatti – sono costretti a vendere tutti i titoli liquidi che hanno in portafoglio.
La crisi arriva infine al mercato dei prodotti finanziari derivati chiamati credit default swap (cds). Si tratta di “polizze” usate dagli investitori per assicurarsi contro l’insolvenza delle obbligazioni: chi le compra paga un “premio” ad una  controparte (per esempio una banca) per garantirsi contro il rischio di default di un bond che ha in portafoglio.
Le difficoltà delle istituzioni finanziarie  creano una pesante crisi di fiducia. Le banche iniziano ben presto a non fidarsi l’una dell’altra: per questo il denaro non viene più prestato sul mercato interbancario, e quando invece ciò succede vengono applicati tassi d’interesse elevatissimi. Questa pesante crisi di liquidità colpisce i più grandi gruppi bancari, ma coinvolge anche i mutui delle famiglie italiane, agganciati proprio ai tassi interbancari come l’Euribor, che tornano ai livelli degli anni ’90, quando l’inflazione  era molto più elevata.

SOLUZIONI ADOTTATE

Nell’ultimo anno si é sentito molto parlare di iniezioni di liquidità, ricapitalizzazione e salvataggio delle banche. Ebbene, i governi dei Paesi più profondamente colpiti, dopo aver provato ad arginare la crisi riducendo i tassi di interesse, facilitando l’accesso al credito e riducendo le imposte per favorire la domanda, nel settembre del 2008 sono intervenuti mettendo a disposizione agli istituti bancari ed assicurativi più in difficoltà ingenti somme di denaro. Queste liquidità hanno in parte garantito nuovi prestiti tra banche e hanno permesso ai mercati monetari di riavviarsi; l’altra parte è stata utilizzata per ricapitalizzare le banche, ossia lo Stato ha acquistato delle azioni emesse dalle banche, diventando a tutti gli effetti azionista della banca stessa: ciò significa che lo Stato è diventato proprietario di parte delle banche che ha salvato. Ma in questo modo i Governi, in cambio dell’aiuto, possono ora imporre delle condizioni: possono pretendere che i dividendi vengano attribuiti prima allo Stato che agli altri azionisti, o possono rivendicare il diritto di sedere nei consigli di amministrazione delle banche, influenzandone le decisioni. Questi provvedimenti hanno sostanzialmente portato alla privatizzazione dei benefici, alla socializzazione delle perdite e alla nazionalizzazione dei settori più minacciati.

RIPERCUSSIONI DELLA CRISI A MEDIO-LUNGO TERMINE. CONCLUSIONI

E’ difficile immaginare quali saranno le ripercussioni che avrà questa crisi economica sul medio e lungo termine. I più pessimisti affermano che gli effetti della crisi saranno completamente svaniti entro il 2016, e che le ottimistiche previsioni di una rapida ripresa entro la fine del 2010 sono solo delle illusioni, ma è anche vero che in una situazione instabile come quella attuale é azzardato affermare che i Governi riescano a risolvere così tanti problemi in così poco tempo.
Analizzando i fatti avvenuti negli ultimi mesi, non passa inosservato il fatto che sono state molte le aziende, le banche e le compagnie assicurative acquisite da altre; se questo fenomeno dovesse ripetersi nel tempo ci ritroveremmo davanti al fallimento di piccole e medio imprese, quindi alla scomparsa di ulteriori grandi aziende, e quindi all’affermazione di poche ma influenti potenze. Inoltre, l’intervento dello Stato nei consigli di amministrazione delle banche potrebbe avere un’influenza preponderante sul processo decisionale, portando il mondo ad una crescente nazionalizzazione.
Negli Stati Uniti è svanito il miraggio di un eterno boom immobiliare. E quello di un sistema tutto fondato sul debito, dalle famiglie ai giganti della finanza. Travolte dalla tempesta delle borse, scompaiono grandi banche prestigiose. Quelle sopravvissute cercano di rilanciarsi con le attività tradizionali. Si torna così all’economia reale, ma a distanza di due anni dall’inizio della crisi, nel mondo dilaga la recessione. Il vero shock è la paralisi del credito: i Governi vogliono contrastarla e, con i maxi piani di salvataggio, mettono il mercato sotto tutela.
E’ davvero iniziata un’epoca nuova.
E il risparmiatore cerca una bussola per affrontarla senza pericoli.

 

Note:

  • (1) La cartolarizzazione è un’ operazione finanziaria con cui la banca cede ad un’altra società (detta Veicolo) il credito per il mutuo concesso ad un cliente. In questo modo la società-veicolo paga la banca con denaro liquido, che poi recupera emettendo obbligazioni garantite dal mutuo. La cartolarizzazione è la possibilità di cedere i propri crediti pecuniari, presenti e futuri, ad una società appositamente costituita, che si occuperà della loro trasformazione in titoli negoziabili sul mercato finanziario.
  • (2) La società veicolo è una società creata per uno scopo specifico. Quando una banca vuole cartolarizzare una serie di prestiti immobiliari, cede questi prestiti a una società veicolo appositamente creata e su questa base di attività la nuova società emette i titoli cartolarizzati

 

 

Valentina Tropiano: 27 anni, è laureata in scienze internazionali e diplomatiche con una tesi sperimentale sulle ricerche di Eni nel campo delle energie rinnovabili. E’ stata per due volte osservatore elettorale per conto dell’OSCE, ed ha di recente lavorato in un progetto di cooperazione allo sviluppo in Georgia. Ha svolto un proficuo tirocinio all’interno del Dipartimento Sicurezza del Gruppo UniCredit a Milano. La sua tesi di laurea triennale sul Caso Mattei é pubblicata sul sito “Misteri d’Italia”. Nel 2009 ha frequentato i corsi sulla Sicurezza delle Nazioni Unite, e nel 2010 il Cimic Basic Course della NATO. Oltre a studio e lavoro, si é dedicata ad attività più mondane: nel 2006 ha fatto il suo debutto in società in occasione del Gran Ballo delle Debuttanti “Vienna sul Lago”, a Stresa. Attualmente collabora con soddisfazione con il professor Vincenzo Porcasi, docente di Diritto del Commercio Internazionale presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste.